Airheart, il mondo della pesce celeste.
Con l’aumentare di giocatori appassionati a titoli procedurali, in cui il crafting costituisce un elemento fondamentale, ci confrontiamo sempre più spesso con titoli in cui una fetta importante dell’esperienza è data dal combinare elementi per creare nuove possibilità di gioco.
Nel caso di Airheart siamo in presenza di uno shooter roguelike che combina uno sparatutto twin stick con una importante componente esplorativa, cui si aggiungono il crafting e l’imprevedibilità dei roguelike.
Il risultato è un qualcosa di unico e abbastanza intelligente dal punto di vista tecnico, che diventa sfidante per il giocatore cui è richiesto un pizzico di malizia per la parte tecnica di questo interessante viaggio.
Lady Lindy
La protagonista del gioco è Amelia (chiaro omaggio all’eroica pioniera del volo), una giovane donna, rimasta orfana di padre, determinata a trovare il proprio spazio nel mondo, iniziando da umili origini con la speranza di diventare un grande pilota e se possibile catturare una mitologica balena celeste così da rendere orgoglioso il defunto genitore. Come spesso avviene in questi casi, la storia è destinata a rimanere sullo sfondo durante la partita tornando sporadicamente sotto forma di schermate fisse durante le quali Amelia palesa i suoi pensieri.
Partendo con un aeroplano base molto dimesso il nostro obiettivo è quello di pescare (si in Airheart i pesci hanno le ali e volano) e combattere contro dei pirati dell’aria che ci ingaggeranno a bordo di velivoli man mano sempre più potenti oppure da torrette appostate sulle isolette presenti nel cielo del mondo di gioco.
Il mondo di Airheart si sviluppa tutto in verticale quindi, una volta soddisfatti della pesca e pronti a passare al livello successivo ci basterà trovare una specie di ascensore gravitazionale in grado di farci salire al livello successivo in cui la sfida (e le ricompense)saranno maggiori. In ogni zona, dai nomi ispirati alle stagioni, sono compresi più livelli al termine dei quali Amelia si troverà inevitabilmente a combattere contro un boss, che le renderà la vita difficile ma la cui dipartita ci consente di guadagnare l’accesso alla zona successiva, oltre alle immancabili ricompense.
Gameplay tra le nuvole
L’inizio in Airheart non è dei più agevoli: nulla di quello che va fatto ci viene realmente spiegato e molto è lasciato all’intuizione del giocatore.
In linea di massima per iniziare a capire come funzionano le cose sono necessarie almeno un paio di partite ed affrontare il primo boss; personalmente nei primi minuti mi sono dedicato al miglioramento dell’aereoplano, una strada se vogliamo redditizia ma che può diventare molto costosa.
Questo finché, avendo raccolto un certo numero di materiali ho deciso di esplorare più a fondo il sistema di crafting, come dicevo prima un altro degli elementi salienti del gioco. Anche qui il tutorial è molto stringato e, specialmente all’inizio, tutto sembra avvenire casualmente almeno finché non riesci a capire in che quantità usare i materiali per creare componenti più avanzati, che a loro volta andranno combinati per ottenerne di più complessi, che detto così sembra confusionario.
Tutto sommato lo è, con il dubbio di avere selezionato materiali e quantità giusta che rimane anche dopo avere padroneggiato le basi di questo sistema, con il gioco che fornisce qualche suggerimento su come procedere, fermo restando il tempo da dedicare alla modalità crafting.
Decollare con parti aggiornate naturalmente fornisce molti vantaggi; trovare l’arma giusta per noi è una cosa che fa una gran differenza, per esempio ho iniziato con un cannone al plasma ma mi sono reso conto in breve che c’era di molto meglio in giro.
Oppure ancora è importante avere una maggiore salute, dei boost più potenti o uno scafo che attrae i materiali o è in grado di indicarci la posizione dei pesci; dal momento che possiamo mescolare e combinare le varie parti sta a noi trovare il mix giusto per la nostra partita.
