Sviluppato da Yggdraseed e pubblicato da Firenut Games, Anyaroth: The Queen’s Tyranny è un action platform 2D che viaggia tra nostalgia e modernità che narra di una ribellione su un pianeta distante e dalla visione distopica. Noi abbiamo affrontato la Regina su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Anyaroth: The Queen’s Tyranny – uniti contro la Regina
La trama di Anyaroth: The Queen’s Tyranny lo diciamo subito, non brilla per originalità. Siamo su un pianeta alieno (tale Anyaroth) e impersoniamo un individuo insettiforme dal passato particolare (non sconvolgente ma intrigante e che scoprirai già nel corso della prima missione) e munito di particolare casco tecnologico. Il gioco inizia proprio durante un test del suddetto casco e con un omicidio. Ciò che accade dopo, vede il protagonista – tale Avestas – raggiungere e unirsi ai ribelli. Si tratta di uno schieramento di alieni che si è apertamente schierato contro la Regina. La monarca, infatti, ha ampliato notevolmente i suoi domini con un’occupazione ferrea e dannosa sia per il pianeta che per i suoi abitanti.
La sovrana ha aumentato la presenza militare in ogni territorio, devastando le foreste e le città e aumentando il lavoro nelle miniere e la raccolta – nonché sfruttamento – delle relative risorse. Insomma, sta uccidendo il pianeta per arricchirsi e in più, sopprime gli oppositori con la violenza. Come avrai potuto intuire, non si tratta di una narrazione particolarmente originale.
In compenso, Anyaroth: The Queen’s Tyranny ha abbastanza elementi che catturano l’attenzione. Si tratta di una sorta lore, potenziata dai dialoghi opzionali coi personaggi non giocanti e dalla raccolta di determinati oggetti (tra cui i caschi, simili al nostro, che troverai abbandonati in giro e che dovrai “sbloccare” eseguendo banali mini giochi stile rhythm game), che offre una panoramica generale del mondo alieno, della sua stratificazione, delle società e dei problemi che lo affligge. E a al proposito, l’hub è una piacevola zona pacifica in cui poter, appunto, approfondire alcuni elementi narrativi oltre che prepararsi per la prossima missione.
Spara e salta
In quanto action platform in 2D, Anyaroth: The Queen’s Tyranny segue le linee guida standard, non rivoluzionando alcunché e limitandosi a offrire una formula ludica abbastanza solida seppur non comodissima. In particolare ci riferiamo alla mira da indirizzare manualmente seguendo una linea retta immaginaria che permette al nostro eroe di colpire anche bersagli in volo (agevolati a schermo da un piccolo mirino quadrangolare bianco). E non solo, se vuoi voltare il protagonista, dovrai ruotare la mira alle sue spalle (il personaggio, infatti, o avanza o indietreggia).
Manovrare bene il sistema di mira (affidato all’analogico destro) è essenziale soprattutto nelle fasi avanzate di gioco e richiede un certo impegno. Il sistema è un po’ legnoso e la combo muoviti-mira-spara non sarà immediata, seppur necessaria per la sopravvivenza. In compenso, affrontare i nemici standard non è molto impegnativo, merito anche della buona varietà di armi che potrai selezionare ed equipaggiare all’inizio delle missioni.
Inoltre, il nostro eroe potrà anche utilizzare una mossa melee abbastanza standard ma efficace contro determinate tipologie di nemici. E parlando di questi ultimi, non brillano molto per originalità e intelligenza. All’inizio, ci ritroveremo prevalentemente ad affrontare delle grosse formiche guerriere che si limiteranno a caricarci a testa bassa. Ecco, buona parte dei nemici farà così. La strategia per sopravvivere è quindi eliminarli man mano senza alcuna pietà sfruttando eventuali piattaforme ed evitando di farci circondare.
Saltare non è una brutta strategia e il level design, seppur molto standard ed elementare, non va sottovalutato. Grazie alla possibilità di spostare la mira manualmente, possiamo mirare facilmente ai nemici in basso sparandoli dall’alto. Un ottimo modo per massacrare il regime restando al sicuro. Il problema è che presto appariranno nemici armati a loro volta di armi a distanza o perfino di vere e proprie ali. Insomma, la varietà, seppur non sorprendete, c’è.
Discorso diverso per le boss fight, queste sono più impegnative, originali e anche abbastanza soddisfacenti da superare. Rimane il fattore legato allo sfruttare la morfologia dei livelli che non è male. Banalmente, un nemico che spara proiettili dal cielo si può contrastare difendendoci sotto una piattaforma che diventa così uno scudo impenetrabile e inamovibile.
Sfruttare l’ambiente, preparare un buon equipaggiamento (non mancano degli oggetti extra da poter equipaggiare liberamente prima della missione), padroneggiare le proprie armi e conoscere il nemico, sono le basi per sopravvivere tra le fila della ribellione e per provare a detronizzare la crudele Regina. Per quanto riguarda l’equipaggiamento, questo può essere preparato esclusivamente o nell’hub o interagendo con “stravaganti macchinari” (o con determinati personaggi) che offrono anche la possibilità di salvare la partita.
In particolare, la gestione dell’inventario permette di equipaggiare due armi da fuoco (quella standard ha proiettili infiniti), un’arma da melee e un “equipment” ossia uno oggetto extra (a sua volta potenziabile) il cui utilizzo può essere limitato (ad esempio, la pozione curativa all’inizio può essere utilizzata solo due volte per missione). Un altro esempio di oggetto extra, è un drone automatico che fornisce un fuoco aggiuntivo seppur abbastanza deboluccio. Insomma, decidere che oggetto extra portare con sé è un’interessante aggiunta. Per poter potenziare o acquistare nuovi oggetti (ma anche armi), avrai bisogno di soldi che potrai facilmente recuperare sconfiggendo i nemici missione dopo missione.
Grafica e sonoro
Graficamente Anyaroth: The Queen’s Tyranny non brilla molto. Le atmosfere e gli ambiente sono abbastanza anonimi e peccano di dettaglio. Anche i personaggi e i nemici (esclusi i boss) non brillano per caratteristiche, riciclandosi spesso (salvo per i PNG con cui è possibile dialogare nell’hub, abbastanza diversi tra loro). Non c’è comunque molto che crei un’identità coriacea e concreta al titolo. Da segnalare che durante la nostra prova ci sono stati alcuni casi di rallentamento durante gli scontri più concitati ed affollati. Ma tutto sommato, niente di grave.
Anche il sonoro non brilla per originalità, con tracce gradevoli ma dimenticabili ed effetti che rientrano perfettamente nella norma. Da segnalare l’assenza dei sottotitoli in italiano (anche se i testi in inglese sono facilmente comprensibili). Buone anche le modalità di gioco offerte dalla Switch con quella portatile leggermente superiore considerando la tipologia di titolo e la sua resa visiva (abbastanza minimal).