Sviluppato da Vanguard e pubblicato da Kemco, Dragon Takers è un gioco di ruolo fantasy in 2D con combattimenti a turni che provano a rievocare un feeling simile ad opere del calibro di Etrian Odyssey o Demon Gaze. Noi abbiamo vestito i panni dell’eroe di turno, tale Helio, e affrontato l’esercito invasore capitanato da Drake Tiberius su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione! PPronto ad affrontare un esercito invasore?
Dragon Takers e una storia poco coraggiosa
Kemco torna a sfornare giochi di ruolo vecchio stampo strizzando l’occhio al mobile anche se, questa volta, il prodotto che abbiamo tra le mani nasce direttamente multipiattaforma approdando su console con una maturità leggermente maggiore e qualche limite tecnico in meno. Il problema principale è però legato al suo essere fortemente anonimo tanto ludicamente quanto narrativamente. Ma procediamo con ordine.
Prima di tutto, ci troviamo al cospetto dell’ennesima invasione da parte di un Imperatore, tale Drake Tiberius, che dalla sua ha un esercito di Draghi con il quale mira, neanche a dirlo, alla conquista del mondo. A contrapporsi al malvagio di turno, abbiamo l’anonimo e debolissimo Helio, un umano apparentemente privo di abilità e utilità, afflitto da un’esistenza fiacca e che lo vede relegato a un ruolo secondario… durante l’incipit. Superato questo, infatti, scopriamo che Helio è dotato di un’abilità eccezionale denominata: Skill Taker (da cui parte del titolo del gioco).
Di che si tratta? In poche parole, Helio è in grado di apprendere le abilità dei nemici e di farle proprie. Un’abilità che si spicca più ludicamente che narrativamente ma che, in quest’ultimo caso, dona al protagonista il gravoso compito di passare da nullità a potenziale, se non unico (salvo gli altri membri del cast che si uniranno alla causa), eroe in grado di fronteggiare il malvagio invasore. Il tutto per un’avventura che scorre via velocemente (non sfiora le venti ore complessive) senza lasciare traccia, complice un intreccio dal ritmo abbastanza compassato e prevedibili, con pochi risvolti degni di nota e quasi nulla di realmente originale.
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Un classico a turni
Dragon Takers è un gioco di ruolo in 2D con un sistema di combattimenti a turni definito “frontale”, ossia che non fa vedere i membri del nostro team sul campo di battaglia ma solo le loro icone statiche posizionate in basso sullo schermo. In poche parole, è un sistema ludico alla dungeon crawler tipo Etrian Odyssey che confina la strategia unicamente sulle abilità dei nostri personaggi e sul loro relativo equipaggiamento (per quanto riguarda il reparto “difensivo”).
La particolarità, seppur non del tutto originale, dell’opera firmata Kemco è nel protagonista Helio che, essendo privo di abilità proprie, focalizza tutto il suo set di mosse in base a quelle che riusciremo a rubare ai vari nemici. Esatto, per poter decidere che abilità equipaggiare al buon protagonista, dovrai prima fregarle ai nemici. Il sistema può inizialmente sembrare accattivante ma alla lunga diventa abbastanza monotono e poco ispirato, includendo set di mosse che variano per nome ed effetti ma focalizzandosi essenzialmente sulla potenza (banalmente, si passa a cambiare abilità equipaggiando man mano quelle più forte).
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La strategia si riduce quindi a scegliere le skill più potenti e “nuove” salvo casi particolari dove il focus si sposta su eventuali debolezze nemiche legate ad alcune tipologie di mosse. Riassumendo, ti ritroverai a preferire skill forti o con potenze “elementali” particolari. A depotenziare ulteriormente l’intera particolarità del protagonista, intervengono i suoi comprimari che, con set di abilità proprie, vanno a coprire ogni eventuale deficit dell’eroe rendendo di fatto l’esperienza abbastanza “normale” e piatta.
Non aiuta poi l’esplorazione, composta da dungeon sufficientemente lineari e con pochi percorsi “segreti” dove poter scovare scrigni del tesoro. Questi, insieme agli oggetti lasciati dai nemici, sono praticamente l’unico elemento in grado di fornirci upgrade all’equipaggiamento visto che l’esplorazione cittadina è ridotta all’osso, con la totale assenza di missioni secondarie e un’interazione con i PNG praticamente fine a se stessa e inutile (salvo rari casi utili alla progressione delle vicende principali).
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Grafica e sonoro
Se ludicamente e narrativamente, Dragon Takers non fa praticamente nulla per emergere da un catalogo sempre più vasto e agguerrito, graficamente il titolo s’impegna nell’essere tanto nostalgico quanto leggermente più moderno, soprattutto se paragonato ad altri titoli firmati Kemco. Questo grazie a un character design di protagonisti e nemici, abbastanza interessante seppur confinato in un bestiario abbastanza abusato e numericamente ridotto.
Anche la struttura ludica elaborata in pixel art non è brutta e anzi, si difende discretamente bene, senza prestare il fianco a rallentamenti o bug di sorta ma rimane afflitta da un forte anonimato che vede biomi abusati e poco caratterizzati e un riciclo di elementi abbastanza palese. Il reparto audio è in linea con il resto degli elementi, risultando sì gradevole ma mai memorabile o degno di nota.
Chiude il cerchio l’assenza della lingua italiana, un punto non da poco considerando comunque una mole di testo abbastanza generosa seppur di facile comprensione. Ultima nota per le modalità dell’ibrida Nintendo. Il titolo si difende bene sia in dock che in portabilità anche se è su quest’ultima che riesce a dare il meglio di sé, ricordando la sua natura ibrida e prevalentemente mobile.