Ci sono storie che meritano di essere raccontate, ma che non riescono a raggiungere il pubblico che effettivamente meriterebbero. È questo il caso di Another Code: Two Memories, pubblicato nel 2005 su Nintendo DS, e del sequel Another Code: R – Viaggio al Confine della Memoria, uscito invece nel 2009 su Nintendo Wii.
I due giochi sviluppati originariamente dallo studio giapponese Cing, autore di altri titoli apprezzati come Hotel Dusk e Little King’s Story, non hanno infatti raggiunto il successo commerciale auspicato, tant’è che lo studio è poi fallito nel 2010. Nonostante ciò, Another Code, è riuscito a guadagnarsi una base di fan appassionati grazie alla trama intrigante dei due titoli e alle loro meccaniche di gioco uniche.
A quasi vent’anni di distanza dalla pubblicazione del primo capitolo, Nintendo ha deciso di riportare in vita questa saga appartenente al genere delle avventure grafiche basate sulla risoluzione di enigmi, realizzando il remake dei due giochi che vedono protagonista Ashley Mizuki Robbins. Entrambi i titoli, infatti, sono inclusi all’interno di Another Code: Recollection. Il progetto è stato affidato a Arc System Works. Dopo averlo provato lo scorso dicembre, analizziamo nel dettaglio pregi e difetti di questa operazione.
Another Code: un viaggio tra i ricordi
In Another Code, il giocatore vestirà i panni di Ashley Mizuki Robbins, una ragazza cresciuta sotto la cura della zia e convinta del fatto che i genitori siano deceduti quando lei aveva pochi anni. Nel primo capitolo della saga, Two Memories, la ragazza riceve una misteriosa lettera dal padre che la invita a raggiungerlo sull’isola di Blood Edward.
Decisa a riunirsi con lui, Ashley e la zia Jessica si dirigono verso l’isola, ma una volta arrivate, si rendono conto che non c’è nessuno ad attenderle. Jessica decide di cercare il padre, lasciando Ashley sola e delusa, poiché sperava finalmente di conoscere il genitore. Preoccupata per la zia che non fa ritorno, la ragazza decide di esplorare l’isola da sola.
Una volta giunta nei pressi della misteriosa villa nella quale dovrebbe vivere il padre, Ashley incontra il fantasma di un bambino senza memoria di nome D, che la accompagnerà nella sua avventura alla ricerca di risposte sulla propria famiglia.
Una volta terminato il primo titolo, si avvia immediatamente il secondo capitolo della serie, Another Code: R – Viaggio al Confine della Memoria. Pubblicato originariamente su Nintendo Wii nel 2009, questo secondo capitolo è ambientato due anni dopo gli eventi vissuti in Two Memories.
Il salto temporale fa sì che la stessa Ashley, protagonista in entrambi i giochi, abbia tratti caratteriali differenti. Se in Two Memories la ragazza mostra aspetti un po’ infantili dovuti alla giovanissima età, nel sequel mostra una maturità emotiva molto più spiccata, che le permette di affrontare situazioni più complesse.
Nel secondo capitolo non è solo la protagonista a cambiare, ma anche l’ambientazione si amplia in una cornice più vasta e articolata, quella del Lago Juliet. In contrasto con il primo episodio, dove viene dato molto spazio all’esplorazione della villa, Viaggio al Confine della Memoria si concentra invece su uno sviluppo molto più intenso della trama.
Il titolo, infatti, si addentra in varie sottotrame, introducendo nuovi personaggi e presentando, di conseguenza, una narrazione più stratificata. Questi elementi comportano anche una progressione decisamente più lenta rispetto al primo capitolo, con una storia che necessita di diverse ore prima di decollare. Proprio per questo, anche la durata dei due titoli è differente. Se per raggiungere la conclusione di Two Memories sono necessarie circa 5 ore, il secondo capitolo ha una longevità che si attesta attorno alle 15 ore.
Una volta avviato Another Code: Recollection, il giocatore sarà dunque obbligato a cominciare da Two Memories. I giochi, infatti, vengono riproposti senza soluzione di continuità, fondendo i due capitoli in un’unica grande storia. Una scelta che abbiamo trovato decisamente azzeccata.
Da Nintendo DS a Nintendo Switch: come cambia il gameplay?
