Uno sciopero generale dei dipendenti di Activision Blizzard per oggi, un crollo del prezzo di mercato che non accenna a riprendersi, una lettera indignata che ormai ha superato le 2500 firme tra dipendenti ed ex-dipendenti.
Le previsioni del tempo per gli sviluppatori di World of Warcraft e i producer di Call of Duty, che dallo scorso martedì sono sotto denuncia per molestie sessuali e maltrattamento dei propri dipendenti, non accennano a schiarirsi, anzi.
Un po’ di contesto sull’ “infamia” di Activision Blizzard
Ormai non è un mistero che in casa Blizzard sia scoppiato un incendio che divampa da una settimana. L’inizio della crisi è dovuto a una denuncia presentata allo stato della California da parte del DFEH con accuse di maltrattamento di lavoratori, discriminazione delle donne e molestie sul luogo di lavoro.
Un simile colpo non poteva arrivare in un momento più inappropriato, visto che l’ammiraglia di Blizzard, World of Warcraft, sta recentemente combattendo con un montante malcontento dentro la propria community che ha prodotto un esodo verso Final Fantasy XIV Online.
Le prime, vaghe e contraddittorie risposte della compagnia hanno avuto il solo effetto di gettare benzina sul fuoco e trasformare l’incendio in un rogo.
Ora i dipendenti hanno indetto uno sciopero generale e prodotto un’indignata lettera di protesta che ha raccolto più di 2500 firme in 48 ore; il mercato ha reagito all’incapacità di Blizzard di produrre una risposta coerente con un crollo nel valore delle azioni della compagnia del 6%, che non accenna a riprendersi.
Il CEO Bobby Kotick e il team di WoW cercano di arginare le fiamme
Cercando di riprendere il timone dell’azienda, il CEO di Activision Blizzard Bobby Kotick si è esposto ieri sera con un comunicato ufficiale: in esso ha condannato le precedenti risposte, si è detto solidale alle vittime di maltrattamento e ha promesso di impegnarsi sin da subito a rivedere la struttura dell’azienda per assicurarsi che situazioni come quelle descritte nella denuncia non si ripetano, o vengano adeguatamente punite senza ripercussioni per coloro che denunciano.
Kotick ha spiegato di aver ingaggiato l’agenzia legale WilmerHale come interlocutore indipendente per condurre tutte le operazioni di revisione, e ha incoraggiato tutti a fare riferimento alla portavoce Stephanie Avakian per testimoniare abusi o violazioni delle politiche di uguaglianza della compagnia.
Il CEO ha garantito che, per le vittime che sceglieranno di uscire allo scoperto non ci saranno ripercussioni, le loro testimonianze resteranno confidenziali ed eventuali rivalse da parte dei superiori non saranno tollerate.
Per concludere l’intervento, Kotick ha promesso di implementare:
- Un sistema di supporto ai dipendenti,
- Sessioni di ascolto per monitorare il benessere degli impiegati,
- Un’immediata verifica dei comportamenti dei manager e leader della compagnia, con una promessa di licenziamento immediato qualora emergesse che le accuse nei loro confronti siano fondate,
- Un rinforzo dei controlli sulle pratiche di assunzione e promozione, con l’obbiettivo di verificare che non vengano perpetrate discriminazioni di sorta,
- Modifiche in gioco, con l’eliminazione di contenuti segnalati dai dipendenti come “inappropriati”.
In armonia con il quinto punto, il team di WoW ha prodotto rapidamente un comunicato in cui ha ribadito il proprio impegno a creare un ambiente amichevole e sicuro per tutti. Nel concreto si elimineranno alcuni contenuti in-game la cui paternalità appartiene al Creative Director (ormai ex) Alex Afrasiabi, nominato nell’accusa come uno dei molestatori.
L’immediata reazione di molti, tra il cui il noto streamer di WoW Asmongold, è stata di scetticismo e critica: ci si chiede quanto genuine siano le promesse e la buona volontà espresse da Kotick e dal team di World of Warcraft, e quanto invece siano il prodotto di un freddo tentativo di fermare il crollo delle azioni della compagnia, ormai in caduta libera.
Comunque si evolverà la situazione, sembra sempre più chiaro che dopo essersi antagonizzata dipendenti e community Activision Blizzard abbia affondato (forse) irreparabilmente la propria reputazione.