Sviluppato da Seedy Eye Software e pubblicato da Limited Run Games, Arzette: The Jewel Of Faramore è un gioco d’avventura in 2D a scorrimento orizzontale caratterizzato da un particolare stile d’animazione che ci riporta indietro nel tempo e che riesce a strappare più di una risata. Noi abbiamo vissuto l’avventura di Arzette su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Arzette: The Jewel Of Faramore
Prima di affrontare la trama di Arzette: The Jewel Of Faramore è bene scoprire come è nato il progetto. Prima di tutto, parliamo dello sviluppatore: Seedy Eye Software. Dietro di questi c’è Seth Dopply Fulkerson, autore del remake non ufficiale di Link: The Faces of Evil e Zelda: The Wand of Gamelon. Entrambi i remake, rimossi praticamente subito per non incorrere nelle ire legali di Nintendo, coinvolgono due dei capitoli più brutti di Zelda mai esistiti e pubblicati negli anni 90 per Philips CD-i. Ma, l’elemento caratteristico di entrambi i titoli è, neanche a dirlo, l’animazione CD-i.
Per farla breve, è un tipo di animazione che oggi è famosa soprattutto per i meme comici e che riportano anche ad animazioni di dubbio gusto e dal valore fortemente trash come le opere della Dingo Pictures. Ecco, Arzette: The Jewel Of Faramore spicca soprattutto per l’utilizzo di questa animazione.
E saremo onesti, funziona. Le azioni esagerate, deformed, spiccatamente assurde si sposano con una narrazione sopra le righe e che prende il normale canovaccio da classico adventure game e ci ricama sopra qualcosa di più “stupido”, leggero e comico. Siamo nel Regno di Faramore che, dopo dieci anni di beata pace, si ritrova, ahinoi, vittima nuovamente del malvagio Daimur (una sorta di fusione di Bowser e King K. Rool col naso da maiale e i capelli biondi e lunghi. Ma niente paura, la salvatrice del regno è ancora tra noi: la principessa Arzette.
Tale principessa, che ricorda vagamente Shantae, si ritrova così impegnata in un lungo viaggio solitario che la vedrà spostarsi in giro per il regno. Solitario… perché l’altro tizio, biondino e vestito di verde che ricorda vagamente (neanche troppo) Link, è in realtà un codardo fanfarone che preferisce restare al sicuro piuttosto che mettersi in gioco.
La narrazione di Arzette: The Jewel Of Faramore è quindi una classica avventura che ci vedrà coinvolti a raccogliere i frammenti di un particolare gioiello con cui poter catturare, di nuovo, il malefico Daimur. La particolarità della storia, però, è dovuta al cast vivace e folle che popola tutto il gioco. Questi li troverai soprattutto nella città dove potrai dialogare con loro prendendoli a spadate (esattamente). I dialoghi sono tutti animati e gli effetti sono spesso imprevedibili e marcatamente ironici. Non brillano per la scrittura ma per l’estetica brutta ma efficace.
Nota di merito anche per le missioni… tra le prime troverai un lupo mannaro che reclama la cittadinanza perché stanco di vivere nel bosco. Il tuo compito? Convincere il sindaco a offrirgliela in modo tale da ottenere dal lupo la sua lanterna, utile per procedere nell’esplorazione. Questo per dare un’idea dell’ironia che permea tutto il titolo.
Una guerriera standard
Arzette: The Jewel Of Faramore è un action platform in 2D a scorrimento orizzontale estremamente classico e ancorato al passato. Questo si traduce in un efficace effetto nostalgia ma anche a un sistema ludico fortemente vecchio e che presta il fianco a più di una critica.
La maggior parte dei livelli di Arzette: The Jewel Of Faramore ci richiede di percorrere l’area partendo dal punto A fino al punto B. In mezzo ci sono piattaforme su cui saltare, trappole da evitare, collezionabili (in particolare delle candele) da raccogliere e soprattutto nemici da uccidere.
