A Void Hope è un titolo indipendente sviluppato da Elden Pixels, che mischia gameplay platform ed esplorativo a una storia piena di misteri da rivelare e indizi da scoprire, tutto condito da una pixel art davvero curata. Gli sviluppatori del titolo protagonista di questa recensione sono gli stessi di Alwa’s Awakening, altro titolo platform d’avventura che però si avvicina più al genere metroidvania.
Gli anni ’80 di A Void Hope
I protagonisti di questa storia sono Gilda e Keegan, una coppia che tra un problema d’amore e l’altro si ritrova nel mezzo di un’epidemia misteriosa che assale la città in cui vivono: le persone iniziano a comportarsi in modo strano, sembrano sempre più distaccate dal mondo e fredde. Pian piano si sparge la voce di questo virus in tutta la città e l’idea migliore, secondo Keegan, sarebbe rifugiarsi in una capanna nel cuore del bosco per evitare di avere contatti con questi “infetti”. Purtroppo però la situazione anche all’interno della capanna non è delle migliori.
La coppia infatti inizia a litigare spesso e notano reciprocamente degli episodi di amnesia: a volte sembrano non ricordarsi per quale regione stessero litigando la sera prima. Gilda, pensando di non essere al sicuro neanche tra quelle mura di legno, decide di tornare in città per cercare una possibile cura a questo misterioso virus. Keegan, anche se riluttante, seguirà la sua amata alla scoperta di una città diversa da quella che avevano lasciato: le persone sono più grigie che mai, e alcune attaccano il nostro protagonista.
Da qui Keegan si farà largo in una cittadina assalita dal virus, alla ricerca non solo di una cura, ma soprattutto della sua amata Gilda. Man mano però si continueranno ad accavallare domande sulla situazione in cui i protagonisti si trovano: perché nessuno sembra accorgersi di quello che sta succedendo? Come fare a sistemare questa situazione estrema? Che fine ha fatto Gilda e quali sono le sue vere intenzioni?
Meccaniche e gameplay
Il gameplay di A Void Hope si suddivide in una serie di livelli consequenziali in cui l’obbiettivo sarà proseguire tra le strade della città in un ambiente 2D realizzato completamente in pixel art. In ogni stage ci ritroveremo a risolvere enigmi ambientali e non, esplorare la città, dagli edifici fino alle fogne e i siti di scavo, il tutto cercando di sopravvivere agli infetti aggressivi nei nostri confronti. Non ci verrà mostrata la natura di questa infezione, né le dinamiche della trasformazione: vedremo infatti le persone mutare davanti ai nostri occhi e diventare simili a delle sagome nere che non faranno altro che inseguirci.
Prendendo ad esempio i primi due livelli, per evitare di fare spoiler sulle fasi avanzate, ci ritroveremo a dover superare la zona periferica della città attraverso un quartiere industriale. Dovremmo esplorare laboratori abbandonati in cerca dei vari oggetti che ci torneranno utili nell’avventura. Un esempio è il piede di porco: strumento che ci aiuterà ad aprire le porte sbarrate dalle assi e raggiungere aree altrimenti inaccessibili.
Potrebbe essere utile fare un po’ di backtracking per essere sicuri di non essersi persi niente, e come mezzo di trasporto potremo usare la metro: un particolare sistema di movimento simile nell’aspetto a una funivia, che sarà utile per sorvolare la città e che fungerà da viaggio rapido. La metro però non sarà accessibile finché non avremo ottenuto la chiave che sblocca tale mezzo: oggetto relativamente facile da trovare durante l’esplorazione.
Un altro strumento che risulterà essenziale per la nostra sopravvivenza è la pistola, che ci servirà per respingere gli infetti e arrestare la loro avanzata, anche se per poco. Dopo aver colpito uno degli infetti, quest’ultimo si dissolverà come un’ombra colpita da un fascio di luce, per poi ricomporsi dopo qualche secondo. Sul luogo dell’impatto rimarrà solo un misterioso globo, probabilmente il nucleo di questi esseri, utile a sapere dove il mostro si ricomporrà.
E così proseguirà la nostra avventura, sconfiggendo mostri, muovendo piattaforme e risolvendo enigmi, come trovare l’interruttore giusto per la porta giusta all’interno di una stanza, o manomettere un computer tramite un minigioco simile a Snake. Tutto condito da un’atmosfera lugubre e delle domande che ci terranno con il fiato sospeso durante il corso dell’avventura. A ogni livello ci domanderemo sempre di più dove sia Gilda e cosa sta nascondendo a Keegan.
Una pixel art sorprendente
Tecnicamente A Void Hope è a dir poco sorprendente, soprattutto considerando l’indipendenza del progetto. Quello che spicca è innanzitutto è la grafica: una pixel art curata sia nella costruzione degli sprite, che nelle animazioni. I personaggi sembrano vivi in questo mondo spento, cupo; i loro movimenti sono sempre convincenti e dettagliati. Si nota particolarmente l’attenzione riposta nel reparto artistico di questo titolo.
Nonostante il design dei personaggi non sia niente di nuovo, lo stile con cui sono realizzati riesce a dar loro vita, anche se con pochissimi pixel. Spiccano invece le creature, davvero inquietanti. Grazie al loro aspetto e al modo che hanno di muoversi, contribuiscono a tenere alta la tensione nel giocatore e a far sì che sia sempre preoccupato di cosa potrebbero fare. Non stiamo più parlando di persone, ma di ombre che si aggirano nel buio della notte in cerca di qualcosa: forse proprio dei nostri protagonisti.
Purtroppo il titolo pecca di una mancanza del doppiaggio, che però è accettabile in un videogioco che si presenta come un’avventura platform in 16 bit, per cui non risulta un grosso problema. A sopperire questa mancanza abbiamo delle musiche di tutto rispetto: tracce che si mischiano benissimo al gameplay quasi diventandone parte integrante e accompagnando il tutto. Le varie musiche ci trasportano in un mondo dalle tinte anni ’80 ma che si spinge anche nel futuro, e ci riesce benissimo.
Il titolo però non è esente da difetti, che principalmente si sono presentati sotto forma di bug. In particolare uno ha attirato di più la mia attenzione: succede che, sparando a un nemico, quest’ultimo rimanesse in piedi ma non fosse “interattivo”. Praticamente l’animazione di morte e apparizione del globo non si è compiuta e lo sprite dell’ombra è rimasto fermo. Questi sono problemi tutto sommato risolvibili dagli sviluppatori e assolutamente sporadici.
In conclusione
A Void Hope è un titolo che mostra l’impegno di un team di sviluppatori capace, che riesce a immergerti in un mondo vivo e a raccontare una storia attraverso un comparto estetico e sonoro di tutto rispetto. Consigliato soprattutto agli amanti dei Platform.