Sviluppato da MAGES. e pubblicato da Spike Chunsoft, Ever 17 è una classica visual novel che proviene direttamente da un’altra epoca. Parliamo di un’opera datata agosto 2002 e per molti versi completamente inedita in Europa. Nonostante la sua “rarità”, è da molto considerata come una delle visual novel più influenti al punto da aver contribuito ad alcuni elementi della serie Zero Escape: Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors, in breve 999 (l’autore è lo stesso). Noi abbiamo fatto questo tuffo nostalgico nel passato su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Ever 17 e il ritorno al passato
Prima di affrontare la narrativa di Ever 17 è bene parlare della storia del prodotto stesso e della natura di questa particolare edizione che è in vendita sia in formato singolo sia in combo con Never 7 (altra visual novel altrettanto antica). Come anticipato, Ever 17 è stato pubblicato la prima volta nell’agosto del 2002, sviluppato inizialmente da KID, ottenendo un buon riscontro sul suolo Giapponese ma riscontrando non poca fatica nell’irrompere in altri mercati mondiali.
Come ben saprai, il mondo delle visual novel non è accessibilissimo, si tratta di titoli dall’impianto ludico molto limitato e che avvicina tali opere più a un libro che a un videogioco. Nonostante ciò, Ever 17 è considerato da una solida nicchia, una delle visual novel più influenti nonostante gli innegabili problemi che andremo ad analizzare. In primis, come prevedibile, a spiccare su tutto è la narrazione.
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Per essere precisi ed esaustivi, Ever 17: The Out of Infinity è il secondo capitolo di una serie di visual novel denominata Infinity, tutte a firma KID. Il primo capitolo è Never 7: The End of Infinity mentre gli altri sono: Remember 11: The Age of Infinity e 12Riven: The Psi-Climinal of Integral. In realtà, ci sarebbe anche Code_18, opera che funge da reboot della saga Infinity al seguito della chiusura di KID e dell’acquisizione di Cyberfront.
Ever 17 è stato anche protagonista di una versione remake datata 2011 e che coinvolgeva come console la Xbox 360. Questa particolare edizione vedeva un cambio grafico decisamente invasivo con la sostituzione di ogni artwork per le fasi “parlate” con personaggi in 3D, oltre ad alcune modifiche alla narrazione e a contenuti completamente inediti. Ecco, la versione che abbiamo tra le mani è un ibrido tra le due versioni dello stesso titolo.
Per quanto riguarda i contenuti e la narrazione, il titolo recupera quanto fatto e proposto nel remake del 2011 mentre per il reparto estetico si è deciso di recuperare il progetto iniziale del 2002 tirato però a lucido. Il risultato finale è quindi nostalgico e sufficientemente coerente con il primissimo titolo. Ancora una volta, a dominare incontrastata è la narrazione che porta la firma di Kotaro Uchikoshi e di cui eviteremo di entrare troppo nei dettagli onde incappare in spoiler (da evitare assolutamente).
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In Ever 17 vestiamo i panni di Takeshi Kuranari, uno studente universitario abbastanza stereotipato che si ritrova in visita a un particolare parco tematico sottomarino denominato LeMU. Parliamo di una struttura situata a circa 51 metri di profondità e che sembra essere impreziosito da una tecnologia di tutto rispetto. Purtroppo, nel bel mezzo della visita, avviene un incidente e Takeshi si ritrova coinvolto e intrappolato nella struttura insieme ad altre sei persone.
La storia si sviluppa abbastanza lentamente e ogni personaggio messo in scena merita le dovute attenzioni. La storia stessa, seppur infarcita da momenti “morti” e/o relativamente poco influenti, va seguita attentamente e, se possibile, senza troppe pause in quanto è un lento crescente che culmina recuperando quanto minuziosamente disseminato e offrendo una delle conclusioni più appaganti del genere.
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Il potere delle scelte
Ever 17 è una visual novel estremamente classica (qui puoi scoprire il nostro approfondimento sul generE) e completamente priva di qualsivoglia enigma o puzzle. L’unico intervento pratico richiesto al giocatore è quello di effettuare delle scelte con cui si darà il via a una serie di ramificazioni che porteranno a una delle specifiche run. C’è da dire che, per godere appieno del canovaccio narrativo, bisogna completare ogni run disponibile e, preferibilmente, in un determinato ordine.
La necessità di dover rigiocare intere parti di gioco, porta inevitabilmente ad alcune ripetizioni così come, all’interno di una singola run, capiterà quasi sempre più di un momento estremamente prolisso e povero. Parliamo di situazioni così “normali” che non apportano nulla allo svolgimento in sé ma anzi, ne allungano il brodo spezzando però il ritmo in sé.
In compenso, una volta scoperto il quadro completo di Ever 17, è praticamente impossibile non restarne ammaliati. I colpi di scena sono spalmati in modo sapiente e lo svelamento complessivo e finale appaga e fa dimenticare ogni lungaggine richiesta per arrivarci. Non sorprende quindi che questa storia abbia gettato le basi per quel capolavoro che è la trilogia di 999.
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Grafica e sonoro
Abbiamo sinceramente apprezzato la scelta di tornare agli artwork originali in 2D al posto di recuperare i modelli in 3D (questi ultimi decisamente più anonimi). La grafica si presenta comunque statica, immobile e in linea col passato che irrompe in tutta la sua nostalgia ma anche apaticità. Buoni gli sfondi e buono il livello di dettaglio sia dei luoghi che dei personaggi anche se è la scrittura a impreziosire il tutto.
La colonna sonora è di buon livello, riuscendo ad accompagnare gli eventi a schermo con coerenza e una buona alternanza di sonorità. Purtroppo, l’ostacolo più grande del titolo è l’assenza della lingua italiana (non ci sono neanche i sottotitoli). Parliamo di oltre venti ore di lettura per un titolo che richiede attenzione al dettaglio ma che è anche in grado di catturarti e trascinarti fino alla fine in una spirale di sorprese continue.