Sarò sincero, non è frequente vedere videogiochi di battaglie mecha in questo periodo. Risultano quasi videogiochi di nicchia per “appassionati”, in un mondo ormai stravolto dai Battle Royale, ed è un piacere per me notare che non tutti seguono la massa.
Armed to the Gears è un videogioco sparatutto, con visuale isometrica ed elementi strategici sviluppato da Rafael Solon e distribuito da Volcanic Games. Un titolo quindi indipendente, con il grande desiderio di essere, per i videogiocatori, quella ventata d’aria fresca di cui hanno bisogno.
Che il gioco ci riesca o meno lo vedremo in questa nostra recensione, ad ogni modo se ti piacciono le battaglie mecha ti consiglio di andare a leggere questo nostro articolo che parla di un videogioco che potrebbe interessarti. Ma adesso è ora di andare, dite che posso gridare la mitica frase “Goldrake avanti”???
Piccola nota prima di iniziare: Armed to the Gears è un videogioco che vede la sua primissima uscita su Steam circa un anno fa, riproposto recentemente su eShop Nintendo e distribuito da Forever Entertainment.
Armed to the Gears, le premesse
Come ti ho già accennato ti trovi davanti ad un videogioco sparatutto, con visuale isometrica, e con dei piccoli frammenti strategici. Ammetto che, detta così, potrà sembrare una cosa leggermente confusionaria, ma diamo un occhiata alla trama, quantomeno ciò che viene detto dallo stesso sviluppatore.
Armed to the Gears è ambientato in un futuro distopico dove regna un regime totalitario, un futuro in cui una resistenza di ingegneri combatte con un robot di fanteria, con l’obiettivo di liberare alcuni avamposti. O dovrei dire prendere il controllo di alcuni reattori.
Nel gioco avremo la possibilità di avventurarci in otto missioni, in cui dovremo per l’appunto prendere il controllo di tutti i reattori, e sconfiggere le unità nemiche a loro difesa. Nel corso del gioco potremo sbloccare nuovi armamenti, schierare in campo delle torrette, oppure personalizzare un minimo il nostro mecha.
Sarà anche presente e giocabile una seconda modalità, in cui dovremo difendere il nostro avamposto da ondate di nemici. Le meccaniche di questa modalità saranno simili alla prima, semplicemente dovremo restare a difesa di un solo reattore, schierando armamenti predisposti a renderci il compito più facile.
Non abbiamo chissà che trama o risvolti, anzi è tutto pressochè lineare e semplice. Questo Armed to the Gears già in questo, propone un immediatezza sconvolgente, pochi fronzoli e si punta tutto sul gameplay. Ma nel comparto tecnico riuscirà ad eccellere? Lo vedrai subito…
Diamo uno sguardo al comparto tecnico
Pad alla mano, o dovrei dire Nintendo Switch alla mano, il videogioco è si immediato ma forse anche troppo. Il menù di gioco è scarno e semplicistico, e anche l’intro del videogioco stesso è opzionale, e non viene avviata automaticamente all’inizio del gioco. Sinceramente questa scelta l’ho trovata un po’ strana.
Il comparto grafico
Sul lato grafico non ci troviamo davanti ad un gioco mal strutturato, tutt’altro. Sono anche presenti dei piccoli, ma piacevoli alla vista, effetti di distruzione (quando ad esempio camminiamo contro una recinzione). Il che dimostra la volontà, dello sviluppatore, di rendere questo gioco il più piacevole possibile.
Non ci saranno neanche filmati di intermezzo, ne in computer grafica, ne testuali, il gioco sarà sempre il medesimo. Dovrai catturare i vari “punti di interesse” sulla mappa e mantenerli, tutti quanti. Non ci sarà alcuna variazione, ne sulla trama, tantomeno sul gameplay.
