Sviluppato e pubblicato da Konami, Suikoden I & II HD è una collection di pregio e che include, come da titolo, i primi due capitoli di una saga di giochi di ruolo che hanno fatto la storia e che, ancora oggi, hanno molto da raccontare e insegnare. Noi siamo tornati piacevolmente indietro nel tempo su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione. Pronto a dar vita al tuo personale esercito di “liberazione”?
Suikoden I & II HD non ha età
Suikoden I & II HD, il cui nome completo è Suikoden I & II HD Gate Rune and Dunan Unification Wars, è una collector di un certo spessore che include i primi due capitoli della saga firmata Konami. Una saga che, al momento, conta ben cinque capitoli e due spin off (tenendo conto solo di quelli approdati su suolo Europeo). Prima di affrontare la collector analizzando il lavoro svolto, è bene tener conto della natura dei lavori originali.
Il primo capitolo, conosciuto semplicemente come Suikoden, è stato originariamente pubblicato in Europa nel 1997 per la prima PlayStation. Parliamo di un gioco che, dato l’anno di uscita, andrò a scontrarsi niente di meno che con Final Fantasy VII e, se la serie è sopravvissuta è perché c’è più di un buon motivo. Tra questi, innegabilmente, c’è la trama. Nel dettaglio, il primo capitolo ci fa vestire i panni di Tir McDohl (ma il nome potremo cambiarlo a nostro piacimento), un giovane guerriero figlio di uno dei generali più influenti e potenti dell’Impero.
La storia di Suikoden è sì lineare ma presenta diversi elementi degni di nota partendo dal vasto e ben caratterizzato cast di personaggi fino a eventi “macro” che fanno ben sentire il peso di essere alla guida di un esercito “ribelle” e in continua crescita. Tra gli elementi di forza della saga, infatti, c’è sia l’obiettivo di reclutare ben 108 personaggi (le Stelle del Destino) sia quello di dar vita a una base sempre più elaborata e in continua mutazione.

Inutile dire che al reclutamento di nuovi personaggi, va ad ampliarsi anche la nostra base con l’aggiunta di nuove funzionalità (spesso legate a meccaniche user friendly come il teletrasporto), nuovi spazi e dialoghi extra. Senza contare che ogni personaggio andrà a far parte delle nostre truppe, pronto a rischiare la sua vita in modo permanente (c’è anche il permadeath). E che dire di eventi che, in base alle nostre azioni e/o preparazione dei personaggi, possono portare a conseguenze anche nefaste?
Non aggiungiamo altro per non rovinare la sorpresa ma la storia del primo Suikoden, seppur con qualche leggerezza e con elementi narrativi che oggi possono apparire abusati, è una grande storia, decorata da tradimenti, colpi di scena e risvolti che nella lore del gioco e per l’epoca in cui fu pubblicato, mostra una coerenza gradevole per un risultato complessivo più che soddisfacente. Inoltre, tornando alla collector in esame, suggeriamo calorosamente di giocare i titoli in ordine cronologico e di non bypassare il primo capitolo nonostante non sia stato rimodernizzato a dovere (e lo vedremo in dettaglio a breve).

Suikoden II, il sequel che migliora tutto
Pubblicato originariamente in Europe nel 2000, sempre sulla prima PlayStation, Suikoden II ha il pregio di saper recuperare quanto di buono costruito dal precedente per migliorarlo in ogni aspetto, dal gameplay all’interfaccia, passando per una storia ancora più sviluppata e approfondita che, consapevole dell’importanza stabilita dal prequel, ne recupera diversi personaggi e li sviluppa ulteriormente.
Suikoden II, infatti, ambienta le sue vicende tre anni dopo il prequel ma, laddove prima si parlava essenzialmente di scontri di macro proporzioni, qui la storia accende il focus su una trama anche più personale e su legami più micro seppur affrontati sempre in modo gradevole. Nel dettaglio, vestiremo i panni di un giovane ragazzo impegnato, suo malgrado, con un’invasione devastante a opera di uno dei villain più crudeli e ben scritti di sempre (Luca Blight).
Non volendo svelare nulla di una trama ancor più sopraffina e ben elaborata del precedente, ti basti sapere che qui c’è spazio per una storia di amicizia e rivalità che fa impallidire quella tra Naruto e Sasuke ma che con questi condivide più di un momento. Inoltre, aver giocato il primo capitolo, ti aiuterà a comprendere al meglio diversi risvolti, oltre ad approfondire la conoscenza con innumerevoli personaggi e, infine, ci sarà anche qualche bonus extra di cui tener conto (e che farà la gioia degli appassionati).

