Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è un titolo che trasuda vecchia scuola fin da subito. Dalle immagini, alla presentazione, passando per la trama e l’estetica generale. Il gioco sembra quasi riprendere ciò che ha caratterizzato i giochi di ruolo classici, gettando il tutto in salsa action e semplificando la formula generale come fece il primo Diablo all’epoca.
Parliamo quindi di un titolo che si rivolge principalmente a una nicchia di giocatori, che magari apprezzano questa estetica o in generale un’esperienza che richiama al passato. Vediamo quindi se vale la pena buttarsi su questo indie nella nostra recensione.
La storia di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms
Alaloth: Champions of the Four Kingdoms ci mette nei panni di un campione eletto da uno dei quattro regni che compongono il mondo di gioco. Dopo una guerra tra divinità, infatti, il demone Alaloth ha portato morte e distruzione nel mondo, per poi essere intrappolato in un quinto regno al centro degli altri quattro.
Il demone si è quindi ritrovato imprigionato in un reame, tramando il giorno in cui porterà nuova distruzione nel mondo. I quattro regni, al contrario, hanno iniziato a chiudere i vari rapporti diplomatici, divenendo ostili e diffidenti tra di loro. Questo ha portato ogni singolo reame a eleggere un campione incaricato di recuperare i frammenti di un artefatto, in modo da raggiungere Alaloth e ucciderlo.
I quattro campioni sono però ostili tra loro e la storia del gioco vede quindi quattro eroi in competizione tra loro e non come alleati. Una trama che, seppur lineare, parte da premesse molto originali, che vengono poi arricchiti con una lore discretamente interessante, in grado di soddisfare i palati dei giocatori che amano spolpare per bene i mondi digitali.
Il difetto più grande del comparto narrativo di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è l’assenza di un intreccio di fatti che possa essere in qualche modo appassionante. Al contrario, il gioco si concentra quasi interamente sul gameplay, rinunciando quindi alla tipica componente narrativa del genere e avvicinandosi invece a un’esperienza molto più incentrata sui combattimenti.
Quattro campioni, un solo demone da uccidere
Il loop di gameplay di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms non è troppo complesso e, anzi, parliamo di un’esperienza che rinuncia a buona parte delle complessità di un gioco di ruolo tradizionale, concentrandosi invece quasi interamente sui combattimenti nudi e crudi e su un comparto ruolistico sicuramente presente, ma non troppo complesso. Parliamo quindi di un gioco di ruolo dalla marcata componente action e con pochi menù tra cui trascorrere il tempo, ma andiamo con ordine.
Il gameplay del titolo alterna l’esplorazione di una world map a quella di piccole aree, dove spesso si svolgono i combattimenti e occasionali enigmi ambientali poco complessi. L’obiettivo finale del gioco è quello di uccidere Alaloth, ma per poterlo fare è necessario recuperare quattro frammenti di un artefatto, necessari per accedere al suo regno. Questi frammenti possono essere reperiti all’interno di dungeon specifici, denominati FA, ma non è possibile sapere in quale punto della mappa siano davvero.
Per poterli trovare è quindi necessario esplorare le varie FA, uccidendo i nemici che si parano davanti e reclamando il loot a fine dungeon. Questa si dimostra l’attività principale del gioco, visto che completando queste zone è possibile ottenere anche equipaggiamento per potenziare il personaggio e punti abilità da spendere per ottenere abilità attive e statistiche migliorate.
In Alaloth: Champions of the Four Kingdoms non vi è infatti un sistema di punti esperienza ma, al contrario, tutto verte sul completamento di questi dungeon, da reclamare per il proprio regno di appartenenza. Questi ultimi, peraltro, possono essere reclamati anche dai campioni dei regni nemici, che quindi competono direttamente con noi per raccattare i frammenti dell’artefatto e per aumentare la gloria del loro regno d’origine.
Quindi, pad alla mano, come si combatte? Tanto per cominciare, è possibile utilizzare attacchi leggeri e pesanti, a cui si affianca una parata, il classico parry, le schivate e persino i calci per rompere la guardia nemica. Si aggiungono poi dei coltelli da lancio, utili però come semplice diversivo e non come vera e propria arma.
Ogni azione consuma una barra della stamina, di conseguenza sta al giocatore gestire attacco e difesa, facendo attenzione a non restare scoperti. A questo si aggiungono abilità attive che è possibile utilizzare in combattimento, sempre sfruttando la barra della stamina. Queste vanno da abilità di cura, a barriere protettive, passando per vere e proprie magie.
In pratica, il sistema di combattimento di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms richiama in parte quello visto nei souls, qui riproposto in una versione semplificata e con visuale dall’alto. Il gioco diventa quindi una sorta di via di mezzo tra un soulslike e un diablolike, con lo schermo spesso riempito da molti nemici e con meccaniche di gestione della stamina decisamente meno punitive.
Il risultato, pur essendo soddisfacente, non è esente da difetti. Tanto per cominciare, il parry non è sempre preciso e con alcuni tipi di nemici capita di non riuscire a comprendere quale sia la finestra di contrattacco. Si aggiunge poi un’intelligenza artificiale molto elementare, che consente per esempio di alternare continuamente attacco e schivata o di far incastrare i nemici in ostacoli dello scenario. Questi ultimi, peraltro, a volte risultano problematici anche per il giocatore, che si ritrova incastrato in angolini apparentemente facili da superare.
In generale, comunque, Alaloth: Champions of the Four Kingdoms vanta una struttura di gioco solida e divertente, che però pecca di eccessiva ripetitività, data dalla poca varietà possibile di build, unita a situazioni che restano comunque molto simili tra loro. Parliamo però di un buon prodotto, soprattutto per coloro che cercano un ARPG leggero e poco complesso.
Ci sono poi alcuni limiti evidenti, come l’esplorazione quasi assente, sia nelle aree, che nella world map. La scelta di rendere le FA così importanti, infatti, rende poco rilevante l’esplorazione generale e riduce l’esperienza quasi interamente ai combattimenti. Una scelta che, seppur comprensibile, porta l’esperienza a essere ripetitiva nel lungo periodo.
Tecnicamente nel passato
Il comparto tecnico di Alaloth: Champions of the Four Kingdoms non è troppo elaborato e, al contrario, gli ambienti, i modelli e gli effetti sono poco soddisfacenti e mai troppo dettagliati. Menzione d’onore invece alle animazioni del protagonista, davvero curate e molto belle da vedere. Lo stesso non si può dire per le animazioni dei nemici, invece di qualità altalenante.
Il comparto artistico del titolo pecca invece di eccessiva genericità, forse per l’eccessiva volontà degli sviluppatori di poggiarsi a un’estetica che richiamasse i giochi di ruolo del passato.
Infine, il comparto sonoro è buono, e svolge il suo lavoro senza problemi, ma anche senza eccellere.