Benvenuti in Dataplay, la rubrica per noi che amiamo il retrogame! Quest’oggi vi vogliamo parlare di Chase H.Q. Sequel morale del meno noto Top Speed (1987).
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Catturò l’attenzione del pubblico alterandone la formula competitiva mediante l’innesto di background poliziesco teso a favorire un approccio più aggressivo alla guida.
Laddove la maggior parte dei titoli di corse viveva essenzialmente di velocità e check point, il lavoro firmato da Hiroyuki Sakou puntava difatti a ricreare lo scoppiettante feeling degli inseguimenti a quattro ruote tanto cari al cinema d’azione, affidando ai gamer il compito di fare a sportellate con i bolidi guidati da cinque diversi pirati della strada lungo il dipanarsi di altrettanti scenari.
Mattatrice assoluta del gioco la rombante vettura sportiva degli agenti speciali Tony Gibson e Raymond Broady, che, una volta solcato il confine delle sale giochi per approdare sui principali home system dell’epoca, avrebbe tuttavia conservato solo in alcuni casi il fascino che aveva contraddistinto le sue scorribande a gettoni…
SPECTRUM ZX (1989)
Orfana della robusta palette cromatica propria dell’edizione originale e di un comparto sonoro degno di questo nome, la versione Spectrum ZX del gioco poteva risultare scialba; di contro, la pulizia di sprite, fondali e asset, unita a una certa fluidità di scrolling, riusciva a infondere al tutto il fascino necessario a decretare la generale riuscita del porting.
C64 (1989)
La versione C64 palesava diverse incertezze sotto il profilo dello scrolling che andavano a inficiare l’impatto generale del gameplay. Realizzato in modo grossolano e animato anche peggio, lo sprite principale dava inoltre l’impressione di essere appiccicato al centro dello schermo come un semplice adesivo, compromettendo la già modesta resa grafica di un porting decisamente al di sotto degli standard.
AMSTRAD CPC (1989)
Molto più fluida della controparte C64, la conversione destinata all’Amstrad CPC assicurava un’esperienza di gioco soddisfacente. In virtù delle sgargianti cromie proprie di fondali e vetture superava anche la pur valida edizione Spectrum ZX.
Magari avremmo preferito che la vettura principale conservasse il proprio color grigio petrolio originale, rispetto all’insolito blu acquisito. La videata di gioco avrebbe potuto magari essere più ampia, ma, a conti fatti, c’era ben poco di cui lamentarsi.
NES (1989)
Fondali definiti, scrolling generalmente fluido e una generale solidità nel feedback dei comandi favorivano alla versione NES una meritata sufficienza. A impedire un’affermazione più decisa, una drastica riduzione dei dettagli su pista e design delle vetture, come pure una gestione dei cambi di scenario dinamici alquanto pasticciata.
MASTER SYSTEM (1991)
Più fluida e performante della controparte NES, la versione Master System spiccava per reattività dei comandi e brillantezza dei colori, garantendo un’esperienza di gioco globalmente superiore rispetto a quella sperimentata in casa Nintendo. Tra i migliori porting della sfera 8-Bit.
FM TOWNSEND (1991)
Impossibile non elargire un sonoro plauso ai responsabili di questa edizione: dal punto di vista prettamente grafico, va in effetti riconosciuto che neanche l’originale versione a gettoni potesse vantare un main sprite modellato e animato con tanta cura. Stabilito che il porting facesse la sua figura anche sotto il profilo di scrolling e qualità dei fondali, è davvero un peccato rilevare una sbavatura esiziale come l’assenza di collisioni con vetture che non rappresentassero l’avversario principale, o la conseguente rimozione di ogni ostacolo fisico disseminato su pista.
GAME BOY / GAME BOY COLOR (1990)
Il Game Boy non aveva certo le risorse tecniche a disposizione dei sistemi qui citati, ma, in
relazione alle proprie potenzialità, svolse un lavoro encomiabile e non soltanto in termini di puro gameplay. Anche sotto il profilo grafico, il Chase H.Q. Portatile rivelò doti insospettabili, distinguendosi come uno dei racing game più appariscenti tra quelli mai approdati sulla handheld Nintendo.
GAME GEAR (1991)
Discendente diretta della valida edizione Master System, la versione Game Gear del gioco non si limitava a ereditarne le migliori qualità. Riusciva persino a esaltare le prestazioni grafiche. Difficile non notare, ad esempio, il lavoro di rifinitura svolto dai grafici al fine di potenziare il coefficiente di dettaglio dei fondali.
AMIGA / ATARI ST (1989)
A confronto con quelle 8-Bit, le versioni Amiga e Atari ST avrebbero potuto facilmente ingannare un osservatore distratto in virtù di un comparto grafico di certo più appariscente. Non appena afferrato il volante, le magagne di una conversione frettolosa avrebbero però fatto la loro comparsa. Manifestandosi in uno sprite principale incapace di amalgamarsi col resto dello scenario e, soprattutto, in un sistema di controllo ben poco reattivo.
SHARP 68000 (1992)
Scivolone inatteso per un sistema storicamente noto per la qualità delle proprie conversioni. Il Chase H.Q. dello Sharp68000 poteva anche sfoggiare un coefficiente di dettaglio grafico adeguato alle aspettative. Franava però drammaticamente sotto il peso di uno scrolling così inefficace da lasciare spesso l’impressione che la vettura fosse ferma al centro della strada: un effetto, questo, enfatizzato da un’inspiegabile immobilità della segnaletica orizzontale su pista.
TURBOGRAFX 16 (1990)
A una prima occhiata, questa versione poteva apparire particolarmente fedele alla controparte Arcade. Pad alla mano, differenze però sostanziali non avrebbero tardato a manifestarsi. Ci riferiamo alla significativa riduzione degli asset sparsi lungo la pista e i rispettivi bordi. Ma anche all’odioso slittamento del main sprite sulle curve più insidiose che, di fatto, pareva trasformare l’asfalto in ghiaccio e le ruote della vettura in taglienti pattini.