Abandon Ship è un titolo che fa drizzare le orecchie di tutti gli appassionati di roguelite, soprattutto per la sua immediata somiglianza con l’eccellente FTL: Faster Than Light. Chi ha giocato il titolo, infatti, non può fare a meno di notare le evidenti somiglianze tra i due roguelite, che puntano tutto sulla gestione di una nave (spaziale e “classica”) e di una ciurma.
Ci sono però anche molte differenze tra i due videogiochi e, di fatto, Abandon Ship riesce a crearsi un’identità tutta sua. Come sempre, in questi casi, bisogna però vedere se il concept iniziale riesce a reggere il peso di una produzione intera, in cui la varietà è fondamentale per assicurare la rigiocabilità dell’esperienza.
Tra tentacoli, mostri marini culti lovecraftiani
Abandon Ship vanta diverse storie e varie modalità, in cui la trama diventa decisamente secondaria. Se però ami seguire una trama vera e propria, con un intreccio di fatti che possa appassionarti, può sicuramente interessarti la modalità campagna del titolo. Questa ti mette nei panni di un cultista impegnato in un rituale “empio e blasfermo” – direbbe Lovecraft – per evocare un antico dio tentacolare.
In un impeto di sanità mentale, però, il (o la) protagonista decide di scappare, salvando anche alcuni prigionieri e requisendo una nave del culto stesso. Nonostante siano fuggiti, però, i membri dell’equipaggio non sono veramente al sicuro: il culto controlla i mari e la creatura sembra quasi essere onniscente.
Inizia quindi una trama fatta di descrizioni, scelte multiple e un’atmosfera degna dei libri dello scrittore di Providence. Le box di testo, vero fulcro della narrazione, vantano infatti una qualità di scrittura molto alta, delineando quindi un’atmosfera cupa, claustrofobica e ricca di orrore.
Tra Kraken, creature marine che entrano nelle taverne (forse citando proprio Dagon), sogni orribili e acque impetuose, Abandon Ship crea un riuscitissimo mix tra una storia marinaresca e un’atmosfera horror.
Abandon Ship: tra abbordaggi, ciurma e fughe in mare
Il loop di gameplay di Abandon Ship parte da basi molto semplici. Le partite iniziano in un’area non troppo vasta, esplorabile con la nostra nave. Per proseguire nell’avventura bisogna esplorarla, risolvere i vari eventi e infine recarsi a una delle quattro uscite, per accedere alla successiva.
Qui il processo si ripete, con eventi diversi e casuali: si esplora, si completano e si cambia area. In tutto questo, il vero cavallo di battaglia di Abandon Ship è il sistema di combattimento, stratificato, complesso e decisamente ben costruito. L’esplorazione resta infatti un mero contorno e, per certi versi, sembra quasi meno curata. Ma andiamo con ordine.
Nella mappa di gioco, è possibile cliccare in qualsiasi punto per muovere la nave. Sostando vicino ad alcuni simboli possiamo accedere a risorse aggiuntive (legno per lo scafo, oro, rifornimenti), ad eventi a scelta multipla o, molto spesso, a combattimenti. Questi ultimi sono quasi sempre necessari per accedere alla zona successiva e, come accennato, sono il vero fulcro del gioco.
Togliamoci però un dente dolente: l’esplorazione è il punto più debole di Abandon Ship. Questa è infatti banale e poco interessante, visto che gli eventi di gioco sono semplicemente segnalati sulla mappa. Navigare è invece privo di stimoli o di interazioni significative e la parte gestionale che normalmente caratterizza questi titoli viene qui ridotta all’osso, accessibile solo nei porti.
In pratica, siamo davanti a una cornice per i combattimenti. Nulla di più. Questo è un vero peccato, visto che mostri sacri come FTL sono ritenuti imperdibili proprio per un sapiente mix tra meccaniche di combattimento ed “esplorative”, dove queste ultime rivestono un ruolo centrale nella costruzione della nave e nelle scelte tattiche che il giocatore è costretto a fare per sopravvivere.