Restando in ambito grafico devo annotare anche alcune scelte discutibili. Innanzitutto partendo dalla scelta grafica del mirino, che spesso si confonde con il resto dell’ambiente e non è facile ritrovarlo “ad occhio”, rendendo così difficile comprendere dove stiamo per sparare. Altra cosa da annotare è la differenza sostanziale fra il giocarlo in portabilità o in modalità docked.
In modalità portabilità non solo perderai facilmente di vista il mirino, ma diverrai anche cieco nel cercare di leggere le scritte in game (non che siano chissà quanto importanti a dire il vero). Mentre giocarlo in docked facilita la lettura delle scritte in game, ma renderà il videogioco leggermente problematico nel framerate. Premesso, in entrambe le modalità il mirino lo perderai di vista.
Il comparto audio
Nel comparto audio gli effetti sonori sono ben equalizzati e campionati, le esplosioni (seppur tutte quasi simili) sono piacevoli da ascoltare. Lo stesso vale per la riproduzione degli effetti sonori delle varie armi o delle colonne sonore, quest’ultime poco varie e incisive, perlomeno sono presenti.
Rafael Solon, Armed to the Gears è un occasione mancata
E’ sul lato del gameplay che tocchiamo il tasto peggiore, e siamo presenti ad alcune problematiche. Prima fra tutte la scomodità dei comandi, non proprio comodi ed intuitivi, soprattutto per ciò che concerne la navigazione nei menù in game predisposti al posizionamento delle torrette, o al ripristino di alcuni edifici.
La non presenza di un tutorial (che in realtà è presente, ma del tutto opzionale come l’intro del gioco) è discutibile, consiglio infatti di giocarlo subito, se non vuoi ritrovarti a diventar pazzo premendo tasti a caso. Non è nient’altro che un tutorial basico, che seppur minimale è pur sempre meglio di niente.
La poca varietà di missioni (in tutte dovremo fare la stessa identica cosa) e la poca varietà di armamenti, armature, o altro, potrebbe rendere questo gioco noioso già dopo la prima ora. Ci impiegherai anche un po’ a comprendere che gli stessi reattori, se in mano nemica, spawneranno nemici ogni tot di secondi. Nemici che poi avanzeranno alla conquista degli altri reattori.
Il modus operandi sarà sempre il solito, conquistare un punto di interesse distruggendo le basi nemiche nei pressi, piazzarci una torretta lanciamissili nelle vicinanze, ed avanzare al prossimo punto di interesse. Ogni tanto capiterà di incontrare qualche unità nemica più forte delle altre, ma niente che con un po’ di pazienza non si può superare.
Tutto quì?
Un po’ di pazienza ed un intelligenza artificiale non di primissimo pelo, oserei dire. Spesso nell’effettuare una “ritirata tattica” alcune unità nemiche ci rincorreranno, mentre altre torneranno indietro nei pressi del punto di interesse. E seppur potrebbe sembrare una strategia oculata, vi assicuro che non lo è.
In Armed to the Gears alcune unità si faranno anche sparare tranquillamente senza muoversi, basterà semplicemente calibrare la distanza adatta in cui la IA si attiva e vi rivela come minaccia attaccandovi. Restando quindi a debita distanza potrete anche attaccare e distruggere molte truppe nemiche, molte ma non tutte per fortuna.
Giocando ad Armed to the Gears si ha la sensazione di essere davanti ad una buona occasione sprecata, un titolo che poteva essere davvero quella ventata d’aria fresca di cui noi videogiocatori abbiamo bisogno. Un occasione che purtroppo si infrange sulla dura realtà, di un videogioco ripetitivo, noioso, e con una sola meccanica di gioco riproposta per otto missioni.
Un videogioco indipendente che, se venduto ad un prezzo esiguo, posso consigliarvi di acquistare. Tuttavia trascorse quelle poche ore necessarie alla risoluzione delle missioni preposte, non offre niente più. Peccato, poteva essere davvero un gran bel gioco, se lo sviluppatore Rafael Solon avesse osato qualcosa in più.