Come anticipato in precedenza, Another Code appartiene al genere delle avventure grafiche basate sulla narrazione e sulla risoluzione di enigmi. Mentre il primo capitolo presenta elementi anche elementi di esplorazione, Viaggio al Confine della Memoria è invece più incentrato sulla progressione della storia e sull’interazione con i personaggi, tant’è che su Nintendo Wii era stato progettato come un’avventura punta e clicca.
Nel primo titolo è proprio la villa nei pressi della quale Ashley incontra D a rappresentare lo scenario principale del gioco. Tra i suoi corridoi e le sue stanze, la protagonista e il suo nuovo amico fantasma cercano indizi per capire dove si trovino il padre di Ashley e la zia Jessica. Il giocatore dovrà quindi esplorare l’ambiente circostante, interagendo con gli oggetti e gli indizi presenti nella villa. La trama progredisce proprio attraverso la risoluzione di enigmi e puzzle disseminati nell’edificio, dipanando sempre più anche il mistero aleggia intorno.
La fase di esplorazione risulta molto appagante. All’interno della villa è possibile analizzare praticamente qualsiasi cosa. Cassetti in cui rovistare, stanze da esplorare, strumenti sulle mensole: ogni oggetto potrebbe nascondere un segreto. Inoltre, l’abitazione emana un’aura perenne di mistero, custodendo al suo interno ricordi intimi ed elementi legati alla famiglia di Ashley.
In questo modo la villa sull’isola di Blood Edward diventa una vera e propria protagonista del gioco, un po’ come accade con l’iconica Villa Spencer del primo Resident Evil. Entrambe le abitazioni non solo fungono da cornice centrale per la trama dei rispettivi giochi, ma la loro esplorazione dettagliata, l’interazione con l’ambiente e le storie che racchiudono le rendono elementi centrali all’interno della trama.
Chiaramente, l’atmosfera è del tutto differente, e rispetto a quella horror di Resident Evil, Another Code: Two Memories trasmette sensazioni di mistero, a tratti thriller, ma anche molto emotive e intime, essendo Ashley alla ricerca di risposte riguardo alla sua famiglia.
Per adattare il gioco all’ultima console Nintendo, Arc System Works ha completamente rivisto il sistema di esplorazione. Mentre il primo capitolo prevedeva una telecamera dall’alto e il secondo una meccanica di spostamento a scorrimento laterale verso destra o sinistra, il remake ha adottato un sistema di movimento libero, con la telecamera posta alle spalle della protagonista.
Questa scelta riesce perfettamente a svecchiare l’esplorazione dei due titoli e restituisce al giocatore sensazioni positive nel movimento del personaggio, anche se in alcuni frangenti la telecamera risulta fin troppo vicina alle spalle di Ashley, non permettendo di inquadrare l’ambiente circostante in maniera adeguata.
I comandi sono semplici. Gli stick analogici servono per muovere il personaggio e la telecamera. Il pulsante A serve per confermare o selezionare un oggetto, con B si annulla un’azione, mentre con X si utilizza il DAS. Utilizzando il tasto, invece, Y si apre l’inventario per vedere gli oggetti raccolti fino a quel momento, mentre cliccando la leva analogica sinistra si attiva la modalità aiuto.
Per risolvere i puzzle, il giocatore dovrà spesso fare affidamento al DAS, un misterioso oggetto che il padre di Ashley le ha lasciato assieme alla lettera con cui la invitava a recarsi sull’isola. Questo dispositivo, che nel titolo originale aveva le fattezze di un Nintendo DS e che nel remake ricalca l’estetica del Nintendo Switch, offre una serie di funzioni che permettono alla protagonista di risolvere gli enigmi, ad esempio la fotocamera.
Anche per quanto riguarda i puzzle proposti gli sviluppatori hanno dovuto sostanzialmente riconcepire gli enigmi da zero. Ciò è dovuto al fatto che il titolo originale facesse ampio utilizzo delle caratteristiche specifiche del Nintendo DS: ecco, dunque, che per risolvere alcuni enigmi era necessario utilizzare il doppio schermo e il touch screen, il microfono, e in alcuni casi era addirittura necessario chiudere la console.
Tutto ciò su Nintendo Switch non poteva essere riproposto, nemmeno il touch screen, in quanto sarebbe stato utilizzabile solamente in modalità portatile. Le nuove sfide proposte, però, risultano tutt’altro che appaganti. Si tratta, infatti, di enigmi fin troppo semplici sia nell’esecuzione che nelle meccaniche, rendendo così il remake di Another Code un puzzle game alquanto banale sotto questo punto di vista.