Una remastered fedele e leggermente più moderna
Ma com’è giocare a Suikoden I & II HD oggi? In breve, chi ha amato i titoli originali, non può che gioire, sentendosi nuovamente a casa e venendo letteralmente trasportato indietro nel tempo. Tra le mani abbiamo ancora un gioco di ruolo in 2D con combattimenti a turni e dove la strategia principale per poter sopravvivere nell’arco di tutte e due le vicende, è legata tanto all’equipaggiamento e al grinding quanto alla formazione del team (che è composto da sei personaggi).
Il grinding, nel dettaglio, è la base per poter progredire al meglio lungo le sfide coi boss che, neanche a dirlo, sono quelle che lasciano di più il segno e che rischiano di farci capitolare più facilmente verso il game over. Ed è proprio nel grinding che bisogna evidenziare la prima novità di questa collection: è possibile velocizzare di ben due livelli l’esecuzione dei combattimenti e non solo, è anche possibile mandarli in automatico seppur i personaggi andranno di soli attacchi semplici, evitando quindi l’utilizzo dei poteri legati ai sigilli.
Per i neofiti della saga, i sigilli, o rune che dir si voglia, sono elementi equipaggiabili e che hanno un ruolo essenziale anche all’interno della trama di entrambi i titoli. Si tratta di abilità speciali che, escludendo il protagonista e determinati personaggi, potrai equipaggiare liberamente per personalizzare alcuni eroi e dar loro abilità extra e ulteriormente potenziabili. Tali abilità possono essere utilizzate un determinato numero di volte e possono portare diverse tipologie di vantaggi (come danni elementari o boost di statistiche).

Per quanto riguarda l’equipaggiamento, bisogna distinguere le armi dal resto. Le armi, infatti, hanno un potenziamento esclusivo personale con tanto di negozio (il fabbro) dedicato e dei level cap da sbloccare gradualmente. L’equipaggiamento, invece, suddiviso in più elementi, va acquistato e aggiornato man mano che si progredisce nell’avventura. E qui da segnalare una delle mancanze più “gravi” del titolo: la gestione dell’inventario.
Si tratta di un sistema di gestione dell’inventario tremendamente arcaico, macchinoso e lento. Non c’è un inventario condiviso ma ogni personaggio ha il suo e bisogna trasportare manualmente ogni singolo elemento da una parte all’altra. La situazione si complica in quanto gestire l’inventario per oltre cinquanta personaggi, diventa quasi impossibile (se non snervante). Non aiuta il magazzino della base (da sbloccare) che presenta limiti simili ma almeno ha il vantaggio di poterci far svuotare l’inventario personale da elementi inutili.
Tornando al campo di battaglia, c’è da evidenziare il ruolo di ogni personaggio che bisogna adeguare alla formazione del party composto da due file da tre. Banalmente, ci sono personaggi che possono attaccare solo se posizionati nella fila anteriore laddove altri, come maghi e arcieri, è preferibili posizionarli nelle retrovie in modo da preservarli da una parte dei danni. Il combat systems si conferma classico e senza stravolgimenti di sorta seppur, come anticipato, più velocizzato.
Ma gli scontri in Suikoden non si limitano solo a quelli classici a turni, ne esistono altre due tipologie che sono però strettamente legate all’andamento della storia. Entrambi usano un sistema alla “morra cinese” ma variano in termini di numeri. Il primo, sono gli scontri 1 vs 1 che vedono impegnato un solo personaggio sul campo (prevalentemente il protagonista, ma non solo). Per superare alla meglio questi scontri, oltre a un buon intuito, il nostro eroe dovrà presentarsi con buon equipaggiamento e un buon livello di statistiche.

