Anthem, l’action-RPG multiplayer ultimo figlio di BioWare, già mamma di saghe videoludiche ormai storiche, da Baldur’s Gate fino a Mass Effect, ha fatto parlare molto di sé fin da ancora prima della sua uscita a inizio 2019. Dapprima atteso con trepidanza da parte dei fan della casa videoludica di Edmonton, è stato ben presto oggetto di numerose critiche negative, legate soprattutto alla narrazione poco approfondita e scarna e all’eccessiva ripetitività.
Nonostante questi pareri non incoraggianti, Electronic Arts, proprietaria della BioWare, non ha dato il titolo per spacciato, tanto è vero che da circa un anno si sente parlare di un possibile restyling totale del titolo, spesso chiamato Anthem 2.0 o Anthem Next. Le informazioni a riguardo, tuttavia, sono sempre arrivate in maniera piuttosto frammentaria e discontinua. A rincarare la dose c’è il fatto che il numero di giocatori ha toccato i minimi storici, raggiungendo a maggio 2020 quota trenta persone in game.
A causa di ciò, la EA sta tutt’ora valutando se rendere effettivo questo ‘salvataggio’ oppure cessare definitivamente il supporto ad Anthem.
Un altro fattore di rischio per Anthem è costituito dal recentemente accertato inizio dei lavori per il quarto capitolo di Dragon Age, il cui trailer ufficiale è stato presentato agli ultimi Game Awards (ne abbiamo parlato qui). A dirigere lo sviluppo di questo atteso titolo è Christian Dailey, che ha preso in mano il progetto dopo le dimissioni di Casey Hudson (la stessa persona che aveva confermato la possibilità di una riprogettazione di Anthem, vedi qui) e Mark Darrah, entrambi collaboratori storici di BioWare.
Dailey, direttore dello studio BioWare Austin, è la stessa persona che era stata incaricata di ‘salvare Anthem‘, impresa che ora si rivelerà ancor più difficoltosa data la indubbia mole di lavoro che richiederà il nuovo Dragon Age.
Non possiamo ancora sapere cosa sarà di Anthem, tuttavia dispiace sempre sapere che un titolo, per quanto sia stato poco apprezzato o sia invecchiato, rischi di chiudere i battenti. La tristezza è ancora maggiore quando il titolo in questione è il frutto degli sforzi di una casa videoludica come la BioWare, amata e rispettata da una folla di giocatori che per ore e ore di gioco hanno vagato per i mondi fantasy di Baldur’s Gate, Neverwinter Nights e Dragon Age, oppure hanno viaggiato nello spazio con Star Wars: Knights of the Old Republic e Mass Effect.