Lo stesso discorso vale per il secondo capitolo della saga. Già all’epoca della sua uscita, Viaggio al Confine della Memoria era maggiormente incentrato sulla progressione narrativa rispetto alla parte ludica, anche grazie a un numero maggiore di personaggi con cui interagire. Una narrazione più estesa e complessa è andata però a discapito dell’interattività e della caratterizzazione dell’ambiente di gioco.
Il Lago Juliet, lo scenario in cui si svolge questo secondo capitolo, risulta infatti più ampio ma, allo stesso tempo, decisamente più anonimo da esplorare rispetto alla villa. Seguendo questa impostazione, quindi, il Wiimote veniva utilizzato sostanzialmente solo come puntatore, in un gioco che risultava essere praticamente sotto ogni punto di vista un punta e clicca. In questo caso, l’operazione di semplificazione per i comandi risulta senz’altro meno invasiva.
Il fatto che, però, si sia persa l’originalità degli enigmi legata alle caratteristiche uniche delle precedenti console Nintendo fa si che venga a mancare quell’effetto sorpresa che aveva stupito i giocatori all’epoca in cui i giochi sono stati pubblicati per la prima volta.
Un’ulteriore novità presente nel remake è quella che riguarda la possibilità di attivare un sistema di aiuti cliccando la levetta analogica sinistra. In questo modo, un indicatore che circonda Ashley mostra al giocatore la direzione in cui dirigersi per proseguire nella storia o per trovare la soluzione relativa all’enigma che sta affrontando. Si tratta di un’aggiunta che consente anche a chi non ha familiarità con i puzzle game di terminare il gioco senza troppe difficoltà.
Tra passato e presente
Anche dal punto di vista tecnico troviamo sia aspetti positivi che negativi. Partiamo dal cuore dell’argomento: la realizzazione grafica. Da questo punto di vista, Another Code: Two Memories è stato rifatto ex novo, rimanendo comunque fedele ai titoli originali. Ad aver subito modifiche marcate sono stati, sostanzialmente, soltanto l’aspetto estetico e l’abbigliamento dei personaggi, con un risultato assolutamente apprezzabile.
I modelli poligonali dei personaggi risultano convincenti e ben realizzati. In particolare, il modello di Ashley presenta un’ottima fattezza, e anche le sue espressioni facciali restituiscono a pieno il ventaglio di emozioni provate dalla ragazza durante l’avventura: dal travaglio interiore che sta vivendo per la sua vicenda personale, ai momenti di svago o di sollievo vissuti in alcuni dialoghi.
A risultare meno convincenti, invece, sono le animazioni che riguardano i personaggi, le quali risultano un po’ ingessati nella corsa e, in generale, nei movimenti, soprattutto per quanto riguarda l’amico fantasma di Ashley. Gestiti con minore cura sono anche le texture degli oggetti secondari, che non hanno ricevuto lo stesso trattamento privilegiato dei modelli principali.
L’operazione di remake ha visto una ricostruzione totale anche degli ambienti di gioco. La villa del primo capitolo appare più enigmatica, affascinante e viva che mai anche grazie a una palette di colori e a effetti di illuminazione che restituiscono a pieno l’atmosfera degli scenari. Il Lago Juliet, invece, è colorato e vivace. Entrambi gli scenari, però, hanno un difetto in comune: risultano, infatti, spogli e poveri di dettagli. Inoltre, a risultare tedianti sono i numerosi caricamenti presenti ogni volta che si passa da una stanza all’altra.
Dal punto di vista estetico, risulta molto efficace l’idea degli sviluppatori di inserire una sottile cornice bianca durante i filmati e le scene di dialogo. Questo effetto ricorda, infatti, le vignette di un fumetto, e si tratta di una scelta stilistica che sottolinea ulteriormente l’importanza dei dialoghi nel contesto della narrazione del gioco.
La colonna sonora è ben realizzata e accompagna nel migliore dei modi le avventure di Ashley, con temi musicali capaci di far immergere il giocatore in quell’atmosfera misteriosa che pervade le fasi di esplorazione e di risoluzione degli enigmi. Anche il doppiaggio, in lingua inglese, è realizzato in maniera ottima, soprattutto per quanto riguarda la protagonista. I testi, allo stesso modo, sono egregiamente tradotti in italiano.