Alla scenicità e tensione degli scontri singoli si contrappongono gli scontri tra eserciti con le truppe. Qui gli eroi fino ad ora reclutati, vengono suddivisi in gruppi a loro volta identificati per tipologie d’attacco o per “abilità extra”. Nel primo capitolo, tali battaglie hanno una metodologia sempre legata alla morra cinese e lo scopo è prevalentemente quello di sconfiggere l’avversario col minor numero di perdite possibili. In nostro soccorso potremo ovviamente sfruttare le abilità extra che permettono, ad esempio, di potenziare determinate tipologie di truppe alleate, di aumentare il numero della nostra energia rubando truppe nemiche o provando a prevedere la prossima mossa nemica.
In Suikoden II, questi scontri subiscono un’ulteriore evoluzione avvicinando queste fasi quasi a un videogioco strategico in 2D con truppe da personalizzare a seconda dell’eroe guida e con tanto di griglia quadrata in cui muovere ogni nostra truppa. Cambiano anche le tipologie di obiettivi da ottenere oltre a una maggiore profondità ludica. Una varietà di situazioni che, sommate, rendono Suikoden I & II HD ancora oggi molto coinvolgente e divertente nonostante un livello di sfida generale legato essenzialmente al già citato grinding.
Ultima nota, ma non per importanza, riguarda il reclutamento dei personaggi (escludendo quelli automatici e legati alla trama). Capire chi sarà “reclutabile” è abbastanza facile, il problema è capire quando potrai reclutarlo. Alcuni personaggi, infatti, sono missabili mentre altri rischiano di lasciarci le penne in più di un’occasione. Ci sono personaggi che basta un dialogo per reclutarli e altri che richiedono una serie di missioni e/o eventi da concatenare. Fa parte del gioco e la soddisfazione di ottenere tutti e 108 personaggi è altissima, anche considerando la vasta gamma di opportunità che offrono (molti di loro diventano guerrieri da poter usare in battaglia).

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Suikoden I & II HD presenta un lavoro notevole soprattutto per quanto riguarda Suikoden I con artwork dei personaggi rinfrescati e più accattivanti. Molto buono anche il restyling degli ambienti che offrono scorci più contemporanei e gradevoli seppur cozzano con la parte estetica “non aggiornata”. Ci riferiamo, nel dettaglio, ai personaggi la cui natura pixellosa non è stata ritoccata più di tanto, dando vita a un distacco estetico a cui ci si abitua molto velocemente.
C’è da dire che la natura in pixel dei personaggi ha il suo retrogusto retrò fortemente nostalgico ma il ritocchino alle animazioni si nota appena. In conclusione, essendo comunque una remastered e non un remake, il lavoro svolto dagli sviluppatori soddisfa e conquista, offrendo nuova vita (soprattutto in termini di esplorazione seppur non tutto funziona bene bene, in quanto non sempre riuscirai a comprendere i limiti esplorativi) a due titoli che meritano di essere vissuti.
Il sonoro si conferma di eccellente fattura con una colonna sonora nostalgica, epica e perfettamente in linea con le vicende storiche. Sono sonorità che, chi ha vissuto i titoli originali, sono in grado di portarti letteralmente indietro nel tempo. Da segnalare, infine, la graditissima presenza dei sottotitoli in lingua italiana di cui abbiamo notato giusto qualche errore di battitura.