Benvenuti in paradiso…o all’inferno
“La religione è l’oppio dei popoli” – Karl Marx
La religione ha da sempre scisso il pensiero umano. Per la religione si sono combattute (e si combattono tutt’ora) innumerevoli guerre, si sono divisi interi popoli, si sono compiuti e si compiono tutt’oggi gesti impensabili, indescrivibili.
Tante persone, infatti, hanno giurato di ascoltare la voce di Dio, di Allah, o di qualsiasi altra divinità, che ha sussurrato alle loro orecchie di compiere i più disparati, buoni o cattivi che siano, gesti, tutti (o quasi) accomunati dallo stesso denominatore: l’incredulità. Le gesta compiute in nome della propria fede religiosa sono spesso esagerate, difficili da spiegare e che vanno quasi sempre ad azzuffarsi con lo sfidante storico: la ragione. La razionalità ci spinge spesso a negare tutto ciò che abbiamo imparato in chiesa da bambini e, viceversa, la religione, certe volte, ci pone davanti ad una scelta: fidarsi ciecamente dei suoi dogmi o cadere nello spettro della blasfemia scientifica.
Questo pensiero è palesemente portato all’estremo nel contesto distopico di Far Cry 5, dove le barriere tra il giusto e lo sbagliato sono in frantumi ed i piccoli pezzi rimasti sono perfettamente sparsi in modo quasi maniacale lungo le strade.
Benvenuti ad Hope County
L’universo in cui si svolgono le vicende di Far Cry 5 è, come ormai la saga ci ha abituato (ma un po’ anche stufato), il solito misto di follia, pericolo e paura. Stavolta, però, non ci sarà da combattere la solita guerra contro il gruppo terroristico di turno o il carisma di un dittatore fin troppo pulito per sporcarsi le mani in prima persona.
A dettare legge in quel di Hope County, cittadina inventata del Montana dove si svolge la storia principale del gioco, vi è la famiglia Seed con a capo Joseph, il sedicente “Padre”, mossa da un’irrazionale ed a tratti spaventoso fanatismo religioso. Joseph, con l’aiuto dei fratelli John e Jacob – di cui soltanto i nomi la dicono veramente lunga su quel che è il concetto alla base dell’opera – ha dato vita ad una vera e propria epurazione di massa, macchiandosi dei più efferati gesti in nome di Dio o per meglio dire, almeno nella sua mente, per conto di Dio stesso. Ad accompagnare l’allegro trio troviamo poi un quarto membro, Faith, la “sorella” che però non è legata dal sangue a tutti gli altri. Faith (anche il suo nome non è scelto a caso) infatti, è stata, per sua stessa ammissione, “salvata” da Joseph, colui che le ha aperto gli occhi verso un nuovo mondo, un mondo che solo pochi eletti possono iniziare a vedere.
Del resto, che si trattasse di un’epifania dell’estremo lo si capisce già solamente guardando la copertina del gioco, che ritrae l’allegra famiglia in modalità “ultima cena” con tanto di armi di ogni genere belle esposte ed impugnate con nonchalance dai veri membri della setta.
Soltanto il “padre” potrà offrirvi la salvezza
Con questa premessa narrativa, unita al solito roboante comparto grafico che da sempre ha distinto il brand, ed alla mole di contenuti sempre generosa che è possibile trovare in un gioco come Far Cry, Ubisoft puntava veramente a fare il passo avanti definitivo per elevare la produzione ad un livello superiore, sempre soltanto sfiorato finora. Ma i conti alla fine non sono tornati o, almeno, non del tutto.
Sia chiaro, ci troviamo di fronte ad una produzione mastodontica sotto tutti i punti di vista, ma a distanza di dieci anni dal primo Far Cry ci si aspettava certamente qualcosa in più sotto il piano dell’innovazione. Innovare nel medium contemporaneo è sempre rischioso e non tutti hanno il coraggio di farlo. Del resto questa generazione di console è stata ed è tutt’ora caratterizzata da un quantitativo impressionante di remastered e capolavori incompiuti o incompleti, e non sarà la nuova fatica dei ragazzi di Ubisoft a stoppare questo triste trend. La perfezione è assai rara e tutto ciò che c’è da fare per andare avanti è accettare la realtà così com’è.