Un’altro elemento che inizierai ad apprezzare man mano che il gioco prosegue è l’arpione di cui il nostro velivolo è dotato e che diventa molto importante sia per arpionare i pesci più veloci sia come arma da usare contro i nemici.
La possibilità di arpionare e scardinare le armi o le corazze dei nemici, non solo è molto utile ma diventa anche divertente nella misura in cui diventa possibile agganciare alcuni di essi e trascinarli in giro per la mappa, mandandoli a sbattere in giro oppure sparando loro addosso mentre sono impossibilitati a reagire.
Avanzare nel gioco vuol dire affrontare nemici più grandi, ma quello che crea più spesso problemi è l’assembramento dei velivoli più piccoli, che sciamano a frotte verso la nostra posizione; come ad esempio nella zona invernale in cui dovremo prestare attenzione a delle piccole e agili navi pirate, destinate in breve a divenire una vera e propria spina nel fianco.
Essere metodici nell’affrontare le mappe paga, prestare attenzione ed eliminare i nemici con cautela, evitando il fuoco incrociato pure. Attirare lontani i nemici o arpionarli via può essere una tattica utile; l’importante è rendersi sempre conto di quando è meglio mollare.
Finché è possibile fare rientro a casa senza perdere il carico, questa ipotesi va tenuta in considerazione: anche se si può rientrare indipendentemente dall’altezza raggiunta, più saremo in alto più sarà rischioso tornare indietro evitando tutte le isolette fluttuanti che si frappongono tra noi e l’hangar. Uno schianto nel mondo di Airheart ci fa perdere tutto quello che abbiamo messo faticosamente da parte; nella modalità normale perderemo comunque una parte dei materiali raccolti, ma almeno non dovremo ricominciare da zero.
La strada (o meglio la rotta) per il successo in Airheart è abbastanza faticosa, specie all’inizio dato che sia per padroneggiare le fasi di volo che il crafting la curva di apprendimento è piuttosto ripida.
Se i controlli twin stick, una volta padroneggiati, diventano efficaci all’inizio ci portano ad essere un po’ impacciati; così come, una volta in possesso dei materiali necessari il crafting è di vitale importanza, a patto di riuscire a padroneggiarlo.
A proposito del crafting, va segnalata la scelta di utilizzare il tasto B per confermare al posto del più tipico tasto A; ciò mi ha spesso causato qualche problema, dal momento che sono state più le volte (specie all’inizio) in cui uscivo dalla modalità, rispetto a quelle in cui sono riuscito a confermare le mie scelte.
Non è una cosa gravissima, ovviamente, e ci si può abituare tuttavia talvolta sono proprio i dettagli a fare la differenza.
Una novità esclusiva della versione Switch è la modalità Party: si tratta di una modalità multigiocatore classica, in locale, che sfrutta i joy con, fino ad un massimo di 4 giocatori, per aggiungere quel pizzico di divertimento in più che può dare l’affrontare un gioco con qualcuno fisicamente accanto, nel tentativo di comandare al meglio uno Zeppelin durante la sua ascesa verso la stratosfera. Anche qui, nulla di particolarmente innovativo.
Segnali di stile
Dal punto di vista grafico i programmatori di Blindflug Studios hanno svolto un buon lavoro, tutto sommato. Anche se inizialmente la visuale a volo d’uccello può indurre in confusione il giocatore, una volta che ci si abitua si riesce ad apprezzare il mondo colorato di Airheart, anche se va detto che i vari livelli tendono a somigliarsi un po’ tutti, non brillando particolarmente per originalità.
Piacevole la colonna sonora, con un ritmo che diventa sempre più incalzante man mano che si salgono i livelli e la presenza di effetti sonori ben calati nel contesto.
Il gioco è scaricabile nello store ufficiale Nintendo.