Immagina di lavorare per una grossa azienda e di ricevere la mail dal tuo capo, dove ti viene comunicato che, con effetto immediato, si rimuove l’obbligo vaccinale contro il Covid-19 per tutti coloro che lavorano fisicamente in ufficio: la mail termina con un augurio quindi di rivedere tutti i dipendenti sul posto di lavoro e non in smart working.
Bene, questo è quanto successo realmente successo in questi giorni ai dipendenti di Activision Blizzard, che si sono visti recapitare una mail dal Chief Administrative Officer, Brian Bulatao. Questa mail ha generato non poco malcontento nei lavoratori, tanto da portarli per l’ennesima volta a programmare uno sciopero che, probabilmente, si terrà questo 4 aprile.
Gli impiegati infatti chiedono a gran voce che venga rimesso l’obbligo vaccinale per tornare in ufficio e che, di conseguenza, si lasci la possibilità di continuare a lavorare da remoto: tornare in presenza deve essere una scelta del lavoratore, e non un’imposizione dall’alto, per questo lo smart working deve essere concesso a chiunque lavori nell’azienda; questo è quanto affermato dai lavoratori.
Il publisher di Call of Duty sembra ancora una volta aver sbagliato la direzione da prendere nei confronti del benessere dei suoi dipendenti e, nonostante l’istituzione di un comitato per le condizioni di lavoro interno ad Activision, la situazione all’interno del colosso dei videogiochi non sembra muoversi nella giusta direzione, richiedendo ai lavoratori di protestare, riunendosi sotto il collettivo ABK (A Better Workplace).
Hanno ragione i dipendenti l’obbligo vaccinale e una tutela della salute prima di tutto individuale. I dipendenti si sono dimostrati maturi.