La prima impressione è fondamentale in tutti gli ambiti, quello videoludico non escluso: ciò, però, non significa che dobbiamo sempre fare riferimento a quest’ultima al fine di comprendere la natura di un prodotto. Un esempio eccellente in tal senso è quello offerto da Antonblast, irriverente titolo platform con meccaniche action sviluppato ed edito dai ragazzi di Summitsphere.
Il titolo, con grafiche cartoon e colori sgargianti, non si può in nessun caso, al di là delle apparenze, accostare a prodotti con simili descrizioni come un The Plucky Squire o, ancora meglio, un Pizza Tower. Il titolo, che vi recensiamo nella sua versione su Steam, gode di una chiara identità tutta da sviscerare.
Colorati, ma non spensierati
Antonblast, come d’apertura d’articolo, è un platform in 2D con una forte componente action che fa della sua irriverenza e della sua grezza estetica un marchio di fabbrica e un punto di assoluto favore.
Il gioco si divide in livelli su più piani che dovremo completare ottenendo delle speciali fiches sparse per la mappa fino ad arrivare a sbloccare l'”Happy Hour”, un breve periodo di gioco, della durata di circa 3 minuti, durante il quale dovremo rifare individuare la porta d’uscita del livello per terminarlo definitivamente.
Impersonando il nostro alter ego maschile o femminile (possiamo cambiare scelta in corso d’opera senza troppi problemi) dovremo andare in giro per i livelli di gioco armati di un martello e della nostra voglia di assoluta distruzione, radendo al suolo con ben poca grazia tutto quello che capita su schermo.
C’è davvero bisogno di raccontare?
Dati i presupposti, potete facilmente intuire come una trama, per un titolo come Antonblast, possa risultare quasi fuori luogo, eppure quest’ultima la ha, e ci teniamo a dire che funziona anche piuttosto bene sia come pretesto alle azioni del personaggio sia, soprattutto, sul fronte più “tecnico”, con cutscenes simpatiche e coerenti con il mondo di gioco e una buona strutturazione fisica e caratteriale dei personaggi.
Soffermandoci ancora sull’aspetto tecnico del gioco, osserviamo come Antonblast sia fondamentalmente un progetto che “non sa stare fermo“: lo schermo incita il giocatore ad un movimento continuo e frenetico, con le azioni del personaggio che muovono energicamente tutto ciò che lo circonda, distruggendo oggetti, pezzi di scenario e nemici in una serie di scenari che vedono nascondere stanze segrete, ricompense extra e scorciatoie.
Questa idea frenetica viene solo che amplificata dalla struttura semplice e minimale a livello grafico, con sprite appositamente “brutti” e sgraziati, per non dire “grezzi”, che emergono energicamente con pose ed espressioni caricaturali semplicemente esilaranti. Facciamo attenzione a non confondere la semplicità grafica e strutturale con la pigrizia degli sviluppatori: questo effetto un po’ fatiscente e trasandato degli scenari, a nostro parere, aiuta il giocatore a immergersi ancora di più nelle atmosfere demenziali.
Atmosfera che viene quanto mai evidenziata e resa parte integrante dell’avventura grazie alle colonne sonore: un consiglio, non giocate il titolo con il volume spento, vi perdereste parte dell’esperienza.
A chi è indirizzato Antonblast?
Con la sua sfacciata mancanza di tatto nei dialoghi (altresì detta comica volgarità), non ci sentiamo di dire che questo titolo possa andare incontro alle esigenze di un ampio pubblico, anzi, riteniamo che solo gli utenti con un umorismo di un certo tipo possano apprezzare appieno l’esperienza.
A discapito delle prime apparenze sul fronte grafico, con animazioni che possono ricordare un Taz Looney Tunes, sconsigliamo fortemente il titolo ai giovanissimi. Un progetto di questo tipo, in sostanza, può essere l’ideale per quel tipo di giocatore che non guarda l’apparenza ambientazioni spoglie, storia ridotta all’osso) né si concentra sulla volontà di trovarsi di fronte ad un gameplay profondo e rivoluzionario.
In parole povere: se la confusione e la volgarità più demenziale, con un gameplay semplice, diretto e travolgente che non costa al giocatore una particolare fatica, avessero un nome, quello sarebbe proprio “Antonblast”.