RECONNECT – The Heart of Darkness ha esattamente ciò che hai letto nel sottotitolo di questo articolo; andiamo con ordine, perché di parole da scrivere e farti leggere ve ne sono veramente tante.
Inizio subito col dire che RECONNECT – The Heart of Darkness è presente su Steam in accesso anticipato al prezzo di €12,49. Il genere in cui si categorizza è quello della strategia minimalista, dove l’IA è auto-apprendente. Cosa significa? Molto semplicemente: ogni volta che ricominci la partita o vai avanti, l’IA apprende il tuo comportamento e fa un piccolo corso accelerato per renderti la vita difficile in futuro. E questo accade ogni volta che riavvii, ogni volta che il gioco riparte.
Detto così fa pensare a un titolo molto carino, innovativo e curioso; in realtà è stato digerito con molta fatica, seppur RECONNECT – The Heart of Darkness in sé non sia affatto male presentando anche elementi molto belli che spesso un gioco dovrebbe avere come elementi base.
RECONNECT – The Heart of Darkness lo giochi in tempo reale, letteralmente
Non è uno di quei titoli che viene etichettato come “nuovo videogame in tempo reale” e poi si rivela essere altro; giocherai seriamente con il tempo che hai imparato a conoscere fin da bambino e ogni minuto passato dentro la partita ha delle conseguenze.
Come detto prima, l’IA apprende ogni minima cosa, anche il tuo carattere o atteggiamento on-game. Se ci metterai venti minuti a fare un’azione, l’IA penserà che sta giocando una persona estremamente vulnerabile e ti attaccherà senza pietà. Al contrario, se per eseguire la tua strategia ci metterai due minuti scarsi l’IA apprenderà l’azione come una tua forma di aggressività e, seppur diventerà violenta a sua volta, sarà anche impaurita attaccandoti con maggior dubbio.
L’obiettivo quale sarebbe? Ebbene, dovrai raggiungere il Cuore dell’Oscurità per indebolire l’IA e passare al round successivo. Sempre. Penso tu abbia capito chi sarà il tuo nemico principale (che dovrai vedere più come un virus con RNA che come un’IA fatta e finita); la stessa è ovviamente malvagia ed ha infestato l’intero cosmo consumando pianeta dopo pianeta insieme alla propria luce e alla propria vita.
Nell’oscurità che rimane, tu sei uno sprazzo di luce e dovrai raggiungere il Cuore per riportare la controparte luminosa nell’intero cosmo. Hai diversi mezzi a disposizione per arrivare alla buona riuscita della missione, come la manipolazione del tempo (utile nel caso in cui le cose non stiano andando proprio bene). La tua arma principale, però, sarà la strategia con offensive e difese tattiche per ampliare la tua base in un mondo ispirato al cervello umano: alla sua rete neutrale biologica.
L’IA tenterà di distruggerti e per farlo utilizzerà le ANN, degli sciami di droni (più volentieri viste come connessioni neurali) che si orientano negli ambienti memorizzando tutto. Sono loro, in realtà, ad aggiornare l’IA e ad insegnarle le tue strategie.
Perché il gioco ha un grandissimo “NO”?
Come hai potuto leggere nell’introduzione di questa recensione, il gioco può sembrare interessante. E con la storia che ti ho riportato lo è veramente, puoi credermi, ma la famosa “piena sufficienza” la prende solo su questo punto qui.
RECONNECT – The Heart of Darkness si apre senza un menù, senza alcun tipo di senso logico. Almeno così sembra. In realtà, una volta aperto, inizia a rilevare le impostazioni del tuo hardware per garantire un’esperienza di gioco ottimale adattandosi alla CPU. Questo perché il gioco risulta molto dinamico e colorato, ad un certo punto, e potrebbe avere alcuni problemi con certi computer.
In basso a sinistra c’è un conta FPS molto simile a un contachilometri dove è possibile vedere a quanti FPS stiamo andando. Se raggiunge la soglia critica, RECONNECT – The Heart of Darkness automatizza l’abbassamento della risoluzione ottimizzandosi in corso d’opera.
Tutto molto bello, certamente, ma personalmente era una cosa che non sapevo e non ci sarei mai arrivata se non leggendo la descrizione fatta dagli sviluppatori sulla pagina Steam. In realtà l’avrei letta in un secondo momento, perché per prima cosa – personalmente – avvio il gioco non appena finisco l’installazione.
