Sviluppato da Chris Nordgren e Jordi Roca e pubblicato da Foreign Gnomes, Everhood 2 è definito come un RPG non convenzionale per non dire proprio atipico e che mixa un’avventura in 2D con visuale dall’alto a un sistema di combattimento che deve tutto al mondo dei rhythm game. Si tratta poi del sequel diretto dell’omonimo Everhood (di cui puoi recuperare anche la nostra recensione) di cui prova a migliorare tutto ritrovandosi, però, a sacrificare più di un elemento.
Noi siamo tornati nel mondo surreale e imprevedibile ideato da Foreign Gnomes su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire un nuovo mondo psichedelico e pieno zeppo di personaggi bizzarri?
Una storia che colpisce meno
Se parlare della narrazione di Everhood era difficile, parlare di quella di Everhood 2 è ancora più complesso. Il motivo è che la narrazione offerta dal sequel è un complesso mosaico di eventi sconnessi infarciti da personaggi ancora più sopra le righe e spesso fini a se stessi, relegati a ruoli umoristici (se non proprio no sense) difficili da tradurre in termini metaforici o “aulici” (se non proprio mistici).
C’è ancora la sensazione di magia e malinconia ma il tutto è soverchiato da un mondo assurdo il cui rumore e le cui battute, in alcuni casi più grossolane e meno efficaci del previsto, in alcuni casi inspiegabile e difficile da tradurre in qualcosa di funzionale. Tradotto: ti ritroverai a fare cose senza sapere perché e chiedendoti quando avverrà una svolta che possa fornirti almeno qualche linea guida narrativa comprensibile. Un peccato, considerando che la storia di Everhood 2 non è malvagia.

Ci sono colpi di scena di tutto rispetto, a patto però di riuscire a seguire attentamente le folli e mirabolanti vicende che si susseguono su schermo. Interessante anche i richiami ai personaggi del prequel (tra gli elementi migliori in termini di canovaccio narrativo) che faticano comunque a tenere unita la narrazione che traballa in più occasioni e il cui finale, seppur efficace, non colma tutte le lacune e non fornisce (almeno non chiaramente) tutte le risposte.
Detto ciò, Everhood 2 si apre con una serie di domande rivolte a noi utenti. Si tratta di un questionario “bianco su nero” dove dare risposte secche scegliendo opzioni prestabilite. Non tutte le risposte avranno una validità ludica (è lo stesso titolo a dircelo) ma non sapremo effettivamente quali di queste. Per le domande, queste comprendono sia quelle più generiche e prevedibili sia altre ben più mirate come quella che ci chiede se giochiamo a Fortnite…

Completato il questionario, ci verrà affidato un colore ed entreremo in possesso di un omino che, a sua volta, farà la conoscenza di un particolare pennuto che ci salverà da una situazione scomoda. Una salvezza però non priva di interesse in quanto tale stravagante pennuto, vede in noi una possibile opportunità per sconfiggere il “Mind Dragon”. Inutile dire che da questo incipit, già di suo molto stravagante, la situazione degenera in modi sì difficili da prevedere ma anche, come detto più volte, faticosi da giustificare e seguire.
In aggiunta, va segnalata l’assenza di stupore continuo che veniva offerto dal prequel. Se è vero che ci sono comunque trovate molto originari, sia legate all’esplorazione che ai nemici di vario genere, è altrettanto vero che al mutare della formula ludica del titolo si è andata ad appiattire la sensazione di imprevedibilità continua che rimane presente ma più ovattata. Ma bando alle ciance e andiamo a scoprire come si è evoluto il gameplay in Everhood 2!

Creatività e follia contro un gameplay più classico
Everhood 2 è relativamente fedele al sequel e punta principalmente a migliorare quanto già presentato in precedenza. Si tratta, in soldoni, di un gioco di ruolo in 2D con combattimenti ritmici. A differenza del prequel, però, il sequel si piega maggiormente ai classici del genere ed ecco quindi che al posto di pochi scontri singoli con nemici sempre diversi, si sostituiscono una serie di scontri sempre uguali con nemici minori a cui si sommano scontri singoli coi vari boss.
Esatto, Everhood 2 introduce gli scontri “casuali” e lo fa riciclando gli stessi schemi di battaglia e le stesse colonne sonore in scontri che si susseguono con poche varianti. Viene da sé che, laddove prima lo stupore veniva dettato da incontri sempre diversi con sfide diverse e regole spesso modificate, la decisione di adeguarsi alla ripetitività classica di un gioco di ruolo, smorza la natura stessa del titolo rendendolo sorprendentemente più monotono e prevedibile.

Ma tale decisione ha però una motivazione: l’aggiunta di statistiche più o meno influenti (anche in termini narrative e funzionali del gioco stesso). Si accumula quindi esperienza man mano che si combatte e si progredisce nell’avventura. Dobbiamo però dire una cosa, il combat system e quindi le battaglie di Everhood 2, nonostante la ripetitività già citata, è sempre divertente e appagante.
Anzi, il sequel aggiunge un livello di sfida (modificabile a piacere) ancora più elevato con l’aggiunta di diverse modifiche ludiche. Banalmente, non si tratta più di schivare solamente ma di accumulare le ondate nemiche avversarie (non tutte le tipologie), accumulandole a nostro piacimento per poi scagliarle contro il nemico (mirando quindi ad azzerare la sua energia). Il combattimento in Everhood 2 segue lo schema del prequel, recuperando l’arena tipica di un rhythm game con tanto di binari in cui muoversi e note “energiche” che vanno a ritmo (e che ritmo).

Tornando all’atto pratico dei combattimenti, se si viene colpiti mentre siamo in accumulo, perderemo tutto quanto accumulato. Altrettanto ovviamente, potremo accumulare solo barriere energiche del medesimo colore. Nota bene, se stiamo accumulando energia rossa e accumuliamo un’energia blu, quella rossa sarà azzerata e inizierà la conta di quella blu. Il colore dell’energia è utile anche in quanto i nemici potrebbero presentare una debolezza per una particolare energia (o resistenza).
Il combattimento rimane un elemento ben riuscito, seppur meno innovativo, che riesce a creare una certa assuefazione, soprattutto per chi ama sia i giochi di ruolo che i rhythm game. Impatto positivo anche per l’esplorazione, impreziosita da enigmi ambientali e da dialoghi con personaggi decisamente bizzarri e tutti da scoprire.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Everhood 2 o si ama o si odia. Il titolo ha stile anche se prova a ibridarsi con elementi 3D che non sempre si sposano benissimo con la follia generale del titolo. Un titolo comunque più curato sotto certi aspetti ma anche meno ispirato e originale rispetto a quanto ci saremo aspettati. Da segnalare la spettacolarità delle battaglie con alcune che diventano un oceano di colore ammaliante e stroboscopico.
Il sonoro è eccezionale. Parliamo di tracce originali che mutano continuamente e sorprendono continuamente. Il sonoro è semplicemente il motore di tutto il gioco che dona vita e senso ai combattimento, offrendogli carattere e identità al pari (se non di più) dei nemici che andremo ad affrontare. Nota finale per l’assenza della lingua italiana (il primo capitolo era invece in italiano). Tale assenza, oltre a dispiacere, potrebbe creare qualche problema considerando la natura complessa, surreale e spesso no sense della narrazione del titolo.