A Long Way Down è un RPG roguelike che presenta nel gameplay meccaniche da deckbuilding, tradotto per i meno avvezzi a questi termini, un gioco che mescola meccaniche tipiche dei giochi di ruolo roguelike, con quelle dei giochi di carte.
Nel gioco vestiremo i panni di Sam, un ragazzo che, una volta risvegliatosi, viene a conoscenza di essere morto e di trovarsi in un limbo. Il suo unico contatto è quello spirituale con Ma’bri, una donna di sua conoscenza che sta eseguendo i rituali funebri per il passaggio del suo spirito nell’altro mondo.
Sam dovrà a questo punto iniziare ad esplorare il limbo per cercare una via di fuga, armato solo di alcune carte sottratte al signore del luogo, con le quali dovrà cercare di avere la meglio sulle altre anime che vagano in quella dimensione,anime totalmente sotto il controllo del Dungeon Master, una entità che vuole ostacolare Sam nella sua fuga.
Il gameplay di A Long Way Down
A Long Way Down ci vedrà impegnati nell’esplorazione di dungeon generati casualmente formati per lo più da pannelli fluttuanti scollegati fra di loro. Da qui il gioco inizia ad avere meccaniche a turni, durante i quali potremo compiere diverse azioni, ognuna delle quali ci costerà uno dei tre punti azione in nostro possesso. Punti che verranno ripristinati a ogni turno.
Tra le azioni disponibili avremo la possibilità di posizionare delle carte pannello in nostro possesso, che ci permetteranno di creare dei percorsi per muoverci nel livello, utilizzare oggetti oppure semplicemente muoversi.
Una volta finiti i punti azione a nostra disposizione il turno passerà al Dungeon Master che, oltre a muovere i nemici presenti sulla mappa, avrà anche accesso al nostro mazzo di carte pannello e ne piazzerà una a ogni turno per cercare di ostacolarci, distruggendo percorsi o collegandone altri alle zone occupate dai mostri.
Durante la fase esplorativa di A Long Way Down dovremo fare molta attenzione a non finire le carte pannello a nostra disposizione, che saranno limitate ma che potremo aumentare raccogliendole direttamente in alcune zone del dungeon. Ci sono diversi tipi di carte pannello: normali, chiuse su uno o più lati, con mostri al proprio interno, col potere di distruggere pareti o addirittura interi pannelli.
Una volta che entreremo in contatto con un nemico sulla mappa, avrà inizio la fase di combattimento che vedrà agire per prima l’unità che si è mossa sul pannello nemico; dovremo sempre fare attenzione a non essere sorpresi dai movimenti nemici perché A Long Way Down riesce ad essere punitivo al minimo errore.
I combattimenti vedranno le due fazioni agire in turni separati. Durante la nostra fase potremo far compiere diverse azioni ad ognuno dei membri del nostro party. Attaccare, usare oggetti o abilità andrà a consumare il proprio costo di punti azione dal nostro bacino condiviso con fra tutto il team, fino ad averli esauriti, dopodiché il turno passerà alla fazione nemica.
La nostra arma principale, anzi meglio dire unica, sarà il nostro mazzo di carte, ognuna delle quali con diverse abilità da usare a seconda della situazione.
Le categorie di carte disponibili in A Long Way Down sono quattro: strategiche, offensive, difensive ed ibride e ogni carta è associata ad un elemento. offensive e difensive si spiegano da sole, le strategiche invece, mirano a fornire bonus ad alleati e malus ai nemici, mentre le ibride mescolano alcune delle abilità appartenenti alle altre categorie.
Una meccanica che potrà aiutarci ad avere la meglio nei combattimenti di A Long Way Down sarà quella di combinare l’elemento delle nostre armi con la carta utilizzata: una carta usata da un personaggio equipaggiato con l’arma dello stesso elemento avrà un effetto maggiore e questo dona una ulteriore profondità al sistema di combattimento.
Oltre al mazzo di carte, condiviso fra tutto il nostro team, si andranno ad aggiungere le abilità legate alle armi e all’equipaggiamento di ognuno dei membri. Le abilità delle armi potranno essere utilizzate un numero infinito di volte, sempre a condizione di avere punti azione necessari per pagare il loro costo, mentre quelle date dai pezzi di equipaggiamento solamente una volta a combattimento.
Il nostro mazzo di carte non sarà infinito, quindi ci toccherà ponderare ogni mossa ragionandoci su, altrimenti usarle a caso per attaccare a testa bassa porterà solo ad una sonora sconfitta. Se malauguratamente dovessimo finire prima le carte del combattimento avremo a disposizione la possibilità di pagare un grosso costo in punti vita per rimescolarle nel mazzo.
Di contro a queste intriganti meccaniche di combattimento e gameplay, A Long Way Down purtroppo offre per ogni ambientazione un esiguo numero di nemici, portando così il giocatore ad utilizzare sempre le stesse tattiche per avere la meglio nel combattimento piuttosto che a dover ragionare su come battere i nemici.
Anche le carte a nostra disposizione, per quanto siano sufficienti a creare strategie soddisfacenti in battaglia, non sono numerose e anche questo porta il giocatore ad utilizzare sempre le stesse combinazioni.
Questi ultimi due elementi, nel genere dei giochi roguelike dove già ci ritroviamo a dover fare la stessa cosa più volte, risultano essere molto penalizzanti.
A Long Way Down ci metterà di fronte a livelli da complere soddisfacendo le condizioni dell’obiettivo primario che ci verrà richiesto: raggiungere un determinato punto della mappa, sconfiggere un certo numero di nemici, difendere una pedina oppure sconfiggere il boss della zona sono solo alcune delle richieste che ci verranno assegnate durante la nostra discesa nel limbo.