Resta un po’ di amaro in bocca, ma le cose imperfette spesso sono quelle che più attraggono. D’altronde anche Joseph, ad inizio gioco, vi da la possibilità di scegliere: restare o andare via, la via di mezzo non è contemplata.
Il Montana di Far Cry 5 è splendido e ricco di opportunità
Il tentativo di innovare e rinnovare di Ubisoft, almeno per quanto concerne l’ambientazione, è palese e va sicuramente lodato. Il Montana è un posto fantastico, e muoversi all’interno degli spettacolari scorci panoramici che il gioco sa offrirci è davvero un toccasana.
Lo stato americano, grazie alla vastità della propria conformazione geografica, garantisce al giocatore un continuo cambio di scenario, che, pad alla mano, non fa mai male. Che si tratti di un verdeggiante bosco o della cima di una montagna, la realizzazione e la fedeltà tecnica è fuori scala e garantisce alla produzione una potente marcia in più sotto quest’aspetto. La sana bellezza delle splendide strade che visiteremo durante il nostro tragitto è però messa a dura prova dalla triste verità con la quale gli abitanti del posto hanno abbracciato o imparato a far fronte alla presenza costante ed asfissiante dei membri della setta di “padre Joseph”, che prende il nome di Eden’s Gate. La setta, ormai stabilmente insediata nel Montana da anni, non prevede sottoposti. Oltre al capo, Joseph, sono presenti soltanto altre tre cariche di rilievo: John Seed, Jacob Seed e la bella Faith, vale a dire i fratelli del “padre”, che controllano le tre macro-aree dello stato.
Questo aspetto testimonia ancora una volta la centralità religiosa con la quale sono raffigurati gli antagonisti del gioco. Il padre rappresenta la via e tutti gli altri non possono far altro che seguirlo ciecamente.
La trama di Far Cry 5 è una piacevole sorpresa
Proprio l’antagonista principale della storia di Far Cry 5 è il fiore all’occhiello indiscusso della produzione. Il sedicente “padre” è un personaggio strepitoso e che può tranquillamente ambire a rimpiazzare nel cuore di tutti gli appassionati del brand quel tanto amato e rimpianto Vaas, l’antagonista principale di Far Cry 3.
L’aura che circonda Joseph Seed è incredibile. Ascoltare le sue parole, osservare i suoi atteggiamenti, notare anche solamente il modo in cui cammina, ci fa veramente credere di essere di fronte ad un timorato di Dio, ad una persona che fa della religione il proprio motore, la propria energia quotidiana. Accompagnato, poi, da una colonna sonora fatta spesso di cori Ghospel e canzoni palesemente da rimpatriata domenicale nella casa del Signore, il quadro generale dell’incipit non può che funzionare. A rovinare tutto appare il solito fantasma che perseguita da anni, o forse da sempre, il brand. Stiamo parlando, ovviamente, del protagonista: nonostante le promesse di un cambiamento in tal senso, la realtà dei fatti è ben diversa. Il nostro personaggio è muto, con una scarsa personalità e di un’inconsistenza a tratti imbarazzante. E non c’è nessuna possibilità di personalizzazione estetica, introdotta per la prima volta nella storia del brand e comunque misera, che tenga.
Tale aspetto è forse uno dei peggiori di tutta la produzione e forse uno di quelli che ci saremmo meno aspettati da questo nuovo Far Cry.
Il nostro alter ego è ancora una volta privo di ogni sorta di personalità
La storia principale del gioco è più semplice di ciò che sembra: noi vestiamo i panni di un novello vice sceriffo che viene mandato ad ispezionare la situazione a Hope County.
