Iniziamo con il dire che A Monster’s Expedition non è un semplice puzzle game. Sì, appartiene a quel genere di titoli, ma è profondamente diverso. Difatti si tratta di un vero e proprio open-world, dove avremo la piena libertà di scelta.
Il gioco è stato sviluppato dalla software house Draknek & Friends, una vera e propria istituzione per il genere dei puzzle game. Giochi del calibro di A Good Snowman is Hard to Build (che inserimmo in una nostra Top) o Sokobond, un rompicapo basato interamente sulla chimica, sono solo alcuni dei titoli della software house.
Per la realizzazione di A Monster’s Expedition ci sono voluti ben tre anni di lavoro e stavolta Alan Hazelden e Benjamin Davis, si sono fatti affiancare da altri tre amici: Adam deGrandis (Monaco, Tooth and Tail, Steambirds Alliance), Eli Rainsberry (No Longer Home, Wilmot’s Warehouse) e Pip Warr (Rock Paper Shotgun).
Ma entriamo nel vivo della recensione di A Monster’s Expedition per Nintendo Switch.
Un viaggio alla scoperta della “storia” dell’umanità
A Monster’s Expedition non ha alcuna trama, ma saremo noi a conoscere la “storia” dell’umanità che ormai si è estinta da tempo. Difatti, saremo un mostro con zaino in spalla, che ha deciso di fare una gita in un museo naturale all’aperto dove sono esposti oggetti appartenenti alla cultura umana.
In questo percorso, mai predefinito, saremo liberi di esplorare diversi arcipelaghi, ognuno dei quali caratterizzato da climi diversi. Alcune delle isole custodiscono reperti dell’antica civiltà umana e a rendere piacevole e a spezzare, a volte, la tensione generata dagli enigmi da risolvere, sono proprio le divertenti descrizioni degli stessi.
Da esse apprendiamo che ci troviamo in quella che una volta era chiamata Inghilterra, ora detta Inghilterraterra, e conosceremo le strane abitudini di questi umani.
Ad esempio scopriremo che le cyclette, erano in realtà dei portabiancheria da cui, una due volte l’anno, l’umano toglieva i vestiti, ci saliva sopra e pedalava furiosamente. In questo modo riattivava la capacità di accumulo del portabiancheria, poiché i vestiti sarebbero di nuovo ricomparsi.
Questo è solo un esempio per far capire il tono del titolo, umoristico sì, ma anche profondamente critico nei confronti della società odierna e con una chiave di lettura, secondo me, ancor più profonda, vale a dire l’interpretazione storica.
A Monster’s Expedition ci ricorda quanto sia importante contestualizzare l’evento o l’oggetto in analisi, spogliandosi della propria percezione della realtà e mettendosi nei panni di chi ci ha preceduto.
A Monster’s Expedition è un gioco semplice, ma complesso
Le meccaniche di gameplay di A Monster’s Expedition sono estremamente semplici. Si tratta di dover spingere e far rotolare dei tronchi per poter trovare un modo per passare all’isola successiva.
Essendo le isole create a griglie (che possono essere attivate o disattivate dal menù di gioco), i tronchi potremo spostarli solo in direzioni specifiche. Potremo comunque sfruttare l’ambiente intorno a noi, come le rocce o i tronchi stessi, per poterli bloccare in una posizione a noi favorevole.
Infatti, se il tronco non dovesse incontrare alcun ostacolo sul suo percorso, questo rotolerà fino a cadere in acqua, costringendoci a ricominciare da capo. Anche noi saremo soggetti alle regole delle griglie: se il tronco è in posizione longitudinale, e noi siamo sopra esso, non potremo spostarci se non seguendo la sua direzione.
Se non dovessimo riuscirci al primo tentativo (e sarà così per la maggior parte del tempo), A Monster’s Expedition ci dà la possibilità di resettare l’isola premendo il tasto “X”, rifacendola così da capo, oppure potremo tornare indietro di un’azione alla volta con il tasto “B”.
I tronchi, non solo faranno da ponte tra un’isola e l’altra, ma potranno diventare anche delle zattere per percorrere distanze ancora più lunghe e farci raggiungere altri arcipelaghi lontani, coperti dalla nebbia.
Da non sottovalutare il fatto che non ci sarà sempre un solo e unico modo per risolvere gli enigmi e che a volte, dalla stessa isola, si potrà andare in direzioni diverse, a seconda di come realizzerai il puzzle.
Devo anche ammettere che il ripetersi delle azioni si fa sentire dopo un po’, ma il giusto equilibrio di sfida aiuta a sopperire, in parte, a questo limite.
Come detto sopra, A Monster’s Expedition è un open-world e il fatto che si sia lasciati totalmente a sé stessi può essere un’arma a doppio taglio.
Se da un lato la libertà d’approccio è un pregio, dall’altra deve comunque essere equilibrata. Difatti ci sono stati dei momenti che non sapevo proprio dove sarei dovuto andare, poiché non esiste alcuna forma di catalogo, ad esempio, degli oggetti visitati. Mi spiego meglio.
In un open-world solitamente sono le missioni, principali o secondarie, che ci fanno capire quale sia il successivo passo da compiere, poi sta a noi decidere il come e il quando. Un catalogo degli oggetti visitati avrebbe potuto avere una funzionalità simile, che non avrebbe guastato l’esperienza.
Allo stesso tempo, scoprire nuovi arcipelaghi e liberarli dalla nebbia, così come le isole da cui sono composti, darà una soddisfazione immensa e ti farà provare un vero senso di scoperta. È in questi frangenti che è ben incarnato il senso della parola “Expedition” scritta nel titolo.
A Monster’s Expedition è stato realizzato da persone veramente intelligenti, perciò il livello di sfida sarà alto in alcuni frangenti, ma più semplice in altri in modo da non sovraccaricare troppo il giocatore. Il bloccarsi in alcuni punti o meno, dipenderà dalla nostra elasticità mentale, ma a volte basterà una piccola pausa per capire l’inghippo.
Una pausa che potrai prendere anche all’interno del gioco stesso, quando ad esempio troverai una macchina del caffè per concederti un momento di relax, dove il mostriciattolo rimarrà finché non deciderai di ricominciare l’esplorazione.
Un consiglio che posso darti, se volessi acquistare il titolo, è di non fossilizzarti su un’unica soluzione o incaponirti perché non ci riesci, ma andare oltre a quello che credi sia giusto fare o magari lasciare andare e tornarci in un secondo momento. Hai tutto il tempo che vuoi.
Rilassata complessità
A Monster’s Expedition, nonostante il suo tasso di sfida, riesce a trasmettere una piacevole rilassatezza, grazie a un comparto grafico estremamente piacevole alla vista.
I colori tenui e la loro varietà hanno lo stesso effetto di una seduta di cromoterapia e senza renderti conto possono passare ore senza che te ne accorga.
Insieme ai colori, sono anche i movimenti fluidi e rilassati del mostriciattolo che ci troveremo a guidare a rasserenarci, accompagnati da musica e sonoro veramente azzeccati per creare quest’atmosfera di pace.
Sentire il rumore dei passi sull’erba, il respiro del vento e il suono rilassato delle onde ti aiuteranno a trovare la giusta concentrazione per affrontare gli enigmi che avrai davanti.
C’è anche la possibilità di usare le funzioni touch della Nintendo Switch, ma non sono molto adatte alla piattaforma. Anche l’analogico può non essere ottimale, visto l’impianto a griglie delle isole. Le vecchie e care frecce direzionali rimangono la soluzione migliore per godersi A Monster’s Expedition.