Sviluppato da Too Kyo Games e Media. Vision e pubblicato da Aniplex, The Hundred Line: Last Defense Academy è un gioco di ruolo tattico che spicca essenzialmente in quanto frutto delle menti geniali degli autori di capolavori quali Danganronpa da cui eredita la seconda anima da visual novel. Noi siamo entrati nella Last Defense Academy su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a cento giorni di tormento?
The Hundred Line: Last Defense Academy non chiamatelo Danganronpa
Prima di affrontare The Hundred Line: Last Defense Academy dobbiamo parlare dei suoi autori, ossia Kazutaka Kodaka e Kotaro Uchikoshi. Il primo è il creatore di Danganronpa mentre il secondo delle serie Infinity e Zero Escape. Parliamo di serie che hanno dato linfa vitale al genere delle visual novel creando saghe fortemente identitarie e che ancora oggi hanno tantissimo da raccontare. Dotate di un fascino magnetico e di personaggi spesso singolari e ben scritti, la collaborazione di queste menti non poteva che alzare l’asticella delle aspettative per The Hundred Line: Last Defense Academy.
Neanche a dirlo, complice tanto lo stile grafico adottato quanto il setting e l’incipit stesso, a spiccare di più come effetto dejavù nel titolo Too Kyo Games è proprio Danganronpa. Tutto ciò che vedremo nelle prime ore, urla fortemente: “potevo essere Danganronpa 4 e invece no”. Lo urla così forte che c’è persino un personaggio, uno di quelli più fuori di testa possibili, che passa quasi l’intera sua esistenza a sbeffeggiare l’utenza stessa con battute e richiami, neanche troppo velati, proprio a Danganronpa e Zero Escape.
Lo stesso personaggio in questione, infatti, non perde occasione per consigliare di dar vita a un killing game alla Danganronpa o di darci ad enigmi letali e scervellotici alla Zero Escape… restando amaramente delusa ogni qualvolta la situazione vira verso qualcosa di più “inedito”. Ebbene, per chi è vissuto a pane e Danganronpa, non potrà che condividere l’amarezza del personaggio stesso in quanto The Hundred Line: Last Defense Academy prova di tutto per richiamare l’opera di Kodaka ma, allo stesso tempo, di essere “altro” e di tempo e modo ne ha, considerando anche i molteplici finali (davvero tanti) a sua disposizione.

Il problema è che sembra approfittare della sua somiglianza a Danganronpa minando, almeno nelle prime battute, la propria di identità, assomigliando, appunto, a qualcosa che in realtà non è o non vuole essere ma di cui se ne approfitta (un po’ come, con le enorme e dovute differenze, ABANDONED che sfruttò la scia dell’assenza di Kojima per pubblicizzare se stesso). Procediamo quindi con ordine ad affrontare la narrazione del titolo che, tirando le somme, potrà essere ironicamente goduto di più da chi non conosce Danganronpa, perdendo qualche citazione e riferimento ma riuscendo a non prevedere gran parte degli sviluppi dell’intreccio.
Tale previsione è dovuta al fatto che buona parte degli eventi procedono in modo abbastanza prevedibile per chi conosce Kodaka e il suo modus operandi che, a differenza di Master Detective Archives: RAIN CODE (di cui puoi anche recuperare la nostra recensione), qui torna a un sistema troppo “Danganronpesco”. Il protagonista di cui vestiremo i panni è Takumi Sumino, un adolescente assolutamente normale che vive una vita assolutamente normale e monotona nel complesso residenziale di Tokyo, un costrutto dove la vita è ciclica, tranquilla e ben controllata.

Ebbene, all’improvviso tale tranquillità viene devastata di getto dall’invasione di una serie di bizzarre ma letali creature che iniziano a massacrare ogni abitante del complesso il tutto in modo simile allo spin off Danganronpa Ultra Despair Girls. Takumi si ritrova in pericolo e con ben poche occasioni di difesa finché non gli appare in soccorso la mascotte di turno, tale Sirei. Tale Sirei, che esteticamente ricorda il fantasma di Master Detective Archives ma che di fatto ha un ruolo similare all’intramontabile Monokuma di Danganronpa, interviene a sostegno di Takumi offrendogli un potere misterioso.
Tale potere si attiva però a una condizione: si deve trafiggere il petto con la particolare lama consegnata da Sirei stesso. Takumi è costretto ad accettare e assistiamo alla prima “trasformazione” del titolo che ci introduce anche alle basi ludiche e strategiche del titolo che approfondiremo nell’apposito paragrafo. Successivamente allo scontro, il buon Takumi si ritrova, contro la sua volontà, rinchiuso in una scuola, la stessa che da il nome al titolo del gioco: la Last Defense Accademy.

