Mi chiamo Jonathan Reid, sono immortale e bevo… sangue!
Un vampiro è una creatura affascinante. Spaventosa, cruenta e per certi versi disgustosa, ma pur sempre affascinante.
Risulta praticamente impossibile non ammettere che un po’ tutti noi siamo da sempre ammaliati dai racconti a tema vampiresco, spesso affiancati da un quantitativo generoso di personaggi memorabili e di storie intriganti che si strutturano in una location quasi sempre indimenticabile. Per questo motivo, quando venne annunciato, Vampyr, action-adventure prodotto dall’arrembante team di sviluppo DONTONOD Enterteinment (gli stessi di Life is Strange), suscitò istantaneamente l’interesse della quasi totalità della stampa specializzata e di tantissimi videogiocatori.
Il solo pensiero di poter vivere una classica avventura in pieno stile Bram Stoker pad alla mano, con tutto il piacere che ne consegue, ha saputo tenere col fiato sospeso un po’ tutti, desiderosi di scoprire sempre nuove informazioni sul titolo per conoscerne l’effettiva qualità. Noi di iCrewPlay.com lo abbiamo giocato ampiamente, oltre 30 ore, e siamo pronti ad elargirvi il nostro giudizio. Ve lo diciamo subito: ci è piaciuto tanto.
Una Londra in continua evoluzione (o involuzione?)
Le avventure di Vampyr si svolgono nel contesto – forse un po’ troppo abusato – di una Londra vittoriana, più precisamente nel 1918, dove una terribile epidemia di influenza spagnola sta decimando la popolazione.
La sensazione, però, è quella che, nascosti nell’ombra, ci siano pericoli ben più preoccupanti ed oscuri di una “semplice” influenza e da lì in avanti si spalancheranno le strade di un racconto epocale, fatto di creature di ogni sorta, entità millenarie, tradimenti, bugie e, perché no, amore, passione e fedeltà. Il nostro alter ego è Jonathan Reid, un rinomato dottore, che si ritrova a Londra nel tentativo di indagare proprio sulla terribile epidemia che sta flagellando la città. Ben presto, però, le cose si metteranno non proprio nella maniera più confortevole per il nostro buon dottore, costretto a far fronte ad una situazione inaspettata. Il dottor Reid, infatti, si risveglia in mezzo ad una vasta presenza di cadaveri, ricoperto di sangue e completamente ignaro degli eventi immediatamente successivi al suo arrivo. Il sospetto di ritrovarsi in una situazione surreale si insinua rapidamente, confermato poco dopo dalla presenza di una strana voce che, a quanto pare, solo il nostro personaggio può udire.
Jonathan Reid, diciamolo, ben presto scoprirà di essere stato trasformato in un vampiro e da lì in avanti partirà la sua caccia alla ricerca della verità. Chi l’ha trasformato e perché sono il suo principale punto di domanda, senza però dimenticare la sua natura di medico. Il buon dottore vuole salvare la città, vuole scoprire cosa si nasconde dietro all’epidemia e cosa essa abbia in comune con la moltitudine di vampiri e strane creature che popolano le strade londinesi. Nel farlo non sarà solo: durante la storia, infatti, tantissimi personaggi complementari, tutti ottimamente caratterizzati, faranno la loro comparsa per affiancare – ma anche in alcuni casi ostacolare – la crociata del nostro eroe, e starà a noi, ed a noi soltanto, decidere di chi potersi fidare veramente.
Da ciò si conferma un elemento chiaro sin dalle prime battute: la trama di Vampyr è la portata principale del piatto. Ci troviamo di fronte ad una splendida narrazione che in più ci offre la possibilità di procedere come meglio crediamo, con scelte che influiranno sempre – più o meno gravemente – sull’evolversi della vicenda.
Un mondo di scelte
Proprio così: l’intera storia ci mette di fronte a scelte continue e più o meno importanti che, nel bene o nel male, finiranno quasi sempre per alterare il corso degli eventi.
