La community che ruota attorno ad Apex Legends, popolare battle royale di Respawn Entertainment e Panic Button Games, sta vivendo giorni particolarmente concitati: sembrerebbe, infatti, che Tufi, popolare hacker, sia stato finalmente fermato non solo da una “caccia all’uomo”, ma anche da potenziali azioni legali.
Apex Legends, Tufi e la questione hacker
Hacker e cheater sono un fastidioso problema, sia che si parli di giochi multigiocatore non competitivi, sia che si parli, soprattutto, di giochi competitivi: è questo il caso di Apex Legends, titolo martoriato, nei mesi, da diversi utenti che si sono divertiti a creare scompiglio nelle partite utilizzando trucchi ed exploit del gioco.
Uno fra tutti, però si è guadagnato la nomea di “impossibile da bannare“: trattasi di Tufi, hacker diventato famoso per il suo utilizzo di cheat o DDoS durante partite classificate, tornei o attacchi diretti a streamer, come quello contro Shivam “ShivFPS” Patel, il quale ha rimediato un ban temporaneo dalla piattaforma di Twitch dopo aver perso la pazienza a seguito dei ripetuti attacchi dell’hacker.
Se si vanno a leggere i dati non è difficile capire il perché Tufi sia diventato un cheater così rinomato: nel corso degli anni, EA ha bannato un numero spaventoso di account. In una nota del marzo 2019, il conteggio degli utenti sospesi permanentemente ammontava a 500.000, mentre è notizia di un paio di mesi fa quella del ban di 700 utenti di alto rank, tra cui 180 di rank Diamante o Predatore.
Il 4 maggio, però, Apex Legends si è aggiornato alla sua Season 9, vedendo misteriosamente sparire Tufi e tutti i suoi attacchi. È calato il silenzio, rotto solo dalle dichiarazioni di NRG Rogue: secondo il noto streamer, infatti, l’hacker è stato arrestato e si trova ora ad affrontare azioni legali da parte di Respawn Entertainment.
Nelle successive ore sono uscite nuove dichiarazioni, smentite, ritrattazioni e video inchieste che hanno reso il puzzle ancora più complesso.
Cos’è realmente successo? Tufi è stato realmente arrestato? Come è stato “catturato”? Proviamo a ricostruire la storia.
Caccia a Tufi: la cronologia degli eventi
6 aprile 2021- Per ricostruire questa intricata storia dobbiamo partire da un video pubblicato sul canale YouTube di Respawn Entertainment: qui, Jason McCord, Design Director di Apex Legends, dichiara una priorità la “guerra ai cheater“.
9 aprile – Ryan K.Rigney, direttore delle comunicazioni per Respawn, pubblica un tweet in risposta ad un pro player stanco del problema degli hacker, dichiarando di essere a conoscenza del problema, confermandosi pronto ad agire anche in maniera legale.
https://twitter.com/RKRigney/status/1380574353499230210
25 aprile – La caccia a Tufi prende una brusca svolta grazie ad un piccolo youtuber di nome Bor0, il quale pubblica un video dove riesce a contattare l’hacker: nel corso della finta intervista, questi prima si dichiara intoccabile, poi, forse con eccesso di spavalderia, mostra come utilizza i suoi cheat e verifica la sua identità tramite un video-selfie.
Alla fine del video in questione, lo youtuber si offre di collaborare con Respawn donando tutte le informazioni sensibili non pubblicate in cambio della possibilità di poter bannare lui stesso i sospetti cheater che va incontrando nelle lobby.
Qui non esistono informazioni chiare: non si sa se EA abbia effettivamente visto il video o contattato lo youtuber, sta di fatto che le tracce di Tufi si perdono tra la pubblicazione del video e l’uscita della nuova stagione.
4 maggio – Apex Legends si aggiorna alla stagione 9: da qui, di Tufi non si sentirà più parlare.
9 maggio – Durante una delle sue dirette streaming (qui la clip), NRG Rogue dichiara di sapere che Tufi è in carcere e che sta per affrontare un processo legale: qualche ora dopo, però, lo stesso si corregge su Reddit, affermando che non era serio quando parlava di prigione, confermando, però, le azioni legali in corso.
Il mondo del web si è subito mobilitato: la testata Dot Esports ha contattato Respawn Entertainment chiedendo delucidazioni, ma la casa americana si è detta impossibilitata a rilasciare dichiarazioni a causa di azioni legali attualmente in corso, confermando, di fatto, quanto detto da Rogue.
10 maggio – La risposta di Tufi è tempestiva: il giorno successivo alle dichiarazioni di Rogue, infatti, pubblica un video sul suo canale YouTube per provare che non è in carcere e che non è stato bannato. Il video in questione è un suo gameplay nella nuova modalità arena, introdotta, infatti, solo con la nuova Season 9.
https://www.youtube.com/watch?v=-x35tXs1OcE&t=3s
Qui finisce, per ora, il botta e risposta tra Tufi, Rogue e Respawn: nonostante il video dell’hacker, la community sembra essere convinta che il suo “regno del terrore” stia volgendo al termine.
Cheater e hacker: un problema comune
Apex Legends, però, non è il solo a soffrire del problema degli hacker: Fortnite, ad esempio, nel suo periodo di massima popolarità, portò in tribunale un player che andò a modificare il codice di gioco. Oggi, però, uno dei titoli sotto l’occhio del ciclone è CoD Warzone.
Nei mesi, l’assenza di un vero e proprio sistema di anticheat ha permesso a siti esterni di sviluppare software in grado di donare notevoli vantaggi agli utenti che pagano un abbonamento mensile per poter usufruire del loro servizio. L’arrivo della nuova stagione e della nuova Verdansk 1984 facevano sperare in novità sotto questo punto di vista, speranze che si sono infrante molto velocemente.
A far traboccare un vaso già troppo colmo, però, è stata una diretta streaming di Pow3r, durante la quale due cheater hanno addirittura cercato di ricattarlo: lo streamer ha reagito lanciando l’hashtag #FIXWARZONEita. La risposta del pubblico è stata fortissima: oltre 15400 retweet, tutti a sottolineare quanto la community sia stanca di questa situazione.
Perché ci meritiamo tutti di meglio, non solo gli streamer #FIXWARZONEita
— Giorgio POW3R Calandrelli (@POW3R_GC) May 9, 2021
Sono giorni importanti per la lotta ai cheater: la speranza è quella di poter finalmente trovare un metodo che possa rendere le partite online più serene, potendo, magari, poter contare su un sistema di segnalazioni o di monitoraggio antihack efficace.
Per ora, questo è tutto, ma rimaniamo in attesa di eventuali sviluppi o aggiornamenti.