‘I game as service sono il male oppure no?‘ Una domanda nel genere fa spesso capolino nelle menti e nelle discussioni degli appassionati di videogiochi in questi anni di transizione verso un mercato sempre più digitalizzato, complice il mastodontico miglioramento della tecnologia internautica, che non solo rende possibile scaricare decine di gigabyte in tempi fino ad una decina d’anni fa impensabili, ma permette anche di fruire di videogiochi ‘in streaming‘.
Questi progressi sono stati amaramente pagati da coloro che amavano, e tutt’ora amano, le edizioni retail, le quali diventano sempre più rare e vengono alle volte custodite alla stregua di inestimabili tesori addirittura in vetrine appositamente acquistate.
Anche la saga di Assassin’s Creed sembra essere in procinto di abbandonare definitivamente non solo il mondo delle copie fisiche, ma anche quello delle controparti digitali, confluendo in un unico titolo periodicamente aggiornato il cui recente reveal ha scosso e continuerà a scuotere per giorni ‘i cuori e le menti’ dei fan (citando Al Mualim).
Assassin’s Creed Infinity, un unico albero con decine di rami
Ogniqualvolta un titolo nuovo viene annunciato, specie quando appartiene ad una serie storica e di lunga durata, le speculazioni su di esso non mancano mai, e Assassin’s Creed Infinity, la cui esistenza è stata rivelata poche ore fa, non può e non deve fare eccezione, considerando che potrebbe essere davvero la fine della saga come la conosciamo.
Tra le tante supposizioni che circondano questo futuro figlio di Ubisoft c’è proprio quella che lo vedrebbe come game as service, quindi, nel modo più semplicistico possibile, come un titolo unico arricchito periodicamente di nuovi contenuti.
Per quanto tutto ciò potrebbe sicuramente portare alla scomparsa del leitmotiv ‘un Assassin’s Creed ogni uno o due anni’, cosa che peraltro non dispiacerebbe a molti estimatori della saga, è fuori di dubbio che non sia una scelta illogica da fare, specialmente in termini di costo. Se è vero che pubblicare edizioni retail richiede spese maggiori rispetto alle copie digitali, è anche vero che lo stesso produrre titoli diversi a cadenza annuale o biennale diventa antieconomico nel momento in cui si ha la possibilità di creare un unico prodotto ed aggiornarlo in maniera regolare.
Sebbene qualcuno tra gli appassionati potrebbe considerare una manovra del genere uno snaturamento della saga, bisognerebbe tenere presente che non si tratta esattamente di una grossa novità nel mondo videoludico. Prendendo l’esempio più classico, si potrebbe analizzare il caso World of Warcraft (2004), ancora giocatissimo nonostante la veneranda età di anni diciassette, che deve tale longevità proprio ad una forma embrionale di queste politiche, iniziata peraltro in un periodo in cui tali aggiornamenti andavano effettuati tramite dischi fisici (se sei un veterano del titolo, sai di cosa stiamo parlando).
A favore di una scelta in questo senso, anche per Assassin’s Creed non gioca soltanto il particolare periodo di digitalizzazione che stiamo vivendo, ma anche la struttura stessa della saga, la quale ben si presta ad una virata stilistica del genere. Si deve tenere conto che la serie ha sempre mantenuto una verve episodica, con storie che spesso terminavano in cliffhanger che lasciavano il giocatore a bocca aperta, ansioso di conoscere un finale che nel profondo del cuore si augurava non arrivasse mai.
La capillare collaborazione prevista tra i diversi studi Ubisoft che hanno a turno lavorato a diversi capitoli della serie lascia ben sperare sul fronte qualità.
Sì al gioco come servizio, ‘nì’ al ritorno del multiplayer
Non è purtroppo possibile rispondere univocamente né alla domanda posta in prima battuta né a quella proposta nel titolo dell’articolo, date anche le scarse informazioni su questo futuro titolo ‘infinito’. Resta tuttavia necessario porsi questo genere di quesiti e soprattutto non assumere mai ristrette vedute estremistiche su quella che, in fin dei conti, è sempre stata una saga in divenire che ha continuamente cercato quanto più possibile di tenersi al passo con i tempi. Probabilmente questa manovra è stata anch’essa concepita in quest’ottica, considerando anche il passato della serie.
A coloro i quali si augurano un ritorno del multiplayer nella serie, il quale resta comunque plausibile, va ricordato che bisogna imparare dai propri errori, per cui, se Ubisoft ha di nuovo intenzione di accaparrarsi quella fetta di pubblico dipendente dal multiplayer, ben venga, ma trovi una volta per tutte il modo di contestualizzarlo senza infilarcelo quasi per forza come successe con i titoli mediani.