Il “paese del Sol Levante” è un posto particolare, con la sua cultura e il suo modo di interpretare le cose, per questo motivo ha sempre guardato all’occidente con molta diffidenza e altrettanta curiosità. Visto che oggi parliamo di avventure poliziesche e gialle, mi sembra doveroso fare una piccola premessa legata al fatto che, mentre qui in “occidente” avevamo i vari Sherlock Holmes, Poirot, l’ispettore Colombo, l’ispettore Derrick, ecc… personaggi dal grande carisma e dalle grandi doti deduttive, in oriente nascevano le controparti “rivisitate” che a volte si dimostravano più propense a farti fuori con un colpo di Karate (o gadget particolari) che a fare una bella chiacchierata. Questa visione del “tema giallo o poliziesco” si è trasmessa anche al mondo videoludico orientale che ha visto così la nascita di saghe molto interessanti che a volte non hanno avuto la fortuna di vedere il paese dove il “Sol Tramonta”. Una serie che può definirsi un valido esponente del genere è proprio quella legata alle avventure paliesche Jake Hunter Detective Story, creata nel 1987 da Data East e che ha visto il mercato occidentale solo nel 2008 con il capitolo Jake Hunter: Detective Chronicles per Nintendo DS. Con il passare degli anni altri capitoli della serie hanno avuto l’opportunità di uscire dai confini nipponici e oggi vi parlerò proprio dell’ultimo intitolato: Alternate Jake Hunter: Daedalus The Awakening of Golden Jazz.
“Tending the Orchard of your mind”
Alternate Jake Hunter DAEDALUS: The Awakening of Golden Jazz mette il giocatore nei panni di un giovanissimo ragazzo chiamato Saburo Jinguji, o Jake Hunter per noi amici del mondo occidentalizzato. Nella fase iniziale, che funge altresì da tutorial per le nuove meccaniche di gioco, Saburo arriva a New York direttamente dal Giappone per andare a casa di suo nonno Kyosuke, detective di fama internazionale, dalle spiccate capacità deduttive e dal grande senso dell’umorismo.
Il caro nonnino comincia subito a introdurre il giovane Saburo al potere della deduzione, mediante piccoli giochi di investigazione, e all’importanza di “mantenere sempre la mente occupata”. Il giocatore verrà anche a contatto con una delle peculiarità più interessanti del gioco, cioè la possibilità di scegliere il percorso da seguire durante i dialoghi e la relativa costruzione dei rapporti con i vari personaggi con i quali si verrà a contatto durante tutta la storia. Ogni scelta fatta avrà una ricaduta evidente durante i dialoghi e le varie situazioni di gioco durante l’avventura.
L’intera fase iniziale mantiene un tono comico, permette la perfetta introduzione dei personaggi e del legame intenso tra Saburo e suo nonno Kyosuke, che si rivelerà essere alla base di tutto. Mi fermo qui per evitare qualche spiacevole Spoiler, il resto lo lascio scoprire a voi detective.
Finito il tutorial, il giocatore verrà catapultato avanti nel futuro e messo nei panni di un ormai “maturo” Saburo, che si sta recando nuovamente a New York a causa di un tragico evento legato alla morte del nonno Kyosuke. Arrivato alla casa del nonno, Saburo scopre che quest’ultimo è stato assassinato e subito si pone come obiettivo quello di “smascherare l’omicida”. Ciononostante, durante tutta la storia i sentimenti del protagonista non saranno mai legati e influenzati dalla vendetta, ma dal semplice desiderio di “risolvere il caso e far luce su tutto”. Purtroppo, l’impresa si rivelerà essere più complesso del previsto, considerando il fatto che la morte del nonno sarà legata al caso DEDALUS di 20 anni prima e opportunamente insabbiato.
Un poliziesco con un design in stile manga a tinte noir
La trama del gioco è ben strutturata (anche se un po’ lineare) e riesce perfettamente nel suo intento di far vivere al giocatore l’intera esperienza vissuta dal giovane Saburo, restituendo in ogni momento la sensazione che tutte le deduzioni raggiunte e le soluzioni trovate siano il frutto di una lenta e minuziosa maturazione (di entrambi), e non che il personaggio principale le conoscesse fin dall’inizio.
Il giocatore avrà l’opportunità di muoversi all’interno di diverse ambientazioni caratterizzate da un design in stile manga con qualche piccola tinta di noir, dove l’esplorazione ricoprirà un ruolo fondamentale per la scoperta di indizi necessari al caso. Il giocatore avrà la possibilità di guardarsi intorno a 360° gradi (nuova features inserita nella serie) e poter così interagire con gli oggetti in modi diversi. In alcuni casi sarà necessario controllare più volte lo stesso oggetto, sia per carpirne i possibili segreti sia per poter portare avanti una determinata conversazione (…qui viene fuori la leggera linearità del gioco).
Il problema della linearità viene leggermente tamponato grazie alla possibilità data al giocatore di poter scegliere l’andamento dei dialoghi in base alle risposte e di poter così accedere ai diversi finali della “breve” storia, anche se “sbagliare” qualche interrogatorio non sempre creerà molti problemi ai fini della trama, in parole povere: “Il gioco sa benissimo dove ti vuole portare e non sempre si arriverà al Game Over”. Posso garantirvi che ho provato più volte volontariamente a voler ottenere un Game Over e dopo molti tentativi non ci sono ancora riuscito.
Ovviamente la presenza di più finali alternativi permette di ottenere una buona longevità dell’offerta videoludica proposta dal titolo di Arc System Works. In ogni caso per alcuni fan del genere l’esperienza potrebbe rivelarsi troppo breve e lasciare così l’amaro in bocca.
La Colonna sonora di questo Jake Hunter si rivela all’altezza in ogni situazione, restituendo perfettamente le sensazioni provate dal protagonista durante tutte le situazioni vissute all’interno della storia principale.
L’unico difetto, se così lo vogliamo chiamare, che si può sottolineare al titolo è legato alla natura dei controlli, che poco si adattano a quelli di una console come Switch. Per una migliore fruizione dell’offerta firmata Arc System Works consiglio vivamente la versione pc, dove mouse e tastiera si rivelano molto più efficienti come compagni di viaggio.