Da ciò si evince quanto il gameplay del gioco sia fortemente incentrato non soltanto sulla meccanica dell’esplorazione, ma anche e soprattutto sul dialogo e sull’imparare a conoscere l’ambiente che ci circonda. Tutto ciò, poi, è strettamente legato al sistema di progressione che, seppur impreziosito da elementi ruolistici scarni, si dimostra convincente e di piacevole progressione. Il dottor Reid avrà un livello giocatore che aumenterà sbloccando man mano le varie abilità che si dividono in offensive, tattiche e di supporto, senza contare l’abilità suprema – una sorta di super tecnica – ed i parametri vitali quali salute, resistenza e volume del sangue. La “valuta” che ci permette di aumentare il livello del buon dottore è, chiaramente, il sangue. Per livellare, quindi, bisogna nutrirsi delle persone. Ma non è del tutto vero: è possibile, infatti, progredire lasciando incolumi tutti gli abitanti, seppur in questo modo si andrà incontro ad una progressione molto più lenta.
Nel caso in cui decideste di fare un bel banchetto con gli abitanti del posto, è buona norma imparare a conoscere bene le loro storie e, soprattutto, i loro segreti, per decidere in modo più oculato di chi cibarsi e chi lasciare in vita. Anche perché uccidere uno o l’altro personaggio avrà sempre conseguenze ed è dunque doveroso procedere con cautela. Ogni persona, poi, ha una diversa qualità del sangue, che offrirà un ammontare di punti esperienza diverso proprio in base alla qualità. I cittadini ammalati offriranno una ricompensa minore, ma qui entra in gioco un’altra simpatica meccanica: da buon medico il dottor Reid può produrre farmaci di vario genere per curare i vari cittadini, per tenerli in salute non soltanto per il proprio tornaconto ma anche per salvaguardare le sorti della cittadina. La salute delle persone, infatti, influisce direttamente sullo stato di salute di un quartiere. Un quartiere in pessimo stato può diventare territorio di bestie feroci e precludere tantissime attività secondarie.
Un elemento da non sottovalutare, dunque, che testimonia ancora una volta la grande voglia di osare degli sviluppatori.
Per salvare la città c’è tanto da fare
Non solo la trama dunque. Le missioni secondarie sono tante e tutte di pregevole fattura. Indagare sulle sorti di una persona scomparsa, ritrovare un vecchio pugnale per conto di uno o dell’altro personaggio o semplicemente sconfiggere un boss speciale è perfettamente funzionale e non stuferà mai.
Anche perché le ricompense saranno sempre generose e varrà sempre la pena “perdere tempo” a completare le varie sub quest. Tutto questo è anche sollecitato da un ottimo sistema di combattimento, piacevole, appagante e quasi mai frustrante, che saprà donarvi momenti di pura adrenalina ad alto livello. Peccato, però, per una legnosità di fondo abbastanza marcata. Le animazioni sono molto pesanti e spesso innaturali, ed i combattimenti, in alcuni casi, fin troppo lenti. Ci sono poi alcuni picchi di difficoltà mal calcolati: alcuni mostri, anche di livello altissimo, vi sembreranno inutili, mentre alcuni di quelli sulla carta più che abbordabili finiranno con l’uccidervi in men che non si dica.
Per rendervi più competitivi, sarà buona cosa andare ad esplorare il più possibile la città, cercando di ritrovare le varie armi più potenti o semplicemente quelle più vicine al vostro stile. Le armi si dividono in principali (a una mano), di supporto (pistole, pugnali o paletti) e armi a due mani, più lente, ma che faranno un danno veramente esoso fin dalle prime battute. Ogni arma offre un contributo diverso: le spade offrono un danno medio ma con la preziosa capacità di assorbire sangue, i paletti stordiscono e così via, ma si potenziano tutte con gli stessi materiali, una meccanica che ne semplifica parecchio l’evoluzione. Inoltre, sarà possibile produrre anche sieri per rigenerare salute, energia e sangue. Proprio il sangue risulta fondamentale anche in combattimento: la barra del sangue, appunto, è assimilabile a quella del mana ed è dunque adibita alla fruizione delle varie abilità. Per riempirla potete anche mordere gli avversari durante lo scontro, cosa che vi offrirà una grande soddisfazione tutte le volte.