Ogni livello inoltre dispone di missioni secondarie che, se completate, daranno come ricompense equipaggiamento, carte oppure altri oggetti.
Qui entra in gioco la componente roguelike di A Long Way Down; tutto ciò che raccoglieremo esplorando il livello, aprendo forzieri e sconfiggendo nemici andrà a posizionarsi in una borsa e non potrà essere utilizzato o equipaggiato se non dopo aver finito un livello o su determinati pannelli. Il problema è che, se verremo sconfitti in battaglia, tutto il contenuto della borsa andrà perso per sempre.
Completato un livello ci ritroveremo in una specie di piano dimensionale dove avremo la possibilità di equipaggiarci con le nuove attrezzature e aggiungere al nostro mazzo le carte trovate durante l’esplorazione. Ci sarà data anche la possibilità di aumentare di livello carte e attrezzature grazie a una polvere che troveremo sempre sconfiggendo i nemici, aprendo i forzieri o completando le missioni.
Sempre in questo piano potremo utilizzare uno specchio per ripetere i livelli giocati in precedenza, pratica che sarà necessaria soprattutto per guadagnare la polvere utile a potenziare carte ed equipaggiamento se vogliamo procedere nel gioco.
Una cosa che sarebbe risultata molto utile nel gioco inoltre è lo zoom sulla mappa che, pur godendo di due modalità, non si allontana abbastanza da offrire una visuale più ampia della mappa per pianificare al meglio la propria strategia.
Progredendo nel gioco andremo a sbloccare anche una nuova modalità chiamata The Pit.
Questa avrà le stesse meccaniche del gioco principale e consisterà nel cercare di scendere più in profondità possibile nel limbo ma con alcune varianti: le carte pannello a nostra disposizione saranno limitate anche se ne troveremo alcune sparse nei livelli, cosa che ci obbligherà a farne un uso molto oculato per non rischiare di rimanere bloccati senza possibilità di avanzare.
In questa modalità ci verrà data la possibilità di creare il nostro team scegliendo tre dei personaggi sbloccati durante il gioco principale mentre armi equipaggiamento e deck di carte saranno già settati di base.
La modalità The Pit con le sue meccaniche aggiunge un altro livello di sfida che terrà molto impegnati i giocatori che vorranno cimentarsi nel cercare di raggiungere il fondo del limbo.
A Long Way Down into the bug
Purtroppo, a discapito di tutte queste belle meccaniche che potrebbero incuriosire subito un appassionato di questo genere di giochi, A Long Way Down soffre di parecchi difetti che ne limitano parecchio la godibilità.
Il più gravoso di tutti è un input lag davvero pesante, sia durante le fasi di gioco che nelle varie schede dell’inventario. Soprattutto in quest’ultimo a volte, per passare da una scheda a un’altra, il gioco impiega circa 2 secondi dalla pressione del tasto.
Sempre parlando dei menù, non riesco a capire come mai gli sviluppatori abbiano deciso che l’uso della croce direzionale sia limitato allo spostare il cursore verso destra o sinistra, mentre per portarlo sulla icona superiore o inferiore bisogna usa l’analogico sinistro; se per sbaglio dovessimo premere sopra o sotto sulla croce direzionale andremo a cambiare scheda dell’inventario con relativo e fastidioso input lag annesso.
Durante le fasi con più nemici che si muovono sulla mappa, il titolo di Seenapsis Studio e ForeverEntertainment soffre di alcuni cali di fps ma in tutta onestà, per la tipologia del gioco, non vanno ad incidere sulla godibilità del titolo in generale.
La componente grafica di A Long Way Down è un po’ controversa: se da una parte abbiamo uno stile particolare e affascinante che riesce ad immergerti nel mondo del gioco soprattutto con le immagini durante la narrazione della storia, dall’altro troviamo delle animazioni nelle fasi in movimento e durante i combattimenti poco ispirate e molto ripetitive.
Poco ispirato anche il design di quasi tutti i nemici che troveremo durante la nostra discesa nel limbo, cosi come la scarsa varietà delle immagini che faranno da sfondo ai combattimenti, soltanto una per ambientazione.
Nota di demerito più che meritata in A Long Way Down, va al comparto audio composto soltanto da un paio di noiosi motivetti, ripetitivi e a volte anche mixati male e per i pochi effetti sonori abbastanza scialbi.
Durante il gioco poi ho riscontrato diversi bug, alcuni dei quali si ripetono al verificarsi di alcune condizioni. Nello specifico spesso accade che, se uccidi alcuni nemici capaci di chiamarne altri sul campo di battaglia, questi ultimi diventano impossibili da colpire con le nostre abilità, costringendoci ad utilizzarne alcune con effetto ad area, magari sprecandole.
Un altro bug che si ripete spesso in A long Way Down consiste nel blocco del gioco quando si cerca di utilizzare una carta che chiede di sceglierne un’altra da sacrificare. Per fortuna c’è un sistema di auto salvataggio che, nel peggiore dei casi, ci permetterà di ripetere solo l’ultimo scontro.
Una conclusione che punta verso il basso
Trovandomi a recensire A Long Way Down, la prima cosa che mi viene da dire è gran peccato. Gran peccato perché a livello di meccaniche è un gioco capace di appassionare, facendoti spendere tempo nei livelli già completati per potenziare per bene il tuo mazzo ed equipaggiamento, cercare le combinazioni migliori tra carte e abilità, ma che tedia il giocatore con dei fastidiosi bug e un input lag indecente. Da appassionato del genere però, sono riuscito a passare oltre questi difetti e godermi un gioco capace di regalarmi ore di divertimento ed una bella sfida.