La nostra missione comincia subito in salita e ci ritroveremo quasi immediatamente faccia a faccia con Joseph e i suoi fratelli. Il “padre” ci darà la possibilità di allontanarci e lasciar perdere ogni tentativo di ribellione (scelta possibile, che avrà pesanti conseguenze sulla fruizione del titolo), che metterà subito a dura prova il nostro avatar. Ovviamente, la scelta di ogni buon giocatore ricadrà sull’arrestare (o almeno provarci) Joseph e dare così il via alla serie di eventi che vi accompagneranno nel corso della corposa campagna. Completare il titolo, infatti, vi porterà via almeno una ventina di ore di gioco e solamente se deciderete di affrontare unicamente le attività principali o comunque strettamente legate alla storyline cardine.
La trama, quindi, seppur pregna di idee interessanti finisce col diventare fin troppo scontata e hollywoodiana col passare delle ore, ma a lasciarvi di stucco ci penserà un finale altamente inaspettato e dal grande coraggio.
Il gameplay di Far Cry 5 è, come al solito, di altissimo livello
Uno degli aspetti migliori del gioco è rappresentato proprio dalla struttura ludica alla base del titolo stesso.
Il gioco vi offre una modalità di approccio alla campagna molto originale ed apprezzata, seppur eccessiva in alcuni casi. Per procedere con la storia principale bisognerà accumulare punti resistenza completando missioni principali, secondarie, ma anche attività meno importanti, come ad esempio la liberazione di ostaggi (che troveremo per le strade) o il furto di beni di vario genere ai membri della setta. Accumulata una certa quantità di questi punti, che sono rappresentati da tre barre di avanzamento diverse, una per ogni macro-area, potrete progredire con la storia. Le tre macro-aree, come dicevamo poc’anzi, appartengono ai tre fratelli di Joseph, e riempire ognuna di quelle barre vi porterà a sbloccare lo scontro con il protettore dell’area in cui avete concentrato principalmente i vostri sforzi. Seppur trattandosi di un tentativo originale e genuino di migliorare o quantomeno di provare a fare qualcosa di diverso, ci troviamo comunque di fronte ad una situazione altalenante: le missioni principali sono tutte molto carine, ma quelle secondarie sono spesso carenti e prive di novità oggettive.
Le cose da fare, però, sono davvero tante e, se si contano anche tutti i mini-giochi, la liberazione degli avamposti e la modalità Arcade, siamo di fronte ad un titolo veramente smisurato.
La mappa di gioco è enorme e ricca di attività da svolgere: non vi annoierete facilmente
Una delle cose che, come al solito, convince è la resa delle bocche da fuoco e delle armi in generale. L’arsenale a nostra disposizione è vasto ed il feeling che ogni sparatoria sa restituirci difficilmente lo troveremo altrove.
Il nostro personaggio, infatti, può vantare una potenza distruttiva quasi surreale ma questo aspetto viene continuamente bilanciato dalla situazione di inferiorità numerica costante nella quale ci troveremo. A fare da ago della bilancia ci pensa l’IA del gioco, spesso carente ed a tratti demenziale. I nemici, spesso e volentieri, si lanceranno a capofitto verso di noi, o si nasconderanno talmente bene da essere notati anche da un cieco, andando così a vanificare, quasi sempre, la loro superiorità numerica. Le pecche dell’intelligenza artificiale, però, non sono tutte a nostro favore: ci capiterà spesso, infatti, di morire impunemente sotto i colpi di un elicottero che ci sparerà a vista mentre dialoghiamo, convinti di essere al sicuro, con qualche NPC e così via, ma del resto queste magagne strutturali hanno raggiunto importanti vette nella storia del brand.
In linea di massima, possiamo confermare senza remore che giocare a Far Cry 5 è davvero divertente e soddisfacente, ma a volte può risultare frustrante a livelli biblici (col permesso di padre Joseph, ovviamente).
Per la prima volta nella storia del brand sarà possibile affrontare l’intera campagna single player in compagnia di un amico online
Un altro importante tassello nella produzione di Far Cry 5 è rappresentato dalla diversa rilevanza del comparto multigiocatore.
