Sviluppato da Stormind Games e pubblicato da Saber Interactive, A Quiet Place: The Road Ahead è un survival horror in prima persona, single player, incentrato in modo quasi esclusivo su meccaniche stealth. Noi abbiamo affrontato questa nuova avventura ambientata nel mondo della serie cinematografica A Quiet Place, su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire quanto il silenzio può essere faticoso da mantenere?
A Quiet Place: The Road Ahead di un futuro incerto e di un silenzio tombale
A Quiet Place: The Road Ahead è letteralmente uno spin-off della serie cinematografica da cui prende il nome, le atmosfere e, ovviamente, le creature. Senza girarci troppo intorno, possiamo affermare subito che il titolo riesce a riprodurre in maniera fedele le atmosfere dell’opera cinematografica (che al momento vanta tre film, incluso il recente prequel). Tali atmosfere vengono rievocate con successo grazie alle caratteristiche delle creature e al ruolo primario ed essenziale del silenzio.
Per chi non lo sapesse, siamo in un mondo definibile “postapocalittico” dove l’apocalisse è causata dall’invasione di creature animalesche, feroci, brutali e praticamente invincibili. Queste creature, però, sono completamente cieche e basano il proprio orientamento su sensori acustici fortissimi. Basta un minimo rumore e loro scattano, a prescindere da dove si trovano. Inoltre, si muovono in modo simile a uno sciame e quindi, in caso di forte rumore, irrompono sul luogo in gran quantità.
In tutto ciò, l’umanità è stata dilaniata e decimata da queste creature immonde, costretta a ripararsi in luoghi acusticamente isolati o a cercare rifugi temporanei per poi procacciare cibo (prevalentemente depredando edifici abbandonati). La civiltà come la conoscevamo, non c’è più. E a conti fatti, c’è un po’ di The Last of Us e, ancor prima, di The Walking Dead, in A Quiet Place: The Road Ahead per atmosfere e modus operandi dei sopravvissuti, incluse le liti sociali interne dei piccoli gruppi di sopravvissuti.
Ed è proprio una storia di conflitti umani e di situazioni delicate, nonché di legami e rapporti in bilico costante, che si basa la trama di A Quiet Place: The Road Ahead. La protagonista delle vicende è Alex che, suo malgrado, dovrà presto fare i conti con più di una situazione delicata e che mette a rischio ulteriormente la sua già precaria esistenza. Alex, infatti, è affetta da pesanti crisi asmatiche che vengono alimentate da forti stress…
Secondo te, quanto stress si può mai provare nel vivere in un mondo invaso da creature in costante stato di allerta? Ecco. La vita di Alex è un disastro. A questo si sommano una serie di rapporti decisamente fragili e dal retrogusto, purtroppo, già noto. In effetti, la narrazione di A Quiet Place: The Road Ahead, salvo l’atmosfera d’impatto e perfettamente riprodotta, fatica a coinvolgere più di tanto, offrendo un cast abbastanza stereotipato e che ha poco modo di svilupparsi. O meglio, il suo sviluppo è molto lento e silenzioso. Così come è lento e silenzioso l’intero titolo in sé.
Non fare neanche il minimo rumore
A Quiet Place: The Road Ahead è un survival horror in prima persona che ti porterà a vivere un’avventura single player della durata media di circa otto-dieci ore. Si tratta di un titolo incentrato unicamente su momenti stealth, ossia fasi costanti e lunghe, in parte estenuanti, dove sarai costantemente braccato. Anche quando la creatura non è fisicamente vicino a te, visibile… potrai morire subito. L’unica regola imperante e assoluta di tutta l’esperienza è, infatti, una sola: fai silenzio.
E come si fa silenzio in un videogioco? Innanzitutto, studiando il fonometro, strumento di vitale importanza per tutta l’avventura. Si tratta di un arnese dotato di due barre che registrano il suono ambientale e i rumori causati da noi. Lo scopo è di agire sempre al di sotto del suono ambientale che va così a nascondere o ovattare il nostro di rumore. Come si fa rumore? Con praticamente tutto ciò che c’è nel gioco…
Dalle pozzanghere ai detriti, passando per i vetri rotti, il pavimento è tra i primi nemici di A Quiet Place: The Road Ahead. Ecco quindi che, per evitare di fare eccessivo rumore, si è costretti ad avanzare lentamente, con eccessiva cautela, tenendo d’occhio il fonometro con fare ossessivo. Ma, sempre a terra, esistono innumerevoli ostacoli: dai maledetti barattoli che se urtati rotolano dando vita a un concerto quasi surreale ad oggetti più grandi e che vanno manualmente sollevati, col rischio però di causare forte stress alla povera Alex.
