The Town of Light, uscito appena un anno fa su Pc, arriva ora su Playstation 4 e Xbox One. Sviluppato interamente in Italia da LKA.it, è una perla del genere Visual Novel, in salsa Psico Thriller. Quella che segue è la recensione della versione per Playstation 4.
Premessa
Angoscia. Ecco cosa ho provato giocando a The Town of Light! Un’angoscia che mai avevo provato con un videogame. Angoscia che ti prende mentre esplori i corridoi del manicomio. Che non ti lascia per un attimo lungo tutto l’arco del tempo di gioco. The Town of Light non è un titolo per tutti. Bisogna essere pronti ad un notevole attacco psicologico. Qui non ci sono mostri: l’unico mostro è la realtà degli ospedali psichiatrici degli anni ’30. Gli sviluppatori ci propongono un tema scottante, quello delle reali condizioni dei pazienti, degli abusi, sia fisici che mentali, subiti durante la reclusione all’interno degli ospedali. E a ribadire il concetto ci pensa un disclaimer: gli eventi narrati sono ispirati a fatti e luoghi reali.
Lasciate ogni speranza o voi che entrate…
Il gioco si svolge in prima persona. Infatti, dovremo esplorare ciò che resta del padiglione Charcol del manicomio di Volterra. Padiglione magistralmente ricreato, grazie agli attenti sopralluoghi del team di sviluppo.
Dal gameplay molto semplice, sembrerà di guardare un ottimo thriller psicologico, piuttosto che giocare ad un videogame. La narrativa, nella forma dei pensieri di Reneè, la giovane protagonista, ci guiderà attraverso il gioco e ci aiuterà a risolvere i vari enigmi. Narrativa che si arricchirà con le allucinazioni visive e le notevoli scene di intermezzo, in parte sotto forma di schizzi, che grazie al tratto pieno di angoscia, rendono bene l’idea dell’animo scosso della protagonista e fanno sviluppare bene la trama. Inoltre ogni tanto avremmo la possibilità di effettuare delle scelte, che devieranno la trama. Trama che, nonostante le deviazioni, ci porterà sempre al medesimo e shoccante finale. Quest’ultimo sicuramente vi farà arrabbiare per la plausibilità dello stesso! Ma ricordiamoci: siamo sempre agli albori delle cure psichiatriche.
Grafica e audio, forse il fiore all’occhiello del titolo
Alto il livello grafico di The Town of Light. Con un livello di dettagli da fare invidia alle più grandi Software House. L’edificio, realmente esistente, è stato riprodotto nei minimi dettagli, incluse le targhette che identificano le varie stanze dell’edificio. Vi invito a cercare “padiglione Charcot” su google immagini, e confrontarlo con l’immagine precedente. Resterete parecchio sconvolti. Anche i murales presenti oggi all’interno della struttura sono stati sfruttati per ampliare il senso di oppressione, sempre senza scendere negli stereotipi ai quali ci hanno abituati i titoli di genere Horror.
L’audio, migliorato rispetto all’edizione per PC, sostiene la trama, la amplifica e aiuta a veicolare i pensieri della protagonista, aumentando il pathos durante le scene di intermezzo e segnalando al giocatore i punti di interesse lungo il percorso.
I rumori ambientali sono una chicca dell’intero comparto audio. All’esterno dell’edificio, da esplorare il dolce canto degli uccellini, mentre all’interno prevarrà il silenzio. Silenzio rotto solo dal rumore dei cardini non oliati e dai tanti pensieri confusi della protagonista. I testi dei dialoghi, o meglio dei monologhi, sono di livello. Niente del titolo è lasciato al caso. Unico appunto: il parlato risulta forse troppo “teatrale” nel doppiaggio italiano, ma, tutto sommato, aiuta ad immergersi nella storia.
Tutto perfetto… o quasi…
Nota in parte dolente è relativa ai controlli. Il puntatore bianco posto al centro del video si perde di vista durante alcune scene molto luminose, e i controlli non sempre precisi sono un piccolo fastidio.
L’intera esperienza di gioco però vi porterà via circa 4/5 ore. Praticamente nulla la rigiocabilità. Raccogliere le poche risorse aggiuntive, sotto forma di documenti cartacei, infatti, potrebbe essere di poco stimolo per ripetere l’intera storia.