Nell’evento che apriva i festeggiamenti per il quindicesimo anniversario della serie, Ubisoft ha accennato ad una roadmap retrospettiva che dall’ultimo esponente della saga, Assassin’s Creed Valhalla, si muoverà a ritroso fino all’Assassin’s Creed capostipite, che vide la luce quel fatidico 13 novembre 2007.
Tale roadmap è estremamente chiara: dodici settimane di festeggiamenti ciascuna dedicata ad uno dei dodici capitoli principali della saga (non sono inclusi i numerosi spin-off per console portatili e dispositivi mobili usciti nel corso di questi quindici anni). Altrettanto palese è dunque che a chiudere questa retrospettiva sarà il primo Assassin’s Creed, verosimilmente nella prima settimana del prossimo settembre.
Ora, date le parole degli host dell’evento che abbiamo citato a inizio articolo, sembra lecito chiedersi se quelle novità di settembre menzionate più volte siano o non siano legate a doppio filo con il primo capitolo, o per meglio dire con un suo possibile (e auspicabile) remake. Se tutto ciò fosse vero, di cosa avrebbe bisogno un fantomatico Assassin’s Creed Remake per funzionare al meglio e portare le emozioni del primo Assassin’s Creed al passo con i tempi?
In quest’articolo cerchiamo di rispondere a queste prendendo in considerazione tre direttive che a nostro dire Ubisoft, qualunque sia lo studio cui deciderà (o cui abbia deciso) di affidare il lavoro, dovrebbe seguire onde riuscire dove tanti revival di altri titoli passati hanno fallito.
Prima direttiva: Assassin’s Creed Remake, non Assassin’s Creed Remastered
Un’eventuale remaster del primo Assassin’s Creed avrebbe avuto parziale senso solo e soltanto agli albori dell’ottava generazione videoludica, quando tali edizioni spuntavano come funghi onde portare sull’allora next-gen (in particolare su PlayStation 4, sprovvista di retrocompatilità) titoli del decorso videoludico precedente, che aveva anch’esso avuto il suo periodo di riedizioni di titoli di sesta generazione (un esempio sono le varie HD Collection per PlayStation 3).
Data la grafica ormai invecchiata; data la legnosità di alcuni elementi sopraggiunta con l’incedere del tempo; date le esperienze fluide cui ci hanno abituato gli ultimi titoli a partire da Assassin’s Creed Unity (con buona pace delle problematiche tecniche dalle quali era afflitto nei suoi primi mesi di vita), appare chiaro che non si può intervenire sul prodotto già fatto: è necessario un rifacimento da zero, in parole povere un remake che permetta di rendere il primo Assassin’s Creed un titolo del 2022.
Seconda direttiva: un rinnovamento rispettoso
Dovendo produrre quello che a tutti gli effetti è un titolo tutto nuovo, è chiaro che potrebbero occorrere numerose deviazioni rispetto alle situazioni che si dipanano nel corso degli eventi del gioco. Un fatto inevitabile ma che può tuttavia essere arginato efficacemente attraverso alcune accortezze.
In primis gli spazi d’azione devono rimanere gli stessi: ogni area significativa per la trama originale dovrebbe essere mantenuta identica nelle dimensioni a quella del gioco madre, con opportune modifiche qualora sopraggiungano quelle esigenze di giocabilità che spinsero i designer di Assassin’s Creed Origins a stravolgere l’interno delle piramidi. Elementi spaziali da eliminare o comunque da ridurre fortemente in termini di dimensioni potrebbero (e dovrebbero) essere le aree del Regno, le quali già al tempo del primo gioco furono giudicate dispersive e noiose.
In secundis dialoghi e tracce audio vanno mantenuti, o comunque registrati nuovamente mantenendo per quanto più possibile l’identità con gli originali. Come saprai se hai giocato con attenzione il primo Assassin’s Creed, i dialoghi sono un elemento portante dell’esperienza. Nei fatti si tratta di vere e proprie discussioni filosofiche ricche di sfumature che a un primo ascolto potrebbero risultare poco chiare, sebbene in tanti casi non originali (lo stesso discorso di Al-Mualim sulla conoscenza e sul dolore ricalca alcuni passi del libro biblico dell’Ecclesiaste).
Terza direttiva: coerenza nel gameplay
Quando parliamo di ‘coerenza nel gameplay‘ intendiamo la necessità di tenere presente l’esperienza ultradecennale della saga evitando di rendere insensati alcuni elementi e dichiarazioni presenti nel corso di essa.
Per fare un esempio, tra i tre titoli che lo vedono coinvolto e il vario materiale collaterale, oggi conosciamo molte sfumature della vita e del pensiero di Altaïr Ibn-La’Ahad, il primo Assassino che abbiamo conosciuto e impersonato. Ergo sappiamo anche che molte delle tecniche utilizzate dal suo discendente Ezio Auditore sono state in realtà da egli sviluppate in fasi successive al gioco (queste informazioni si trovano tra le pagine del Codice disperse in giro per l’Italia in Assassin’s Creed II).
In questo senso, è necessario non perdere di vista tali informazioni e quindi evitare di inserire in game elementi che alla fin fine renderebbero il fantomatico Assassin’s Creed Remake un retcon. Ricordarsi dunque che gli Assassini all’epoca ancora sacrificavano l’anulare sinistro, non facevano uso di veleni (ritenuti disonorevoli) e, soprattutto, la lama celata era una e una sola per ogni adepto. Tali elementi dunque non dovrebbero in alcun modo essere inclusi nel gioco, così come del resto è stato per i prequel della Trilogia delle Origini.
Tutte queste considerazioni troveranno o meno riscontro a settembre, nel frattempo, casomai te la fossi persa, puoi trovare qui di seguito la diretta dell’evento che ha inaugurato i festeggiamenti.