Il tempo, con la sua natura inesorabile e spietata, rappresenta un metro di giudizio arbitrario ed infallibile, spesso drammatico e che bussa indolente alle nostre porte sempre e comunque, una volta arrivati alla fine della corsa.
Cambiare se stessi, la propria natura, le proprie azioni col favore del tempo è una possibilità ricorrente nella natura umana, spesso accompagnata da un incipit iniziale, un input di vario genere e che fa da scintilla ad una trasformazione non sempre positiva, ma in certi casi necessaria. Guardando i primi secondi del trailer di The Last of Us 2, mostrato durante lo scorso E3, la sensazione che ha pervaso la nostra mente è proprio questa. La giovane Ellie è cresciuta, ha uno sguardo diverso e sembra soltanto uno sbiadito ricordo della piccola – ma sempre cazzuta – ragazzina spaventata e costantemente in pericolo vista nel precedente capitolo della saga.
Il tempo, e probabilmente il dolore, la riluttanza a vivere in un mondo spietato e malato fino al midollo hanno creato un solco insormontabile nella mente della giovane che, nonostante tenga stretta e baci con passione la donna che ama, sembra null’altro che un involucro vuoto.
L’idillio di quell’intimità a tratti asfissiante a cui è possibile assistere nelle fasi iniziali del trailer è però ben presto soverchiato da una nuova scena – di cui non si capisce bene la collocazione cronologica – che in un secondo ci rimanda alle stesse situazioni di pericolo e terrore a cui il minaccioso mondo di The Last of Us ci ha abituato, spezzando all’istante quei momenti di pace e divertimento che ormai non appartengono più a quella realtà.
Ellie è sola, si muove senza timore, ed è sicura di sé. Non solo, sembrerebbe decisamente svestita dei panni di preda per indossare quelli da cacciatrice, mentre si inerpica qui e lì alla ricerca di qualcosa…o qualcuno?
In un attimo, però, la sua presenza viene notata non soltanto dalle spaventose creature che pullulano per le strade della non precisata zona del mondo in cui il gioco è ambientato, ma anche e soprattutto dai più terribili dei predatori: gli uomini.
Diverse unità di predoni dall’aria – e non solo quella – più che minacciosa attaccano in massa la nostra giovane protagonista che però non mostra il minimo timore. Lo scontro è feroce, ma lo è anche Ellie, spietata e violenta come non mai, che si libera della folta schiera di nemici senza particolari patemi.
Quel che risulta sin da subito evidente è che il mondo circostante – laddove sia possibile – è addirittura peggiorato, marcito più che mai ed ormai in mano alla più sana follia. Gli uomini coi quali la ragazza è costretta a scontrarsi a quanto pare utilizzano tecniche di tortura e di sacrificio a scopo quasi religioso, evidenziando ancora una volta la triste fine a cui il genere umano è andato incontro.
Del resto che la follia avesse pervaso definitivamente quel che resta della popolazione terrestre in The Last of Us 2 lo avevamo già intuito dal trailer mostrato durante la scorsa Games Week tenutasi a Parigi, in cui probabilmente gli stessi predoni stipavano, violavano ed umiliavano diversi cadaveri, pronti a rinfoltire velocemente la schiera di corpi senza vita con nuovi arrivi, catturati e torturati senza pietà.
Anche e soprattutto questo mondo malato e martoriato è alla base dell’evoluzione – o involuzione – di Ellie, resa schiava del più primordiale degli istinti: sopravvivere ad ogni costo. Sopravvivere, già, ma anche e soprattutto proteggere chi ama, proteggere questa nuova famiglia che pare aver costruito con tanta fatica, liberandosi di un passato fin troppo doloroso e carico di ricordi spiacevoli ma comunque gelosamente custoditi.
Non sappiamo, dunque, quanto tempo è passato da quando Ellie è sfuggita ad un sacrificio che – ad onor del vero – probabilmente avrebbe donato un futuro diverso a tutta l’umanità e non sappiamo chi sono tutte quelle persone felici con le quali Ellie balla, canta, beve e soprattutto ride, e soprattutto non sappiamo se appartengono al suo passato o al suo presente.
Quel che sappiamo con certezza è che in The Last of Us 2 saremo circondati da un’angoscia costante e da una sensazione di vuoto papabile, offerta su un piatto d’argento da un mondo spaventoso e minaccioso come e più di prima. Chi sono quei predoni? Perché uccidere per sopravvivere non gli basta? Perché la tortura? Le domande sono tante e per avere le risposte bisogna solamente aspettare i mesi futuri.