Ma a tutto questo fa da contraltare l’eccellente sistema di sviluppo e di combattimento di Abandon Ship, il cuore pulsante dell’esperienza. Questo si basa tutto sullo scontro tra due navi, poste l’una di fronte all’altra, e sulla gestione di vari fattori in tempo reale, ma con pausa tattica.
Ogni nave di Abandon Ship è divisa in varie sezioni, a cui sono poi associate diverse funzioni. Abbiamo per esempio i due lati del ponte, la prua, gli alberi e la poppa. Ogni sezione opera con maggiore o minore efficienza in base ai danni subiti, in modo molto simile a quanto visto in FTL. Per operare, peraltro, ogni dispositivo presente sulla nave ha bisogno di un marinaio.
Ecco quindi che le batterie di cannoni necessitano di un uomo che faccia fuoco, il timone di qualcuno che lo impugni e così via per i vari armamenti. La ciurma può essere poi gestita molto facilmente, semplicemente cliccando su un uomo e poi cliccando nuovamente sul dispositivo che si vuole utilizzare.
Abbiamo poi la possibilità di decidere quali zone della nave nemica colpire che, allo stesso modo, influenzano le prestazioni dello scontro. Lo scontro ha quindi un sapore tattico, dove la gestione di ciurma, armi e danni (ogni danno allo scafo va riparato manualmente) diventa vitale. Ad aggiungere ulteriore complessità ad Abandon Ship ci pensano vari tipi di armi, indicate per bersagli specifici, come gli alberi, la ciurma nemica, lo scafo e così via.
Ecco quindi che entra in gioco la parte puramente ruolistica di Abandon Ship. Dopo aver attraccato in un porto sicuro, abbiamo la possibilità di spendere le nostre monete per potenziamenti di vario tipo, che vanno da molti tipi di armi, a nuovi membri dell’equipaggio, all’aumento di statistiche specifiche della nave.
Ogni membro dell’equipaggio, poi, appartiene a una classe specifica, specializzata in diverse mansioni. Ad esempio, il cannoniere fornisce un bonus ai cannoni, il timoniere alle manovre di avvicinamento e speronaggio e così via. Da questo punto di vista, Abandon Ship presenta una varietà davvero invidiabile, dando modo al giocatore di personalizzare la nave in molti modi diversi.
Questo ha delle ripercussioni evidenti sui combattimenti, dove possiamo adottare strategie diverse in base a come abbiamo creato la nave. Peraltro, Abandon Ship vanta moltissime sottomeccaniche che rendono il risultato finale profondo e interessante, anche dopo diverse ore di gioco.
Peccato solo che all’eccellenza del sistema di combattimento e di sviluppo si contrapponga una componente esplorativa insufficiente, che abbassa il livello dell’intera esperienza, rendendo le partite molto ripetitive. Sia chiaro, il gioco resta comunque divertente, soprattutto in un mercato come quello mobile, ma siamo comunque davanti a un difetto che si fa notare.
Vale poi la pena spendere due parole sul porting mobile. Abandon Ship è stato adattato molto bene ai piccoli schermi, con controlli soddisfacenti e comodi che, però, devono inevitabilmente scendere a patti con i piccoli schermi degli smartphone. Quando si tratta di fare click in zone molto affollate, quindi, la possibilità di “misscliccare” è molto alta ma, appunto, siamo di fronte a qualcosa di inevitabile.
Luci e ombre di Abandon Ship
Il comparto tecnico di Abandon Ship non è male, ma il porting per Android resta chiaramente molte spanne sotto quello PC. In ogni caso, siamo davanti a poligoni non troppo elaborati e a texure ed effetti buoni, ma non perfetti. Pur essendo su smartphone, siamo comunque sotto il livello a cui ci hanno abituati titoli come Wild Rift o Call of Duty: Mobile.
Il comparto artistico è invece eccellente, grazie a un’estetica dalle tinte L0vecraftiane che rende l’atmosfera cupa, riconoscibile e sempre interessante, anche grazie alle varie descrizioni.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, con musiche ed effetti sempre adatti alle occasioni.