Activision Blizzard vuole rivoluzionare il BlizzCon, ma non nel 2022; l’evento è stato completamente annullato per permettere all’azienda di poter muoversi con maggior criterio e all’unisono. Non avremo modo di poter partecipare al BlizzCon 2022, ma la società statunitense tranquillizza i fan: ci saranno molti annunci importanti nei prossimi mesi. Questi riguarderanno videogiochi attuali e futuri e noi siamo molto curiosi di scoprire cosa ci stanno riservando.
“Abbiamo deciso di fare un passo indietro e cancellare la BlizzConline in programma per il prossimo anno. È stata una decisione difficile per tutti noi, ma è quella giusta” dal sito ufficiale. “Ogni BlizzCon necessita che tutto il gruppo dell’azienda lavori all’unisono, è uno sforzo corale, alimentato dal desiderio di condividere ciò che creiamo con la community”.
Concludendo, si legge che gli sforzi necessari per il BlizzCon andranno a supporto degli sviluppatori interni alla casa statunitense, in modo da favorire un ambiente decisamente diverso da quello annunciato in questi mesi. Ti ricordiamo che il BlizzCon 2022 si sarebbe dovuto tenere a febbraio e non sappiamo se sarebbe stato in presenza o tramite dispositivi virtuali come è successo con l’E3 2021. Nel comunicato stampa non viene messo in chiaro questo aspetto e sappiamo solo che il prossimo evento che si terrà sarà più inclusivo, sicuro e accogliente.
Activision Blizzard non solo al centro di una decisione difficile, ma anche di un rifiuto da parte del giudice
Gli eventi che riguardano l’azienda non sono finiti; ormai sono passati diversi giorni da quando il DFEH (California’s Department of Fair Employment and Housing) ha dichiarato di non trovare corretto l’accordo preso dall’EEOC (Federal Equal Employment Opportunity Commission) e la casa di sviluppo per risarcire le vittime di molestie. In risposta a ciò, la stessa EEOC girò le carte in tavola dichiarando come il DFEH stesse lavorando sotto un personale conflitto di interessi.
Dopo pochi giorni, la stessa azienda sviluppatrice ha chiesto di poter mettere in pausa la causa il 19 ottobre, così da poter investigare su quanto detto dall’EEOC. La richiesta, però, non è stata accolta dal giudice Timothy Patrick Dillon che nel mentre ha incoraggiato le varie agenzie investigative a cercare qualche altra bega all’interno delle varie società, ovviamente sempre sul fronte etico.
Una causa che rischia di diventare un “tutti contro tutti” e che rivelerà altri spiacevoli episodi non solo riguardanti la casa di sviluppo, ma anche gli enti federali coinvolti.