E che dire delle porte? Le stramaledette porte. In tutto A Quiet Place: The Road Ahead non esiste una porta che non cigoli. UNA! Aprire le porte è un’esperienza traumatica, basta uno strattone leggermente più forte ed è finita. L’unica soluzione per procedere in modo sicuro è aprirle con una lentezza disarmante… ed è inutile dire che alla decima porta nella stessa sessione di gioco, il nervosismo può venire. E in effetti, A Quiet Place: The Road Ahead è un gioco per chi è dotato di tanta, tantissima pazienza.
Parliamo di sessioni estremamente lente e studiate. Ore di gioco dove si procede a passo cadenzato, fermandosi in più occasioni in caso di creatura troppo vicino (e questi sono i momenti di tensione maggiormente coinvolgenti ed efficaci) e dove il ritmo di gioco non è mai accentuato. Non c’è ritmo se non quello in cui si deve costantemente mantenere il silenzio. Anche l’esplorazione per trovare i vari collezionabili (dei giocattoli per sbloccare elementi grafici extra) o i documenti del gioco (che provano ad arricchire la lore del titolo) è affossata da queste meccaniche costanti.
Meccaniche che, quando funzionano, coinvolgono e restituiscono innegabilmente l’atmosfera cinematografica, risultando anche perfettamente coerenti. Il problema è che non sempre tutto ciò funziona anche perché c’è l’aggravante dello stress e dell’asma di Alex. Ebbene sì, l’asma ha un ruolo ludico ed è legato a un segnale a schermo che peggiora al peggiorare dello stress della protagonista. Quasi tutto crea stress, basta anche solo vedere la creatura di passaggio et voilà: altro stress.
Come si abbassa lo stress? In due modi: ingerendo istantaneamente delle pillole sparse in giro (in barba alla situazione “delicata” della protagonista) o utilizzando degli inalatori (anche questi da prendere in giro). Stranamente, l’inalatore non sembra allertare i nemici… mentre calpestare una foglia in loro prossimità equivale a morte certa. E parlando di morte, ecco un altro punto che fa storcere un po’ il naso: la morte a prescindere.
Nel dettaglio, se fai “troppo rumore” il gioco semplicemente t’ammazza: appare una creatura e muori, fine. Anche se eri completamente da solo in tutto l’edificio. Non hai modo di scappare o nasconderti. Discorso diverso, invece, quando il nemico è nello stesso ambiente e tu crei un leggero rumore. In quel caso, il nemico si allerta ma non ti viene subito ad ammazzare. Anzi, parte un’attività di caccia al topo dove dovrai scappare ma senza far rumore, oppure restare immobile e sperare di non essere raggiunto.
Altro elemento essenziale che si unisce al nostro set di strumenti è la torcia. Questa ha delle batterie ricaricabili ed è di vitale importanza per dar luce alle zone meno chiare del gioco (e ne sono diverse). Il problema è che, o impugni la torcia o usi il fonometro. Quando ci si affida alla torcia, quindi, bisognerà procedere ancora con più cautela onde evitare disastrosi epiloghi. Da segnalare anc he la possibilità di giocare col “rilevamento del rumore” che punta a dar vta a un’esperienza di gioco ancora più coinvolgente. Si tratta di attivare il proprio microfono e cercare di restare in assoluto silenzio anche noi che giochiamo (cosa impossibile se avete animali, parenti rumorosi o se vivete in una strada trafficata). Inoltre, spesso il problema non sono i nostri rumori ma quelli causati dalla nostra protagonista.
Se ti stai chiedendo se A Quiet Place: The Road Ahead fa paura, la risposta è nì. Parliamo di un tipo di horror molto diverso da quello di Silent Hill 2 (di cui puoi recuperare la nostra recensione) e che si allinea con prepotenza (prendendo molta ispirazione) alla tipologia di Alien Isolation ma senza la stessa dose di suspance e ansia, oltre che d’imprevedibilità. E il motivo è legato anche al sonoro ingannevole.
Grafica e sonoro
Il sonoro di A Quiet Place: The Road Ahead è molto ben studiato ed è dotato di momenti di acuta tensione. Il problema è che non sempre è veritiero. Banalmente: sentirai versi di creature che lì non ci sono. Così come scatterà l’allarme dell’essere intercettato (magari sfiorando un barattolo) ma nessuno è realmente sulle tue tracce. Si tratta di inganni “ludici” che sono fondamentalmente inutili se non dannosi… un po’ colui che gridava “al lupo, al lupo”.
Sempre nel sonoro, segnaliamo un buon doppiaggio in inglese accompagnato, per fortuna, da una degna traduzione in italiano (solo sottotitoli). Graficamente, invece, il titolo si difende discretamente bene. A spiccare, neanche a dirlo, sono le creature, splendidamente animate ed estremamente fedeli alla controparte cinematografica. Buone anche le animazioni dei poveri mortali così come le location ambientali. Purtroppo, però, non tutto è perfetto. Ci sono bug grafici come dettagli che si prolungano su schermo se giri troppo velocemente la telecamera o qualche dettaglio che si ricarica in ritardo (ma tutto sommato, niente di grave e si può risolvere comodamente con qualche patch).