Activision Blizzard continua ad avere un luogo di lavoro non idoneo per moltissimi dipendenti e, a causa di questo, è partito un’ulteriore sciopero. A dare il via allo stop è stato il collettivo ABK (A Better Workplace): gruppo di lavoratori che lotta attivamente per avere giustizia e pari diritti. La protesta indetta, però, sembra essere estremamente diversa da quelle portate in precedenza dallo stesso gruppo.
Infatti, parliamo di uno sciopero a oltranza; il che significa che non sappiamo la data effettiva della sua fine, almeno fino a quando non verranno raggiunti gli obiettivi prefissati. La decisione di collaborare con il sindacato è nata principalmente per portare molti più riflettori su quanto è accaduto in questi anni. Non solo, perché sperano che l’azienda riesca a sentirsi con le spalle al muro, tanto da assumersi definitivamente le proprie responsabilità e garantire un posto di lavoro più sicuro. Cosa che, attualmente, sembra non essere.
La protesta sembra non riguardare solo la società statunitense.
Activision Blizzard deve essere un esempio per contrastare qualsiasi realtà negativa
Il collettivo di lavoratori ha richiesto, a gran voce, una collaborazione diretta con tutti i professionisti del settore prendendo una posizione chiara e concisa contro o a favore dell’azienda. Ovviamente senza stravolgere il proprio ambiente lavorativo. In questo modo verrà prodotto un piccolo eco che, di risonanza in risonanza, arriverà a più persone.
Non solo per coloro che hanno subito molestie e abusi, ma anche per tutti coloro che sono stati licenziati in tronco del team Raven Software. Per poter aiutare al meglio gli ex-dipendenti, il collettivo in questione ha indetto una raccolta fondi chiamata Go Fund Me. Sono già in molti ad aver aderito all’iniziativa, tanto da contare ben oltre i $300.000 da almeno 900 utenti. Un grande traguardo, visto e considerato che ciò è avvenuto solamente dopo poche ore dall’apertura del fondo.