Amazon ha speso e continua a spendere un mucchio di soldi nella sua divisione gaming, ma finora non ha ancora rilasciato un alcun gioco di successo. Che ci siano delle lotte intestine o una cattiva gestione a monte?
Secondo un rapporto su Bloomberg, due fonti vicine alla società dichiarano che Amazon spenda quasi 500 milioni di dollari ogni anno per la sua divisione di videogiochi, esclusi Twitch e Amazon Luna.
Questa spesa esagerata non sta però pagando, dal momento in cui la società ha dovuto cancellare una serie di titoli in sviluppo come Breakaway e lo sparatutto free-to-play Crucible, che è stato rilasciato e poi ritirato dal mercato a causa della mancanza di giocatori sui server.
Impossibile non citare, parlando di fallimenti, il primo gioco per console in assoluto di Amazon, una simulazione di corse basata sul programma Prime Video The Grand Tour, una serie di recensioni di auto con protagoniste le star britanniche originali di Top Gear. Il gioco attirò così pochi giocatori che Amazon fu costretta a rimuoverlo dai negozi un anno dopo.
Amazon: un gigante tecnologico a corto di fantasia ed intraprendenza
Per sviluppare giochi, la corporation di Beacon Hill ha cercato di utilizzare i suoi rodati processi aziendali, calandoli dall’alto su un mondo, quello dei videogiochi, di per sé creativo e collaborativo. Ovviamente Amazon non è il solo colosso informatico che si sia cimentato in questo settore, ottenendo magri risultati. Apple e Facebook, hanno anche loro puntato molto, ma i loro sforzi finora sono stati altrettanto inefficaci.
I videogiochi di successo sono una combinazione di arte, intrattenimento, tecnologia e budget più o meno ampi. Le grandi aziende tecnologiche si sono illuse che sarebbe bastato possedere le ultime due, e non si sono sforzate di capire le prime, forse anche più importanti nello sviluppo di un buon prodotto. Potrei fare una intera lista di titoli indie, nati da tanta passione e pochi soldi.
Molti degli sviluppatori di giochi che si sono uniti alla divisione di Amazon dedicata allo sviluppo di videogame, senza però riuscire ad adattarsi alla rigida cultura aziendale. L’azienda, come molte multinazionali tentacolari di successo, è guidata da dati quantitativi e ci si aspetta che i dipendenti scrivano lunghi e dettagliati documenti per ottenere l’approvazione per delle decisioni importanti.
Nello sviluppo di giochi, d’altra parte, la cruda razionalità spesso non è la miglior risorsa a disposizione. I risultati, a volte, si possono misurare solo in termini di emozioni o sensazioni intangibili, che solo un creativo o quantomeno una persona con esperienza nel settore ed appassionata può comprendere e valutare.
I fallimenti non fermano i progetti già in essere e quelli futuri
Chiaramente Jeff Bezos non ha mollato la presa e, conoscendo la sua storia imprenditoriale, dubito che si lasci spaventare da alcuni fallimenti o da perdite, per quanto ingenti. Dopotutto è pur sempre l’uomo più ricco del mondo.
Il suo progetto più importante al momento è un MMO a tema Signore degli Anelli, pensato per dar man forte alla serie Tv di Prime Video basata sulle opere di JRR Tolkien. Un altro progetto interessante è costituito dal MMORPG New World, il cui rilascio era originariamente previsto nell’agosto 2020, ma è stato infine spostato a questa primavera.
Per rafforzare la sua divisione giochi, Amazon ha ingaggiato molti sviluppatori esperti come John Smedley di SOE, il designer di Portal Kim Swift e Christoph Hartmann che ha trascorso due decenni a Take-Two. Offrendo stipendi anche doppi rispetto alla media di mercato.
Al di là di questa campagna acquisti, l’elemento di debolezza principale potrebbe essere proprio la persona che ricopre la posizione di vicepresidente di Amazon Games, Mike Frazzini. Manager di fiducia e legato ai valori aziendali di Amazon, ma non proprio un guru dei videogame.
Finora l’unico prodotto Amazon di successo nel panorama videoludico resta la piattaforma Twitch, che attira circa 26 milioni di persone al giorno per guardare video in diretta di altre persone, soprattutto pro, che giocano ai videogiochi. Frazzini contribuì a garantirne l’acquisizione da parte di Amazon nell’agosto 2014 per la bellezza di 970 milioni di dollari. Acquisto rivelatosi poi un vero affare, considerati i velleitari tentativi da parte di Facebook, Google e Microsoft di creare le proprie reti di live streaming dedicati ai giochi. Tutti miseramente falliti.