In giappone l’omosessualità viene vista come una buffa caratteristica di alcune persone, e lo stereotipo del culturista e eminato e con i muscoli oliati è ricorrente all’interno degli anime e dei manga demenziali.
Questa figura mitologica fa la sua comparsa ancora in una serie di videogiochi, chiamata Cho Aniki, uno sparatutto creato dalla Masaya. Nata su PC Engine nel 1992, la serie è diventata famosa solo in seguito in Occidente, spesso portata a esempio dei livelli di stranezza a cui può arrivare un videogioco giapponese.
Il titolo Cho Aniki suonerebbe un po’ come “Super fratellone”, ma questo dà pochi indizi sulla natura del gioco. Di per sé, il gameplay è piuttosto basilare: si tratta infatti di uno sparatutto bullet hell abbastanza canonico.
La storia, tuttavia, è completamente fuori di testa.
Interpretate infatti uno di due personaggi giocabili, l’eroe Idaten o la sexy Benten, che devono fermare Bo Emperor Bill.
Bo Emperor Bill, si ritrova con le riserve di proteine che scarseggiano, e decide di invadere i pianeti confinanti per acquisire la preziosa risorsa. Per tutta la durata dell’avventura, infatti, avrete al vostro fianco due palestrati, Adam e Sanson, che vi aiuteranno a sparare ai nemici grazie ai laser che partono dalla loro zucca pelata.
Adam e Sanson sono l’elemento più riconoscibile del gioco, e non a caso proprio al dinamico duo sarebbe stato dedicato il secondo episodio della serie, Ai Cho Aniki.
Quello che rende il gioco così unico, è il design dei mostri, che sembrano essere stati partoriti dopo un trip in acido. Il bestiario del primo Cho Aniki è infatti composto da ibridi uomo-macchina che farebbero invidia a Tetsuo: L’uomo d’acciaio.
La stranezza dilaga, assume ruoli inimmaginabili
La serie successivamente ancora più strana, sostituendo i nemici con degli uomini muscolosi, e introducendo dei pesci giganti con corpo umano.
Ciliegina sulla torta è anche la colonna sonora composta da un Koji Hayama (Half-Minute Heero). Pensate che a un certo punto la soundtrack arrivò a vendere persino di più del gioco stesso.