Aokana – Four Rhythms Across the Blue è un videogioco di genere eroge, vale a dire un visual novel a risvolti erotici, sviluppato da Sprite e pubblicato su PC il 28 novembre 2014, su PlayStation Vita il 25 febbraio 2016 e su PlayStation 4 il 26 gennaio 2017. La versione che abbiamo provato, però, è quella per Nintendo Switch, uscita in Occidente solo il 21 agosto di quest’anno. Un’importante informazione è la mancata disponibilità di una localizzazione in italiano, che limita la scelta linguistica al giapponese e all’inglese.
Per chi fosse interessato, dal titolo è stato tratto anche un anime in 12 episodi, intitolato Ao no Kanata no Fō Rizumu (appunto, Four Rhythms Across the Blue). È arrivato però il momento di tuffarsi nell’analisi del gioco.
Trama: qualcosa in più del semplice sesso
Trovandosi in ritardo e volendo evitare le ire della dispettosa insegnante della sua classe, Masaya decide di sfruttare per la prima volta dopo anni le sue scarpe antigravità e volare assieme ad Asuka verso la scuola, sfuggendo alla docente prontamente appostata all’ingresso dell’istituto. Nel pomeriggio, tocca nuovamente a Masaya insegnare alla nuova studentessa a volare con le scarpe da lui usate il mattino stesso, che si rivelano essere il mezzo di trasporto più impiegato nell’area di Shitou City.
Da questo corso accelerato, le vicende precipitano fino a che Masaya non mette definitivamente da parte le sue riserve a gareggiare nel Flying Circus, sport che sfrutta le scarpe antigravità dal quale si era ritirato anni prima per motivi misteriosi, gettando alle ortiche il suo grande talento. Diventato così allenatore della squadra della scuola, Masaya si ritrova a stretto contatto con Asuka stessa, oltre che con Misaki Tobisawa, Mashiro Arisaka e Rika Ichinose, le fascinose componenti del team ciascuna più o meno corrispondente ai cliché femminili con i quali chiunque abbia mai guardato un anime è ampiamente familiare.
Per fortuna, Aokana non si limita a sfruttare questa situazione per arrivare alle pur lunghe sequenze sessuali, della durata di 15 o anche 30 minuti, di Masaya con una delle sue giocatrici. Al contrario, il titolo sviluppa bene la trama e si impegna abbastanza anche nel world building, con tanto di lezioni di una pseudo-fisica piuttosto credibile che punta a spiegare il funzionamento delle scarpe antigravità.
Grazie a questa felice scelta, capita talora di dimenticarsi che si tratti di un videogioco di genere erotico e si finisce per concentrarsi di più sulle vicende sportive, che rendono il titolo quasi una versione spinta di Mila e Shiro o Capitan Tsubasa. Certo, non passa poi molto che le insistenti battute di Misaki, la più maliziosa delle quattro ragazze, riportino subito alla mente il vero punto di interesse di Aokana, magari subito prima di cominciare una delle sequenze bollenti disponibili per ciascuna romance.
Gameplay: un manga hentai solo in parte interattivo
In Aokana, infatti, c’è la possibilità che le nostre scelte sbagliate portino a interrompere bruscamente le avventure di Masaya, conferendo al gioco una longevità molto variabile. L’impressione tuttavia è che il giocatore sia coinvolto troppo poco: nelle prime tre ore circa della nostra run, ci siamo imbattuti solo in due di queste situazioni. Questo problema non è dovuto al fatto che si tratti delle fasi iniziali del titolo, magari più concentrate sulla presentazione dei personaggi, in quanto proseguendo con il gameplay la frequenza delle decisioni non aumenta significativamente, lasciando il giocatore spesso con un senso di frustrazione.
Le occasioni di rendere Aokana un po’ più interattivo, però, ci sarebbero state ampiamente. Ad esempio nella sfida introduttiva di Asuka al Flying Circus, si sarebbe potuto implementare un sistema di scelta del consiglio datole da Masaya, che, pur non influendo per motivi di trama sull’esito dello scontro, avrebbe potuto agevolare la relazione con la ragazza e il suo attaccamento al futuro coach.