Quest’ultimo punto è uno dei più critici. Arzette è armata di spada e il suo fendente richiede una certa vicinanza coi nemici. Questi non brillano d’intelletto eppure ci possono uccidere facilmente. Bastano pochi colpi per annientarci e farci ripartire dall’ultimo checkpoint e purtroppo il sistema di collisioni coi nemici è abbastanza discutibile.
Non sempre l’animazione del nemico combacia col colpo inferto e ci vorrà un po’ per capire come affrontare i vari nemici e da che distanza. Una volta appreso, diventa anche fin troppo facile eliminarli. Banalmente, i nemici che richiedono tre colpi per essere stesi al tappeto puoi affrontarli da fermo, spammando il tasto azione e attendendo che si avvicinano… e lo faranno finché non muoiono.
Ci sono anche i nemici che lanciano colpi a distanza, i più fastidiosi. Più che altro perché la traiettoria dei loro colpi è anche abbastanza fantasiosa e alcuni proiettili sono persino riusciti ad attraversare le pareti. In compenso, oltre alla lama, inizialmente, avremo anche delle bombe.
Lanciare una bomba e attendere la sua esplosione, non solo causa danni ai nemici ma può anche aprire nuovi passaggi: come una voragine nel muro o l’ingresso per un tunnel sotterraneo. Ma le bombe, come anche l’olio per la lanterna, si esauriscono.
Per fortuna, nella città (raggiungibile nella macro mappa con tutti i livelli sbloccati) c’è il mercante con cui potrai scambiare la valuta di gioco (che assomiglia tanto alle rupie di The Legend of Zelda) in cambio di oggetti. Tale moneta è ottenibile sconfiggendo i nemici e, considerando che in alcuni livelli per andare avanti è necessario usare le bombe o la lanterna, ti potrai ritrovare più volte a grindare.
Ma non solo… il gioco stesso ti costringerà a completare più volte i livelli. Riprendendo la già citata missione del lupo mannaro, questi si trova quasi alla fine di un livello. Ebbene, dopo aver ottenuto l’oggetto richiesto, dovrai rifare tutto il livello per poter completare la missione e ottenere la lanterna, essenziale per proseguire la trama principale.
Queste forzature, tra l’altro presenti già nelle prime battute di gioco, allungano il brodo ma lo rendono poco appetibile. Anche perché, oltre al già citato combat system, anche le fasi platform soffrono di un problema non di poco conto. I fondali di Arzette: The Jewel Of Faramore sono abbastanza belli, non molto ispirati ma colorati, vari e vivaci. Il problema risiede nel fatto che non è mai chiaro quale elemento è un fondale e quale invece una piattaforma su cui potersi muovere e saltare. Tantissime volte ti ritroverai a saltare a vuoto e alla lunga diventa decisamente fastidioso.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, il titolo non è male, l’impatto estetica è gradevole anche la differenza tra fondali e personaggi animati è fin troppo evidente e l’effetto finale non è dei migliori. Così come è da evidenziare, ancora una volta, il problema legato alle fasi platform che rendono l’esperienza di gioco imprecisa e alla lunga frustrante.
Molto buona l’animazione CD-i. L’effetto “brutto” ma nostalgico stratta una risata, complice l’umorismo consapevole ed esagerato dell’opera. A conti fatti è la stessa animazione a dare identità al titolo che risulta quasi una parodia tanto di The Legend of Zelda quanto di altri videogiochi (a te cogliere i vari easter eggs). Ovviamente, chi non ama questo tipologia di animazione, volutamente “brutta”, difficilmente apprezzerà la storia di Arzette.
Il sonoro è molto buono, così come il doppiaggio in inglese, spesso esagerato quanto l’animazione dando vita a una combo gradevole ed efficace. Gli effetti sonori sono abbastanza standard così come le animazioni, semplici e, in alcuni casi (soprattutto di alcune tipologie di nemici) poco convincenti.
Infine, da segnalare la gradevole presenza dei sottotitoli in lingua italiana, assolutamente inaspettati considerando la tipologia di prodotto. Certo in alcuni casi appaiono e scompaiono o in ritardo o troppo velocemente ma nulla di esagerato.
Da segnalare poi che Arzette: The Jewel Of Faramore si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile particolarmente consigliata per comodità e resa grafica complessiva.