Sin da subito, i ragazzi di Ubisoft avevano annunciato grosse novità in questa direzione, novità che poi effettivamente si sono materializzate. La novità principale è sicuramente quella della possibilità di affrontare interamente la campagna principale in compagnia di un amico online. Il gameplay, in tal senso, è molto ordinato e, infatti, la difficoltà è sempre ben calcolata. Il gioco ha introdotto i “mercenari”, vale a dire dei forti guerrieri che ci accompagneranno durante la nostra avventura (una volta sbloccati e arruolati) e che andranno di fatto a sopperire alla mancanza di un vero amico col quale affrontare la storia. Oltre a questo aspetto, chiaramente predominante, troviamo poi una grande quantità di attività online da svolgere, sia pvp sia pve, che allungheranno enormemente il vostro counter di ore di gioco che totalizzerete in compagnia di Far Cry 5.
Resta comunque lodevole lo sforzo fatto in tal senso, che impreziosisce il quadro generale della situazione. A fare da nota stonata ci pensa però una fastidiosa limitazione del comparto multigiocatore: affrontando la campagna con un amico soltanto l’host conserverà i progressi, costringendo l’amico “invitato” a dover rifare tutto da zero ogni volta.
Su PlayStation 4 Pro il gioco è davvero uno spettacolo per gli occhi
Graficamente parlando, poi, il gioco mostra seriamente i muscoli. Seppur lontano dalle meraviglie raggiunte da altri titoli recenti di grosso spessore, come il nuovo God of War, ci troviamo di fronte ad un vero pezzo da novanta.
Considerando la natura open-world del gioco, che offre una densità demografica impressionante, è impossibile non elogiare la splendida resa grafica del titolo. I ragazzi di Ubisoft hanno alzato parecchio l’asticella della qualità per il genere offrendo all’utenza un prodotto completo e privo di bug di sorta. La resa grafica di Far Cry 5 è eccezionale e su PlayStation 4 Pro (la console sulla quale abbiamo provato il titolo) il colpo d’occhio è di quelli che lasciano il segno. Il gioco gira perfettamente in 4K (seppur upscalati) e 30fps, con l’aggiunta del supporto all’HDR. Tutto ciò che viene rappresentato nel Montana di Ubisoft è riportato con una cura certosina ed è impossibile non elogiare la qualità elevatissima di ciò che circonda ogni singolo anfratto. Texture, impianto di illuminazione, shader e particellari vari sono pressoché perfetti e ci auguriamo che, in futuro, tale bellezza grafica venga vista come monito dagli sviluppatori in generale.
Ci sentiamo di sottoscrivere, quindi, che il Dunia Engine ha fatto veramente un signor lavoro con questo Far Cry 5 e ci auguriamo possa sempre migliorare in futuro.
Commento finale
Troppo spesso l’espressione “occasione mancata” viene utilizzata con leggerezza per descrivere un nuovo gioco, un nuovo film, una nuova serie tv o un prodotto d’intrattenimento in generale. Tale espressione calza a pennello nel descrivere quel che è stato, per noi, questo Far Cry 5. Al netto di una trama originale e che tenta (con successo) di essere diversa dallo standard a cui il brand di ha abituati, da un antagonista principale di alto livello e da una resa grafica impressionante su PS4 Pro, il gioco incappa, purtroppo, in alcuni difetti storici delle serie. Primo fra tutti è quello rappresentato dall’aspetto carente del nostro alter ego, muto e privo di ogni sorta di carisma. La continua assenza di un protagonista di spessore rappresenta ormai un difetto storico del brand ma ci aspettavamo un netto passo avanti sotto questo aspetto.
Altro aspetto negativo è rappresentato dalla difficoltà di alcune missioni davvero mal bilanciata e dal poco coraggio dimostrato dagli sviluppatori di introdurre qualcosa di veramente innovativo alla formula. Plauso, invece, alle numerose attività, sia single player sia multiplayer, e ad un doppiaggio (almeno quello italiano) di altissimo livello. Far Cry 5, dunque, rappresenta una vera e propria occasione mancata, ma ci sentiamo ugualmente di consigliarne l’acquisto a tutti quelli che sono alla ricerca di un gioco open world capace di rubarvi tante ore di gioco. Per gli appassionati della saga, comunque vada, è un acquisto obbligato, che fa qualcosina in più rispetto a Far Cry 4 ma non si avvicina alle vette toccate con Far Cry 3.