Sviluppato e pubblicato da Capcom, Ace Attorney Investigations Collection è l’ultimo tassello del meticoloso lavoro di restyling prettamente visivo che Capcom ha attuato sull’intera saga di Ace Attorney. Come sempre, siamo davanti a un videogioco narrativo incentrato sulla risoluzione di casi cercando oggetti e interrogando personaggi. Noi abbiamo vissuto entrambe le avventure di Miles Edgeworth su PlayStation 4 e questa è la nostra recensione.
Ace Attorney Investigations Collection e la sua piccola rivoluzione
Ace Attorney Investigations Collection include entrambi i capitoli con protagonista Miles Edgeworth e usciti originariamente su Nintendo DS. Nel dettaglio, parliamo di Ace Attorney Investigations; Miles Edgeworth del 2009 e di Ace Attorney Investigations 2: Prosecutor’s Gambit del 2011, quest’ultimo completamente inedito per noi. Le due opere hanno dalla loro diversi cambiamenti, sia narrativi che ludici, con cui provarono a mutare la saga originale.
Narrativamente parlando, il cambiamento più grande rispetto ai classici Ace Attorney è il rivoluzionario cambiamento di protagonista, non più Phoenix Wirght ma neanche un altro avvocato, come Apollo e il suo omonimo gioco. Qui siamo Miles Edgeworth, volto storico della saga, nemico in aula di Phoenix e freddo procurato che basa i suoi ragionamenti su logiche serrate dando ben poco spazio a istinto ed emozioni.
La variazione di ruolo è abbastanza leggera ma, per quanto riguarda Miles in sé, il lavoro di scrittura è di altissimo di livello. Siamo davanti a un personaggio completamente diverso da Phoenix Wright, che agisce in modo singolare e che è rimasto perfettamente coerente con le sue precedenti apparizioni. Il rapporto tra Miles e altri personaggi noti del mondo di Ace Attorney, come il sempre simpatico detective Dick Gumshoe, risaltano proprio per l’imprevedibilità laddove potevamo invece prevedere il comportamento di Phoenix (dopo titoli e titoli insieme).
Sul piano del carisma, quindi, Miles non fa affatto rimpiangere Phoenix e anzi, se da un lato viene a mancare un aspetto più caciarone e comico (comunque presente grazie ai comprimari che si divertiranno non poco a dar fastidio al povero e distaccato Miles) dall’altro entrambi i titoli e i rispettivi casi ne guadagnano in serietà e credibilità, offrendo situazioni molto coinvolgenti e dagli sviluppi quasi sempre difficili da prevedere restando sempre fedeli al mondo della saga e richiamando più di un personaggio e/o situazione (motivo per cui suggeriamo di giocare a questa collection dopo quelle dedicate all’avvocato in blu).
Inutile dire che siamo davanti a un combo di titoli dove il punto di forza è, senza ombra di dubbio, la narrazione stessa. Questa è a sua volta ancora più variegata e performante grazie all’abbandono dell’aula di Giustizia a favore di aree aperte e location molto variegate. E se nei titoli precedenti lo sviluppo dell’intreccio avveniva con lunghi interrogatori in aula, qui gli eventi si susseguono con una certa “azione” a schermo fatta d’incidenti, inseguimenti, rapimenti e tanto tanto altro. Un ritmo discretamente più elevato e che riesce a non sacrificare l’elaborata psicologia dei numerosi personaggi che appariranno a schermo.
Partliamo di psicologia perché strutturalmente, Ace Attorney Investigations Collection è quasi identico alle altre opere, ci sono ancora lunghi interrogatori, frasi da ribattere e prove da raccogliere, studiare e presentare al momento opportuno per svelare i casi e quindi progredire nella narrazione stessa, che permane lineare e perfettamente godibile oltre che soddisfacente. Sì, ci sono momenti in cui, nonostante sia ormai chiaro il risultato finale, il titolo continua in lungaggini e giri di parole non necessarie, ma è tutto perdonabile e non danneggia nessuno dei due titoli che arricchiscono il mondo di Ace Attorney in modo più che decoroso.
Anche fuori dall’aula, nessuna pietà per i criminali
Ace Attorney Investigations Collection è una collection di avventure di stampo narrativo con risoluzione di enigmi testuali che prevede la localizzazione di oggetti, la raccolta di testimonianze e il loro utilizzo logico per sciogliere l’intreccio di menzogne e scovare la verità. A una struttura ludica classica, fatta di botte e risposte e incalzamenti, si aggiunge una fase più esplorativa che abbandona lo schema alla visual novel (fatto di menù e schermate statiche) affrontando una serie di aree ad esplorazione libera in 2D con visuale semi-isometrica.
