Aragami 2 rappresenta il classico titolo destinato a dare un seguito ad un gioco che è riuscito a conquistare gli appassionati solo con il passare del tempo. Il primo episodio, sviluppato dal team catalano di Lince Works, fece breccia in un genere ormai collaudato e per certi versi anche abusato paradossalmente grazie alla sua apparente semplicità.
Lo stealth di Aragami iniziava mettendo il giocatore a confronto letteralmente con quelle che sono le basi del genere di appartenenza: poi, nel corso delle ore necessarie per completare l’avventura, il sistema di gioco si sviluppava e finiva per essere più complesso, quasi volendo accompagnare l’utente in un vero e proprio senso di crescita e progressione.
Quello che vuole fare Aragami 2 è essenzialmente la stessa cosa, arricchendo il tutto però di diverse novità, complice anche il maggior budget messo a disposizione per lo sviluppo di questo seguito, che sbarca peraltro in formato nativo anche su console di ultima generazione. Il risultato finale, tuttavia, è forse figlio di uno sviluppatore ancora alla ricerca della sua maturità artistica.
Aragami 2 – Recensione: 100 anni dopo…
Il titolo è ambientato letteralmente un secolo dopo il suo predecessore, volendo dare spazio anche a un maggior numero di giocatori senza legarsi eccessivamente alla trama, comunque poco accentuata, del primo capitolo. Non che in Aragami 2 le cose siano tanto diverse: sebbene lo studio spagnolo abbia provato a dare maggior incisività e profondità alle vicende che fanno da sfondo alle sessioni di gioco, è chiaro che il tutto è comunque il solito pretesto per mettere l’utente nei panni del proprio avatar il prima possibile.
In ogni caso, il gioco ci permette di impersonare appunto uno di questi Aragami, leggendari assassini capaci di sfruttare il mondo delle ombre a loro piacimento. Questo potere risulta loro particolarmente utile per affrontare gli eserciti che mettono a repentaglio la sicurezza del piccolo villaggio di Kakureka. La storia scorre via senza particolari colpi di scena, anche se è in grado di mettere sul piatto miti e leggende orientali che dopotutto risultano affascinanti. Non è comunque per l’aspetto narrativo che Aragami 2 prova ad eccellere.
Aragami 2 – Recensione: un gameplay che si perde sul lungo andare
Il sistema ludico proposto da questa piccola produzione non fa altro che ripetere quanto visto dal predecessore: siamo di fronte ad uno stealth apparentemente piuttosto basilare, che inizia con pochissime mosse a disposizione pensate per permettere ai giocatori una soglia di ingresso che non sia eccessivamente ripido. L’idea, almeno all’inizio, funziona.
Esattamente come per il primo capitolo, l’utente viene accompagnato appunto in una progressione continua, in cui si apprendono volta per volta nuove mosse e abilità che donano maggior profondità al gameplay, grazie anche ai poteri a disposizione del protagonista. Le fasi stealth rappresentano insomma praticamente l’80 percento, se non di più, di quel che vuole offrire Aragami 2 pad alla mano. Sono previsti infatti dei combattimenti corpo a corpo, ma sono fortemente sconsigliati.
Sebbene il combat system sia più profondo e praticamente rivisto rispetto quello visto nel primo Aragami, pur basandosi comunque sul solito moveset fatto di attacco, difesa e parry, i nemici risultano veramente ostici da buttar giù, specialmente se dovessero circondarvi: in quel caso non avrai letteralmente scampo.
Non significa che il gioco sia difficile, anzi, ma che vuole favorire nettamente la progressione tramite stealth, lasciando che i combattimenti siano un male necessario a cui proprio non potrai fare a meno per varie ragioni. Un piccolo errore o semplicemente una situazione in cui non sei riuscito a infiltrarti furtivamente e che ti ha costretto a imbracciare la spada e iniziare il duello.
Anche perché, va detto, completare un livello senza essere completamente visti dal nemico è una grossa fonte di soddisfazione. Il gioco premia questa filosofia con un sistema di ranking che ti darà letteralmente un voto a fine missione: inoltre, avrai dei piccoli sub-obiettivi da perseguire per ottenere un punteggio ancora migliore. Questo sistema, che punta sull’immediatezza e l’accessibilità dello stealth, è l’arma principale di Aragami 2. Almeno per le prime ore.
Con il passare del tempo, il gioco svela purtroppo tutti i suoi limiti. Sappi che l’intera campagna si sviluppa all’interno di un hub centrale (il villaggio, insomma!) che potremo esplorare liberamente per provare le nuove abilità o spendere le monete raccolte durante la storia. Qui è presente una bacheca in cui scegliere le missioni da intraprendere e così partire. Ogni incarico, come detto, premia con un voto a seconda delle azioni effettuate, oltre a fornire un profilo caratteriale specifico nel caso avessimo deciso di uccidere tutti i nemici o, al contrario, risparmiarli. E soprattutto valuta quante volte siamo stati scoperti.
Questo significa che le missioni possono essere rigiocate tutte le volte che si desidera, per ottenere un ranking migliore o raccogliere collezionabili perduti. Il problema risiede tuttavia nel modo in cui Aragami 2 offre la sua progressione: poche sorprese e tanta, purtroppo, davvero tanta ripetitività.
Il level design dei vari incarichi fatica a sorprendere, specie sul lungo andare, oltre a non offrire sempre lo spunto necessario per effettuare le missioni in stealth senza essere “costretti” a combattere. La caratterizzazione dei nemici varia ben poco anche fino alla fine e in ogni caso l’intelligenza artificiale deficitaria finisce per spegnere negativamente la “magia” della filosofia stealth.
Questo perché funziona in modo basilare: sono in grado di accorgersi soltanto dei corpi per terra e, ogni tanto, a captare qualche rumore, anche se mai in maniera particolarmente brillante. Tuttavia, ignorano facilmente le macchie di sangue lasciate per terra, la scomparsa di alleati con cui stavano precedentemente dialogando e così via. Capisci bene, quindi, che con il passare delle ore questo aspetto, e gli altri citati, finisce per avere un peso che rischia di far cadere alla noia ancor prima dei titoli di coda.
A salvare un po’ la situazione ci pensa la modalità cooperativa, che è probabilmente la cosa migliore che Aragami 2 è capace di offrire. Giocare i livelli in compagnia di un amico è senza dubbio più divertente e dona nuova verve a un sistema di gioco altrimenti stantio e in profondità poco coinvolgente. Il level design inoltre pare adattarsi meglio a un gioco in due piuttosto che agli assassini solitari: un chiaro segnale di come la co-op sia stata la filosofia principale su cui si è basata l’intera esperienza ludica della produzione.
Segnalo con la penna rossa anche lo stile grafico: dall’affascinante cel-shading del gioco precedente, in Aragami 2 si è passati ad una marcatura più realistica, che tuttavia finisce per risultare presto anonima e facilmente dimenticabile. Ed è un gran peccato considerato che l’aspetto visivo era una delle caratteristiche migliori e segnanti del predecessore e che viene adesso sostituito da una direzione artistica di certo non buttare, ma neanche da segnare nel taccuino dei lavori da ricordare.
Buono se non altro l’aspetto puramente tecnico, con un gioco perfettamente fluido almeno su console di ultima generazione, dove ho effettuato il mio test. Su PlayStation 5, aggiungo, non ho notato tuttavia un particolare utilizzo delle caratteristiche del DualSense, che resta praticamente inutilizzato se non per le funzioni basilari. Un gran peccato.
Aragami 2 è disponibile per Nintendo Switch, PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S. Il gioco è inoltre disponibile sul catalogo di Xbox Game Pass.