Tutto questo senza dimenticare che le scelte di cui parlavamo poc’anzi si estendono anche ai boss principali, quelli di fine capitolo per intenderci, e che cambieranno parecchio le sorti della città. A tal proposito, basti pensare che Vampyr gode di ben tre diversi finali, più uno speciale, sbloccabili proprio in base alle scelte fatte durante il corso della storia.
Quanto sei bella Londra… quando è sera
La legnosità di cui parlavamo poco fa non si limita ai soli scontri, ma più in generale a tutti i movimenti del nostro protagonista.
Le animazioni sono lente e spesso impacciate, ed i movimenti dei vari personaggi non sempre credibili. Tecnicamente parlando, infatti, ci troviamo di fronte ad un titolo debole sul piano della modellazione poligonale, aggravato pesantemente da un frame rate a volte incerto e che fa storcere il naso in più di una circostanza. Sia chiaro: la realizzazione di Londra e degli ambienti è veramente encomiabile, ma qualcosina in più si poteva e si doveva fare. Alcuni scorci, però, sono veramente eccellenti ed è un peccato che non siano sorretti da una realizzazione tecnica altrettanto adeguata. Niente da dire sui boss che si dimostrano tutti molto belli da vedere ed ottimamente caratterizzati e diversificati tra loro.
Niente da dire sul comparto audio: il doppiaggio inglese è eccellente; il labiale credibile e sincronizzato e le musiche che accompagnano le gesta di Jonathan Reid sempre molto affascinanti e pertinenti. Lodevole è anche il suono delle varie armi e di alcune cose marginali come, ad esempio, il semplice passo dello stivale sull’acqua.
Ottimo il sistema di illuminazione, che copre con grande dignità alcune magagne tecniche furbamente nascoste, specialmente negli ambienti esterni.
Tutto è bene quel che finisce bene? Tiriamo le somme
Vampyr si è dimostrato un titolo maledettamente interessante fin dalla sua gestazione. Accompagnato dal fascino sempreverde dei principi della notte, il gioco ha saputo dimostrarsi più solido che mai su tantissimi aspetti. Prima su tutte a spiccare è la trama, davvero scritta ad arte e ricca di colpi di scena e situazioni varie che sapranno tenervi incollati allo schermo fino ai titoli di coda. L’ottima meccanica delle scelte morali ha poi addolcito una pillola già molto più che zuccherata e la presenza dei finali multipli, seppur non rappresentando esattamente una cosa gradita (almeno per quanto ci riguarda), saprà donare tantissime ore di divertimento a tutti i temerari che decideranno di sbloccarli tutti.
Senza spoilerarvi nulla, vi diciamo senza mezzi termini che il finale da noi sbloccato, ossia il classico finale “buono”, ha concluso completamente la storia, nonostante abbia lasciato aperta – o meglio spalancata – la strada ad eventuali sequel. Del resto, DONTNOD ha già fatto sapere di essere interessata a proseguire le avventure del dottor Reid, ma non integrando con DLC vari questo capitolo, bensì proprio con un eventuale sequel. Da parte nostra, non potremmo, ovviamente, essere più felici di così. Peccato per un sistema di combattimento ottimo e piacevole, ma fin troppo legnoso e viziato da un livello di difficoltà un po’ troppo ballerino. Chiosa finale dedicata al comparto tecnico: il titolo è di grandissima qualità sotto l’aspetto artistico ma compromesso, seppur non gravemente, da una resa grafica non al top.