Non solo, insieme a lui ci sono altri adolescenti tutti nelle sue stesse condizioni. Gli individui che condividono la classe con noi richiamano, palesemente, il pluricitato Danganronpa a cui si somma la possibilità che non possono scappare pena l’esplosione di una fantomatica bomba impiantata dentro di loro e il fatto che si ritrovano al servizio di Sirei stesso, una mascotte che funge da comandante ma la cui ambiguità è innegabile. Sul livello di scrittura, i personaggi di The Hundred Line: Last Defense Academy brillano ancora una volta per un’evoluzione non facilmente intuibile.
Sì, alcuni marciano ferocemente su modelli già sviluppati e visti da Kodaka stesso, ma tolte le fasi iniziali e un primo approccio decisamente prevedibile, l’evoluzione dell’intreccio e delle relazioni stesse, non è così facile da immaginare e saprà sorprendere anche il fan più accanito. Il merito è della varietà di individui con cui dovremo interagire dai gemelli (il cui fratello è assolutamente lascivo e quasi viscido) al tizio che si ritiene assolutamente insignificante passando per una ragazza che soffre palesemente di stomaco fino al più classico bullo burbero tutto muscoli.
Abbiamo quindi apprezzato la narrazione di The Hundred Line: Last Defense Academy che giova, tra l’altro, del meno citato Uchikoshi che riesce a inserire la sua personale visione fantascientifica arricchendo il tutto in modo piacevole e, nella follia del tutto, anche coerente e ammaliante. Non mancano, poi, scene decisamente brutali e violente con tanto di sangue a schermo (questa volta rosso e non violaceo come ci ha abituato Danganronpa).

Uno strategico ma anche visual novel
The Hundred Line: Last Defense Academy è in costante bilico tra visual novel 2D e strategico a turni in 3D e ammettiamo che non sempre le due anime combaciano alla perfezione con la prima che travalica più volte smarrendosi anche in lunguaggini non sempre necessarie. L’aspetto da visual novel qui assume un ruolo essenziale per progredire la conoscenza dei vari personaggi del cast, dando vita a relazioni che si rispecchiano poi tanto nella vicenda principale quanto sul campo di battaglia.
La lore del titolo è ricca e piena di sfumature da svelare potenziata a sua volta da un’esplorazione 2.5D che a prima vista ricorda quasi un Persona. Essenzialmente, gireremo all’interno della scuola, lasciandoci guidare da una comoda e intuitiva mappa 2D e riuscendo facilmente a giostrare il tempo a nostro piacimento: banalmente decidendo con chi parlare, dove e quando in un sistema già noto ai fan di Danganronpa.
Ciò che non è noto, invece, è il sistema di “esplorazione”, una gradevole aggiunta che ci porta a esplorare e cercare materiali da impiegare poi per far regali proprio ai nostri alleati in modo da rafforzare e portare ad evolvere i rispettivi legami. Ed è sempre nel tempo libero, inoltre, che potrai impiegare l’esperienza accumulata per potenziare i tuoi combattenti. E visto che parliamo di combattere, è giunto il momento di scoprire come si combatte per difendere la scuola (perché sì, ci saranno anche incontri in stile tower defense con obiettivi da difendere da attacchi nemici).

Studenti… si combatte!
Il combattimento strategico a turni implementato dal titolo, a differenza dell’impatto iniziale dato dal tutorial, non è un mero accessorio ma un sistema in grado di coinvolgere e appassionare seppur nella sua semplicità apparente. Banalmente, avremo un team caratterizzato da relativi poteri. Questi hanno un range di attacco traducibili in determinate caselle e dei parametri che ci orientano strategicamente (banalmente: quanti danni possiamo causare, a quanti e in che distanza).
Padroneggiare le abilità di ogni protagonista e dar vita ad attacchi congiunti sul campo è tra le chiavi di successo a cui si somma anche una buona conoscenza dei nemici oltre a una adeguata preparazione del team. Dopo ogni scontro, infatti, otterremo dei punti da poter spendere per migliorare le abilità dei nostri combattenti. Per quanto riguarda la strategia in sé sul campo, è abbastanza semplice. Ogni turno è influenzato dai nostri AP che possono essere impegnati nell’uso di abilità o per spostare il personaggio nella griglia.
Non solo, ogni combattente è dotato di una barra “Voltage” che viene accumulata man mano che si combatte e che può essere poi impiegata come boost per potenziare le statistiche o per eseguire uno speciale tipologia di attacco (tanto scenico quanto devastante). Progredendo nell’avventura scoprirai anche altre piccole aggiunte come una mossa “suicida” disperata utile per rovesciare un esito.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Hundred Line: Last Defense Academy prosegue la già intrigante strada intrapresa con Master Detective impegnandosi in un 3D di buona fattura e che vede qui diverse migliorie sia nelle animazioni (soprattutto i volti) quanto nelle scene più di azione. Ottimo, come sempre, il character design e gli artwork in 2D. Meno ispirate le location, leggermente anonime mentre i nemici sono decisamente in linea con la produzione nella loro stravaganza.
Il sonoro si conferma di alto livello con alcune tracce che sembrano fare il verso a Danganronpa stesso, inserendosi con lo stesso obiettivo di quelle originali e dettando un ritmo acustico che è semplicemente magnetico e funzionale a quanto avviene su schermo. Per quanto riguarda le due modalità proposte sull’ibrida Nintendo, non abbiamo riscontrato problemi se non qualche rallentamento sporadico nella versione portatile.
Infine, purtroppo, tocca segnalare un passo indietro rispetto a Master Detective: The Hundred Line: Last Defense Academy non presenta i sottotitoli in lingua italiana. Questo, tenendo conto anche dell’elevata mole di testi presenti nel gioco, può risultare un ostacolo non di poco conto.