Qualsiasi tipo di gioco sia, mi assicuro che l’installazione sia andata a buon fine. Trovandomi in una situazione in cui non sapevo cosa fare, senza un menù, senza alcuna scritta, con la tastiera non funzionante (costringendomi alla chiusura forzata) mi ha spaventata. Molto banalmente, mi ha ricordato moltissimo quando le demo di molti giochi di tantissimi anni fa non erano veramente demo, ma semplici video. E non potevi fare altro che guardarti questo “gameplay trailer” senza muovere un muscolo.
Però a quei tempi lo sapevi e, bene o male, l’unica azione che facevi era quella di esaltare contento. Qui non è successo così. Continuando a leggere la descrizione fatta dagli sviluppatori, noto che il gioco non avrà alcun tipo di tutorial se non qualche consiglio che apparirà sullo schermo di tanto in tanto sotto forma, appunto, di consiglio.
Una volta avviato seriamente RECONNECT – The Heart of Darkness, ho constatato che è vero: non c’è alcun tipo di tutorial.
In RECONNECT – The Heart of Darkness te la devi cavare da solo, altrimenti…
Questa scelta è stata fatta appositamente per permettere all’utenza di avere un’esperienza gratificante. Il pensiero di RobotHeart Lab, gli sviluppatori del titolo, è stato questo: “sei stato bravissimo, sei riuscito a capire da solo il funzionamento del gameplay, del gioco, di tutto”.
Hanno pensato anche a chi non riesce a scavallare questa mancanza, inserendo nella pagina Steam un PDF con la guida completa. Questo mi ha fatto storcere molto il naso. Inoltre, puoi disattivare questi “tutorial” dalle impostazioni.
Parlandoti sinceramente, tutto ciò mi ha fatto sentire non poco stupida. É lodevole il fatto che un team di sviluppo voglia far scoprire man mano il proprio gioco, rendendo anche l’esperienza appagante non solo a livello di gioco; se inserisci una guida esterna vuol dire che il gioco è basilarmente difficile e lo sai già.
Una volta capito la meccanica del titolo, però, fila liscio come l’olio e risulta anche molto gradevole per chi è appassionato di giochi quasi al 100% strategici. Purtroppo questi elementi vengono visti immediatamente appena si avvia RECONNECT – The Heart of Darkness e rompono completamente l’hype che si potrebbe avere anche solo leggendo la sua storia. O banalmente guardando il trailer.
Una cosa molto carina che hanno inserito gli sviluppatori è quella di voler creare un’esperienza multisensoriale anche con il suono: sarai tu con le tue azioni a creare la colonna sonora del gioco.
RECONNECT – The Heart of Darkness in conclusione: è da giocare oppure no?
Non ora. Non adesso. Gli stessi sviluppatori hanno dichiarato di modificare RECONNECT – The Heart of Darkness in base al feedback dell’utenza, ma all’inizio risulta completamente non giocabile e si perde interesse. Banalmente, si può riassumere tutto ciò in: “l’IA starà sempre avanti rispetto a me che non conosco neanche le meccaniche basi di gioco”.
Un consiglio per gli sviluppatori? Assolutamente quello di inserire almeno i comandi base, o quanto meno spiegare il funzionamento di alcune scelte da fare in-game (come le tre vie da prendere man mano che si va avanti in RECONNECT – The Heart of Darkness), e lasciar poi esplorare il giocatore con le sue strategie. Lasciando apprendere l’IA mentre l’utente cerca di capire come muoversi all’interno del cosmo, lo fa sentire non gratificato.
Bisognerebbe giocarci se si ha voglia di aiutare gli sviluppatori (cosa che consiglio) e dopo aver letto per intero la guida presente sulla pagina di RECONNECT – The Heart of Darkness.
Il prezzo che ha attualmente, personalmente, risulta essere troppo alto per ciò che offre. Inoltre è un gioco in accesso anticipato, quindi era praticamente sottinteso che sarebbe stato modificato prima del lancio definitivo. E pagare €12,49 per dare un feedback, lo trovo eccessivo. Un costo minore sarebbe stato più apprezzato.
Un vero peccato, in quanto la grafica del cosmo è veramente tanto, tanto, bella.