Assassin’s Creed Valhalla è senza dubbio uno dei titoli più importanti della fase finale del 2020 senza ombra di dubbio. Oltre al fascino che ha creato grazie alla sua grande qualità videoludica (descritta in maniera dettagliata nella nostra recensione), Assassin’s Creed Valhalla fa parlare molto di sé per quanto riguarda l’aspetto della vendita.
Se facciamo un paragone con il suo predecessore Odyssey, il quale ha generato la vendita di 10 milioni di copie nel giro di due anni, Assassin’s Creed Valhalla vanta di 1,7 milioni di copie vendute nel corso della sua settimana di lancio (questi dati sono confermati da Superdata).
Un altro dato a nostra disposizione è la differenza di vendite del lancio tra Odyssey e Valhalla, infatti tra i due titoli c’è un netto distacco del 50% a fare di quest ultimo, uscito il 10 novembre.
E’ incredibile pensare che questo nuovo capitolo della saga di Ubisoft sia riuscito a raggiungere un risultato di così grande successo, infatti Valhalla ha superato addirittura i capitoli originari della serie (sempre in termini economici), battendo Altair, Ezio e company.
Assassin’s Creed Valhalla – il risvolto della medaglia
Dobbiamo considerare un aspetto che ha influenzato negativamente la gestione economica di Ubisoft nonostante il grande successo: si tratta delle microtransazioni, le quali essendo sempre state una fonte prospicua di guadagni, con il lancio di Assassin’s Creed Valhalla sono state inizialmente escluse all’interno delle varie meccaniche ludiche.
Il motivo di questa scelta (di cui gli sviluppatori se ne sono pentiti ed hanno reintrodotto le microtransazioni con l’ultima patch) sta nel fatto che in Odyssey si è riscontrata un’eccessiva presenza di missioni secondarie ed il grinding è risultato troppo lungo e faticoso. In Assassin’s Creed Valhalla, l’utilizzo delle microtransazioni (che prevedono lo scambio di denaro reale con una montagna di punti esperienza) è assolutamente facoltativo e non impedisce la godibilità del gioco.