Più il tempo passa, più il videogioco si avvicina all’essere un medium maturo. Il suo potenziale va di pari passo con la tecnologia e questa, come sappiamo tutti, non si ferma mai. Parliamo di una forma d’intrattenimento unica nel suo genere, di un mercato in continua espansione e di un potente mezzo attraverso cui poter veicolare messaggi autoriali, visioni artistiche o persino esperienze dal valore pedagogico.
Per chi sviluppa videogiochi, questi sono solamente alcuni degli infiniti percorsi che si potrebbero intraprendere. L’unico limite effettivo è probabilmente dato dalla fantasia e non è affatto raro, tra i creativi che operano in questo campo, incontrare chi sceglie di sfruttare il mezzo a disposizione per poter semplicemente raccontare una storia. A Fold Apart, il gioco di cui ti sto per parlare, è esattamente questo.
Una storia come tante
A Fold Apart non è un semplice gioco, ma una storia interattiva che ci pone al servizio di due innamorati in difficoltà. Un’esperienza in cui il videogioco diventa mezzo di comunicazione e, la comunicazione, il centro attorno al quale si sviluppa l’intero titolo.
Giocare quest’opera equivale ad assistere alle vicende di una coppia qualunque, impegnata nell’affrontare un lungo periodo di allontanamento. Una vera storia d’amore a lunga distanza, quindi, ricca di sorrisi e messaggi dolci, ma non certo priva di difficoltà. Una realtà che al giorno d’oggi risulta sempre più diffusa e coinvolge moltissime persone.
La stessa idea alla base di A Fold Apart, nasce infatti dall’esperienza personale del designer Mark Laframbroise che, insieme al resto del team di Lighting Rod Games, volle prendere spunto dalla propria vita per raccontare una bella storia; una di quelle in cui potersi facilmente immedesimare.
Questo titolo fa decisamente leva sull’empatia di chi lo vive, così da non farci sentire semplici spettatori di una storia che non ci appartiene. A fare la differenza in questi casi, tra un gioco riuscito o meno, è spesso la soggettività del singolo giocatore ma essendo questa una recensione, cercherò di essere il più chiaro possibile nello spiegarti come mai, A Fold Apart, merita senz’altro la piena sufficienza.
In questo periodo è davanti agli occhi di tutti: amarsi ed essere costretti alla distanza è una vera e propria tortura. Rimane solo il comunicare e per quanto a monte possa esserci un sentimento forte e sincero, riuscire a farlo può talvolta risultare problematico. A Fold Apart, con la sua tanto semplice quanto efficace formula di gameplay, riesce a sviluppare questo concetto di base, raggiungendo il suo obiettivo nonostante qualche inciampo. Ecco come ci riesce.
Quando le conversazioni prendono una brutta piega
A Fold Apart prende il giocatore per mano e lo mette di fronte alla vita di tutti i giorni. Nell’affrontare quest’esperienza di coppia, i protagonisti si ritrovano infatti a svolgere autonomamente le loro tipiche attività giornaliere, tra cui anche quelle lavorative. Questo, almeno fino a che uno dei due non deciderà di scrivere all’altro/a.
È qui che hanno inizio le difficoltà dei nostri amici o, detto in modo un po’ più diretto, le loro incomprensioni. Saranno proprio queste infatti, nate in seguito alla lettura di messaggi particolarmente emblematici, a catapultare i due innamorati nel pieno sconforto emotivo, fatto di dubbi, rabbia, solitudine e malinconia.
Lo scopo del giocatore, una volta preso il controllo del relativo protagonista di turno, diventa quello di aiutarlo a superare quei momenti difficili, attraverso la risoluzione di particolari enigmi sempre più complessi. Inoltre, non mancheranno poi nuove meccaniche, introdotte mano a mano che avanzeremo all’interno del gioco.
Anche in questo caso però, proprio come per i già citati dialoghi a risposta multipla, la loro eccessiva semplicità giocherà un po’ sfavore del titolo. Una maggiore ambizione o profondità in tal senso, infatti, avrebbe probabilmente fatto la differenza, strappandomi un voto ancor più alto.
Pronti a dirsi addio, ma solo fino a domani
Se da un lato, sia per quanto riguarda il gameplay che la storia narrata, A Fold Apart riesce a essere sufficientemente piacevole e convincente, dall’altro rischia di risultare un po’ semplicistico e superficiale. Due caratteristiche che, se poste all’attenzione di chi non si accontenterebbe di una semplice storiella, potrebbero effettivamente far storcere il naso.
Nonostante la nostra coppia di innamorati si comporti infatti in maniera verosimile, dettaglio fondamentale per poter far empatizzare i giocatori meno sensibili a certi temi, va ugualmente detto che alcuni sviluppi sembrano talvolta eccessivamente affrettati, forse a causa della scarsa attenzione posta nei confronti dello scorrere del tempo.
Il rischio, ovviamente, è che il giocatore finisca col sentirsi estraniato, perdendo così interesse in quel che sta succedendo. Inutile dire che, a quel punto, A Fold Apart rimarrebbe solamente un discreto puzzle game con cui passare il tempo, magari in compagnia di qualcuno e questo, viste le sue potenzialità, sarebbe un vero peccato.
A proposito del comparto tecnico
Parlando del comparto tecnico di A Fold Apart, non posso non citare immediatamente la sua colonna sonora, prodotta in collaborazione con Power Up Audio. Questi professionisti del settore, già in passato capaci di lasciare il segno su titoli di spicco del panorama indipendente (come ad esempio il pluripremiato Celeste), hanno nuovamente svolto un ottimo lavoro.
Insieme alla musica assolutamente sul pezzo, ad accompagnare il giocatore nel corso di tutta la narrazione ci penserà anche uno stile grafico coloratissimo, fatto di forme semplici e continui cambi di tonalità. Questi, avverranno principalmente nel passaggio dalle scene d’intermezzo al gameplay vero e proprio, in un modo spesso brusco e repentino, perfettamente in linea con l’umore dei protagonisti.
Ad arricchire infine l’esperienza, ci penseranno le fantasiose scritte a schermo che daranno forma ai pensieri della coppia. Purtroppo però, come avrai avuto modo di notare dalle immagini che ti ho mostrato sopra, la localizzazione del titolo non prevede il loro adattamento e pertanto, tale bellezza, cede un po’ il passo a una più banale soprattitolazione.