L’universo di Dark Souls è minaccioso, spaventoso e spietato. Riuscirete a sopravvivere?
La storia di Dark Souls parte nel modo più semplice ma criptico possibile. Una lugubre cella ospita dei corpi quasi decomposti ma ancora perfettamente mobili. Gli individui nelle carceri sembrano distrutti: si dimenano, gridano, si toccano la testa e con violenza tirano pugni contro le pareti. Tutto lascia intendere che il loro io interiore è ormai consumato, distrutto. Quel che più spaventa è che, andando avanti, ci si accorge che quella triste fine è destinata a tutti, o quasi. A questo però ci arriveremo con calma. In questo secondo appuntamento con la nostra rubrica dedicata a Dark Souls andremo ad analizzare le origini della comparsa del “non morto” prescelto. La nostra storia inizia proprio in una di queste fredde celle.
Il sacrificio di Oscar di Astora e l’illusione della libertà
Tutto d’un tratto, infatti, da una piccola fessura di una delle pareti si ode il suono metallico di un corpo che rotola contro la fredda roccia. L’oggetto in questione è una piccola chiave dorata. La chiave, com’era prevedibile, apre le celle e grazie ad essa è possibile scappare da quel triste luogo. Ciò che si para davanti al nostro cammino è un spettacolo raccapricciante. In ogni angolo della struttura è possibile scorgere una quantità smisurata di “non morti” che vagano senza meta, attaccandoci senza motivo non appena ci vedono. Nel livello più inferiore della cella è possibile scorgere una crepa nella parete: al suo interno troviamo il primo vero e proprio eroe della vicenda, Oscar di Astora. Il cavaliere ha raccolto le sue ultime forze ed ha lanciato la chiave nella nostra cella con un gesto encomiabile. Poco dopo, il suo io lo abbandonerà e diventerà un essere vuoto lasciando nelle nostre mani la scelta di dargli o meno la pace che tanto agognava.
L’incontro col demone del rifugio e l’arrivo al Santuario del Legame del Fuoco
La libertà che si assapora è però fuggevole e soltanto immaginaria. Una temibile creatura, enorme e con un lungo martello tra le mani, è pronta ad estinguere la nostra fiamma. Scappare sembra l’unica via di salvezza ma alla fine lo scontro è inevitabile. Superato questo primo scoglio la via appare più semplice, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Una volta sconfitta la temibile creatura, un corvo gigante è pronto ad afferrarci con le proprie zampe ed a condurci nel luogo dove tutto ebbe inizio. Il Santuario del Legame del Fuoco rappresenta l’ultimo baluardo contro la follia generale che condanna gli uomini. Presto o tardi, però, la maledizione del non morto raggiungerà e spegnerà ogni fiamma.
L’inizio di un viaggio disperato, alla ricerca di un timido barlume di speranza
Una volta giunti al Santuario del Legame del Fuoco la nostra incolumità è tutt’altro che al sicuro. In questo luogo, infatti, alberga una pesante atmosfera di dolore, perdizione, paura. Man mano che ci si incammina, si può fare la conoscenza di tanti altri che come noi si sono ritrovati lì, alla ricerca di un qualcosa tutto sommato irraggiungibile. Le persone presenti sono anch’esse dei non morti come il nostro eroe, con la differenza data dallo stato d’avanzamento della maledizione. Essi infatti sono quasi degli esseri “vuoti”, cioè stanno lentamente smarrendo la propria personalità, la propria umanità. Presto o tardi, quasi la totalità dei presenti inizierà ad attaccarci senza motivo. Questo è ciò comporta la maledizione: perderai te stesso, prima o poi.
Le tante aree del mondo di gioco di Dark Souls sono sapientemente connesse tra loro
La cosa che più colpisce, nelle prime ore di gioco, è la complessità smisurata di Lordran. Dal Santuario del Legame del Fuoco, area iniziale, è possibile raggiungere praticamente ogni singolo anfratto del gioco. La brutalità mista alla genialità, dettata da questa scelta di level design, non può non lasciare esterrefatti coloro che decidono di brandire la spada ed andare a caccia di anime. Non abbiate paura, dunque, se doveste imbattervi nei fantasmi di Petite Londo o nei giganti d’ossa delle Catacombe, Dark Souls è anche questo (di questi luoghi parleremo nel dettaglio più avanti).
Il Borgo dei Non Morti ed il mistero dei cavalieri neri
In pieno stile “trial and error”, morendo più volte, ritrovatisi in aree troppo avanzate, ci si rende conto che il primo luogo da visitare è il Borgo dei Non Morti. Ad attenderci ci sono gli stessi zombie incontrati nella prigione, solo muniti di armature, lance ed armi di vario genere. Questi avversari, seppur dall’aspetto minaccioso, non rappresentano un ostacolo insormontabile. Vagando per il Borgo, però, ci si accorge subito che i semplici zombie iniziali non sono gli unici ad attentare alla nostra vita. Oscure presenze, infatti, si aggirano per le strade, pronte a spezzare la nostra esistenza in un attimo. Nel Borgo dei Non Morti faremo, ad esempio, conoscenza con il primo Cavaliere Nero del gioco, guardie del corpo di Lord Gwyn in persona (anche di questo parleremo più accuratamente in futuro, non temete).
Il Drago Nibbio Infernale e la necessità di fuggire lontano
Evitato (per il momento) lo scontro con il Cavaliere, la strada ci mette subito di fronte a pericoli ben peggiori. Su un grande ponte da superare per poter accedere all’area successiva, la terra vibra e le fiamme ricoprono il suolo. Un gigantesca viverna fa la sua comparsa. Evitarla però è possibile ed è una scelta più che indovinata. Il Borgo, d’altronde, nasconde tantissima altra oscurità, e scoprirla tutta è un compito arduo ma inevitabile. Restate con noi, dunque, anime oscure: la settimana prossima continueremo insieme il nostro viaggio all’interno dell’affascinante, ma maledettamente minaccioso mondo di Dark Souls…