Trovo sempre sorprendente come il medium videoludico riesca a trasporre anche mondi che sembrano estremamente distanti tra loro, e anzi talvolta agli antipodi! Un esempio calzante può essere rappresentato dai giochi di carte, che per loro concept e “gameplay” dovrebbero essere teoricamente incompatibili con mouse e tastiera, o jostick di sorta.
Se inizialmente i giochi di carte si limitavano a esperienze arcade o minigiochi all’interno di produzioni di portata ben più ampia, c’è da dire che, probabilmente in concomitanza con il successo di Heartstone, gli sviluppatori hanno accettato negli ultimi anni che i giochi di carte in digitale possono avere la propria dignità. Lo ha capito bene anche Wizard of the Coast che con il suo Magic the Gathering Arena ha creato una piattaforma valida e duratura per tutti gli appassionati del padre dei giochi di carte collezionabili, e in una direzione ancora diversa è andato invece Yoko Taro.
Il papà di Nier infatti, con la sua trilogia (che ha curato in qualità di direttore creativo) di Voice of Cards ci ha mostrato come si possa utilizzare anche con gioco di carte per raccontare un’avventura vasta e dai toni epici come quella di un classico GDR. Dev’essere stata proprio questa nuova via aperta da un autore d’eccezione a ispirare gli sviluppatori di casa Triple.B.Titles, autori di Aces and Adventures, l’oggetto di questa recensione.
Invece di inventarsi un loro nuovo gioco con regole inedite, com’è accaduto con il già citato Hearthstone, o con l’indimenticabile Gwent, Aces and Adventures invece fa incontrare due realtà diversissime tra loro: il poker e il fantasy! Il risultato è un’esperienza davvero gradevole e che a tratti mi ha ricordato perfino quell’incredibile sorpresa che è stata Inscryption, ma a cui manca la stessa profondità, e che, al netto di qualche sbavatura, mi ha regalato non poche ore di divertimento, analizziamolo nel dettaglio!
Aces and Adventures: gli Assi ci sono, le Avventure anche, la trama un po’ meno…
Ci troviamo davanti a un gioco di carte, e per questo la trama potrebbe sembrare uno degli ultimi pensieri degli sviluppatori, che invece hanno attinto dai canoni del più classico dei fantasy per confezionare un pacchetto di avventure che funzionano, pur dando ai giocatori una forte sensazione di già visto. Ciò che sorprende è l’incipit narrativo, che ci vedrà vestire i panni di… un albero!
Più che un albero fatto e finito ci ritroveremo a impersonare lo spirito di un antico ceppo che si reincarnerà in un eroe passato a miglior vita per ripercorrerne le imprese. Questi eroi non avranno una grande caratterizzazione, anzi saranno semplicemente rappresentativi delle tipiche classi del fantasy, e le loro avventure, come già anticipato, non saranno certamente la fiera dell’originalità, anzi, ci ritroveremo davanti a una narrazione che sembra voler essere il più generica e priva di sforzi creativi possibile.
Una particolarità davvero ben riuscita del titolo invece è che il tutto ci verrà raccontato proprio tramite le carte che daranno vita al gioco, come accade anche nella trilogia di Voice of Cards. Carta dopo carta quindi ci ritroveremo davanti avversari di ogni genere, il nostro primo incontro con un viandante ostile sarà semplicemente il preludio a creature di ben altra portata, a partire dai classici slime fino ad animali antropomorfizzati e armati di tutto punto.
Inizialmente potremo seguire esclusivamente la strada del classico guerriero, proseguendo però avremo la possibilità di impersonare anche spiriti che rappresenteranno altre classi, le storie non andranno mai realmente a collegarsi, e anzi i vari percorsi punteranno sul differenziarsi per mood e nemici incontrati. Questo attenzione appena abbozzata dedicata alla trama però non è sintomo di una produzione raffazzonata e superficiale, quanto piuttosto indice di una maggiore attenzione dedicata al gameplay.
Quando un mazzo non basta… usane due!
Come già anticipato, a livello di gameplay il gioco va a fondere gli apparentemente inconciliabili mondi del poker e del fantasy, e lo fa con un deckbuilder a base di classiche carte francesi, supportate da altre in classico stile Magic che serviranno a ricreare le abilità dei vari personaggi che stiamo impersonando di volta in volta.
Per riuscire a realizzare questo atipico sistema di gioco, in ogni partita il giocatore avrà a disposizione due mazzi con cui giocare in contemporanea: il primo mazzo sarà costituito dalle classiche 52 carte francesi da poker, la combinazione dei classici punti del poker consentirà al giocatore di attaccare o difendere con la classica scala di valori in cui una coppia batte una carta alta, una doppia coppia batte una coppia e così via.
Ad aggiungere pepe al tutto ci penserà il secondo mazzo, vero cuore pulsante dell’esperienza deckbuilding: ogni personaggio potrà comporre questo mazzo con carte diverse e costituisce la reale varietà del gameplay, differenziata per classi; le carte contenute in questo secondo mazzo verranno acquisite scontro dopo scontro e rappresenteranno le reali abilità delle classi che interpreteremo.
Ci sarà davvero di tutto: carte che ci permetteranno di eseguire attacchi ad area contro il party nemico, altre che ci faranno recuperare salute, altre ancora che faranno cambiare il seme di una delle carte nella nostra mano così da permetterci di costruire punti più alti e chi più ne ha più ne metta. Devo ammettere che gli sviluppatori ci hanno davvero saputo fare: i set di abilità rispecchiano alla perfezione la classica visione che potremmo avere delle classi, e la curva di difficoltà è ben calibrata, avremo sempre un buon livello di sfida, ma mai frustrante.
Un comparto tecnico da rivedere!
Per quanto il gioco presenti una narrazione appena abbozzata, ma piacevole, e un gameplay divertente e originale, purtroppo il punto dolente arriva, inaspettatamente, proprio nel comparto tecnico! Anzitutto, in generale il gioco è ottimizzato alquanto male, un titolo del genere non richiede chissà quale PC di fascia alta, eppure nonostante io abbia sistemato a varie riprese i settaggi grafici, il risultato era costantemente una grafica che tendeva a sfocare alcuni elementi visualizzati a schermo, in particolare i testi delle carte.
E a tal proposito, il punto più basso della produzione è senza dubbio quello relativo alla traduzione e adattamento dei testi italiani. Sembra che la traduzione dei dialoghi e delle regole sulle carte sia stata fatta letteralmente con Google Traduttore, con sequenze di parole appiccicate quasi a caso e frasi insensate che hanno rese alcune partite più complicate del necessario proprio perché alcune carte non portavano agli effetti descritti.
Anche per quanto riguarda la colonna sonora, purtroppo le considerazioni non migliorano, e ci ritroviamo davanti a un insieme di tracce noiose e ripetitive, che nel peggiore dei casi risulteranno perfino fastidiose, devo ammettere che dopo qualche ora di gioco e nemmeno una traccia piacevole ho preferito mutare il gioco e ascoltare altro nel frattempo.
In definitiva, Aces and Adventures è un card game gradevole e con delle ottime intuizioni a livello di gameplay, con una trama che omaggia i classici canoni del fantasy. Purtroppo, non tutto è filato nel verso giusto durante la produzione, che mostra un comparto tecnico alquanto scadente a livello sonoro e male ottimizzato sul versante grafico.