Activision Blizzard continua la sua disavventura a causa delle accuse di vari abusi e molestie verso alcune ex dipendenti. Il tutto è partito dal DFEH (Department of Fair Employment and Housing) dello Stato della Caifornia, e nelle scorse ore sono emersi nuovi dettagli che rafforzano le accuse. Si tratta, più precisamente, di un’intervista in cui Emily Mitchell, una dipendente esperta in cybersecurity, parla della sua esperienza risalente al 2015.
In quell’anno, l’esperta, partecipò a una conferenza molto importante riguardante il suo settore di specializzazione, a Las Vegas. Come succede spesso in queste occasioni, non partecipa solo una singola azienda ed erano stati posizionate delle cabine dove potevano avvenire diversi colloqui. Il motivo dei colloqui, principalmente, è quello di dare spazio ai team di ampliarsi assumendo nuovo personale.
In quell’anno Mitchell era disoccupata e provò a partecipare a un colloquio proprio con Activision Blizzard per il ruolo di “penetration testing”; in pratica, Mitchell si era candidata come responsabile dei testi di sicurezza, che permettono la verifica della vulnerabilità dei sistemi informatici.
Il colloquio non andò nel migliore dei modi. L’esperta in cybersecurity parlò con tre uomini e con tutti e tre la situazione è stata al limite dell’immaginario in cui la donna è stata screditata solo per il suo essere donna. In pratica: come può una persona di sesso femminile saperne di cybersecurity?
Activision Blizzard: ecco le domande poste dai tre responsabili
Il primo che Mitchell incontrò le chiese se si fosse persa, non capendo che lei fosse lì proprio per portare a termine il colloquio; il secondo le chiese se fosse in compagnia del fidanzato e il terzo le chiese se sapesse, almeno, il significato di “Pentesting” (Penetration Testing).
Oltre a ciò, non sono mancati vari riferimenti sessuali alla maglietta che l’esperta indossava. Infatti, al centro, vi era una stampa realizzata da SecureState con scritto “Penetration Expert”. Le battute sessuali sono sfociate, successivamente, in frasi umilianti e ancor di più offensive.
L’intervista è stata fatta ai nostri colleghi di VICE e Mitchell rivela di non essersi mai sentita così umiliata e arrabbiata. Ovviamente non firmò alcun tipo di contratto. Probabilmente ci saranno ulteriori ripercussioni sull’azienda, ma non è detto che Activision Blizzard risponda alle nuove accuse.