Insomma, Aokana risulta troppo statico anche per gli standard del visual novel, spostando di fatto il grosso del proprio appeal sulla parte erotica. Il che è un peccato, specie a fronte della trama complessivamente buona di cui abbiamo parlato, che rischia talora di essere mandata avanti velocemente per il fastidio di non essere coinvolti attivamente in alcun modo. La scelta di dedicare la trama al Flying Circus, sport progettato per essere molto dinamico e pieno di voli, giravolte e bruschi cambi di direzione, inoltre, si sposa malissimo con il genere del visual novel, in cui questo dinamismo viene ucciso anche visivamente dalle istantanee che fanno da sfondo ai dialoghi.
Grafica: uno storyboard in stile anime
L’aspetto più positivo delle visuals di Aokana, tuttavia, arriva con la palette di colori e le scelte per le immagini di sfondo. Come suggerito già dal titolo, la trama porta i personaggi a volteggiare spesso nel cielo sopra l’oceano durante i loro allenamenti e i match di Flying Circus. In questi momenti, il blu diventa il vero protagonista e si prende tutta la scena, interrotto solo dai colori al neon che servono a intuire le traiettorie percorse da ciascun personaggio.
Se la grafica generale sembra abbastanza anonima, è proprio quest’ultimo elemento a farla innalzare al di sopra della sufficienza, grazie alla sua bellezza e, soprattutto, alla funzionalità alla trama. Il senso di libertà e fascino che deriva da questi fondali, infatti, veicola alla perfezione il sogno che Masaya ha perso e si ritrova paradossalmente a recuperare solo con il tempo, mentre lo insegna alle sue allieve/amanti.
Sonoro: varietà delle voci e noia della musica
La prima cosa che si nota dal menu delle opzioni, infatti, è la cura nei dettagli delle voci dei personaggi, il cui volume può essere gestito separatamente, scegliendo ad esempio di innalzare la voce timida di Rika e abbassare quella da tsundere di Mashiro. Il titolo, poi, è completamente doppiato sia in giapponese che in inglese, ad eccezione delle linee di dialogo di Masaya, che funziona da protagonista muto probabilmente per accentuare l’immedesimazione con il giocatore, sensata in realtà quasi solo nelle scene di sesso.
Le tracce musicali, al contrario, arrivano ben presto a risultare fastidiose. È indubbio che siano delle belle composizioni che si sposano bene con le situazioni che vanno a descrivere, aiutando anche il giocatore a sincronizzare le proprie emozioni con quelle dei personaggi. Il problema è che sono troppo poche e cambiano con una frequenza tale da cominciare a risultare ripetitive già dalle prima ore di gioco. Non aiuta, inoltre, che ogni volta che un nuovo brano prende il posto del precedente, un piccolo banner compare nella parte superiore destra dello schermo, dichiarandone il titolo. Il che non solo distrae dal vero focus di Aokana, cioè la trama e gli scambi di battute tra i protagonisti, ma rendono ancora più evidente la scarsa varietà della musica.
Longevità: un’arma a doppio taglio
I difetti di gameplay che abbiamo già discusso, infatti, rendono il titolo semplicemente noioso, facendo pesare i ritmi lunghi e distesi con cui introduce i personaggi e il loro background e sviluppa le loro storie e crescite personali. Lo stesso vale per i momenti erotici, che si protraggono per tempi senza dubbio verosimili, ma che aggiungono ulteriore tedio essendo composti quasi totalmente di gemiti e dei nomi ripetuti reciprocamente dai due amanti.
Non aiutano neppure le scelte multiple che hanno lo scopo di aggiungere rigiocabilità. Pur essendo, come detto, pochissime, il senso di fastidio prodotto dal ritrovarsi a essere spettatori quasi totalmente passivi di fronte a un prodotto che si suppone interattivo fa sì che non ci verrà mai in mente di cominciare una nuova run.