Questo significa che muoveremo Miles direttamente su schermo interagendo con oggetti, elementi dell’ambiente e personaggi stessi, muovendoci di area in area come un’avventura grafica classica, conservando informazioni e raccogliendo testimonianze e prove di vario genere da dover poi presentare a seconda dei casi. Il metodo di avanzamento nella storia permane uguale a quello della saga di Ace Attorney stessa, richiedendo lo sbrogliamento di eventuali intoppi narrativi presentando la giusta contraddizione nella giusta linea di dialogo.
Alle fasi di dibattito si uniscono quelle di investigazione dove saremo chiamati a studiare e/o raccogliere anche oggetti oltre che a scrutare eventuali location o aree (tra cui, ovviamente, quelle dove avvengono i crimini). Anche qui, per poter avanzare, dovrai obbligatoriamente raccogliere tutti gli oggetti/informazioni necessario fermo restando che ci sono osservazioni totalmente opzionali e che non sempre sono effettivamente utili. Infine, c’è un’ulteriore fase, più logica, che prevede l’unione di più elementi in un vero e proprio puzzle.
Anche questi elementi sono essenziali per far ragionare Miles e progredire nell’investigazione e nel caso stesso. La struttura ludica ha quindi alcuni cambi, come una maggiore interazione esplorativa, ma chi ha amato Ace Attorney si sentirà comunque a casa. Ace Attorney Investigations Collection aggiunge alcune funzioni in più come l’Autoplay, che lascia scorrere automaticamente i dialoghi e lo “Story Mode” che bypassa in autonomia ogni puzzle dando vita a una semplice storia da leggere, abolendo ogni tipo di ostacolo (occhio che tale modalità annulla anche l’ottenimento dei trofei).
Infine, la collection in esame ha due ulteriori aggiunte come la selezione dei capitoli all’interno dei rispettivi giochi e una vasta galleria (che consigliamo di visitare dopo aver completato i titoli onde evitare spoiler) dove abbonano grafiche, dettagli, bozze e quant’altro. Tale galleria segue l’idea di fondo già vista e apprezzata nelle precedenti collection. Un’aggiunta sicuramente apprezzata anche se rilegata a mero extra.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, siamo ai livelli di ritocco estetico già visti e apprezzati nei precedenti titoli come Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy (di cui puoi recuperare la nostra recensione). Quella che viene presentata come remastered compie passi in avanti notevoli e basta giocare con i filtri per notarlo. Il passaggio dall’originale in pixel a quello attuale è immenso e terribilmente coerente ed efficace (per informazione, puoi giocare alla collection con la grafica originale).
Nuovamente, abbiamo tra le mani un titolo che sembra quasi un anime con movenze, soprattutto quelle di Miles, ormai iconiche. E se è vero che le animazioni dei personaggi con relative espressioni sono comunque cicliche, è altrettanto vero che non stancano e che rendendono i loro artwork “vivi” e credibili senza neanche far sentire l’assenza di un doppiaggio completo (e qui il merito è anche e soprattutto dell’ottima scrittura e caratterizzazione).
Anche le location sono di altissimo livello, con aree più vaste e dettagliate, che si mettono al servizio della nuova tipologia di esplorazione senza mai diventare ostacolo e senza neanche prestare il fianco a pigrizia o ricicli di alcun genere. Per quanto riguarda il sonoro, invece, solo applausi. Parliamo di jingle e colonne sonore orecchiabili e che creano una quotidianeità semplicemente magnifica oltre a diventare in alcuni casi una caratteristica extra dei personaggi stessi (prestate ascolto alla musica di Lang, tanto per dirne una).
Purtroppo, l’unico vero grande ostacolo di Ace Attorney Investigations Collection è ancora una volta l’assenza della lingua italiana, orfana anche dei sottotitoli. Tale mancanza in un’opera di tale livello, con il potenziale di oltre quaranta ore di gioco e una rispettiva mole di testo corposa ed elaborata con tanto di slang e giochi di parole, può tener lontani più di un utente italiano. Un peccato immenso considerando l’enorme bontà del titolo, impreziosito da storie che lasciano il segno e personaggi semplicemente indimenticabili.