Assassin’s Creed Valhalla ormai è in arrivo, con il lancio previsto per il 10 novembre prossimo su PlayStation 4 e PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X, Xbox Series S e per PC. Ultima fatica di Ubisoft dopo il recente Watch Dogs Legion (di cui trovi tutte le notizie qui) sarà il tredicesimo titolo di una delle serie videoludiche più famose e longeve di sempre, che ormai ci accompagna dal lontano 2007.
La storia e la religione in Assassin’s Creed Valhalla
Nella giornata di ieri è stato pubblicato un piccolo video-documentario in cui il direttore narrativo Darby McDevitt descrive il contesto socio-culturale del periodo storico in cui è stato deciso di ambientare Assassin’s Creed Valhalla, con focus particolare sulla mitologia norrena e la sua contrapposizione alle religioni europee, prima tra tutte il cristianesimo, che in quel periodo stava velocemente soppiantando tutte le religioni pagane del Vecchio Continente.
Assassin’s Creed Valhalla è ambientato nell’Inghilterra del IX secolo, epoca in cui il cristianesimo si espandeva a macchia d’olio in tutti i regni, imponendosi come religione principale soppiantando i culti pagani precedenti.
In questo quadro socio-culturale entra in gioco il nostro (o la nostra) Eivor, capo vichingo approdato sulle coste inglesi con lo scopo di colonizzare questo territorio più fertile, ricco e con un clima più ospitale del freddo nord Europa. Insieme ad asce, guerra e sangue, i vichinghi portano nei territori sassoni la loro cultura e soprattutto la loro religione, molto radicata nel loro tessuto sociale, fatta di dei e eroi guerrafondai e possenti, che si scontra con il Dio cristiano e suo figlio, misericordiosi e portatori di messaggi di pace e non violenza.
In Assassin’s Creed Valhalla quindi, pare che il tema del conflitto, sia esso sociale, culturale o religioso, sarà quello che ricoprirà la maggior importanza nella trama principale, anche se nel documentario Darby McDevitt assicura che ci saranno altre sottotrame e altri “problemi” che dovremo affrontare nei panni di Eivor, tra cui faide tra capi vichinghi, i clan dei “cugini” danesi da gestire (e per “gestire”, si intende, il più delle volte, prendere i loro colli a colpi d’ascia, in puro stile vichingo).
tra brutalità e poesia
In netta contrapposizione con gli scontri sul campo di battaglia per la supremazia tra sassoni e vichinghi invasori (che si presentano come i più crudi e sanguinari della serie), in Assassin’s Creed Valhalla troveremo una componente molto più dolce e poetica, che permetterà di empatizzare con questo antico popolo del nord Europa che non era solo costituito da brutali guerrieri senza scrupoli. Un accenno di questo lato più sentimentale e umano (e anche filosofico) dei vichinghi ci viene dato nel documentario da McDevitt, attraverso la traduzione di una poesia vichinga chiamata Havamal che recita “L’uomo imprudente giace sveglio tutta la notte, meditando su ogni cosa più e più volte. E quando arriva il mattino, la sua mente è stanca e il suo fardello non è stato ancora sollevato.’ Parole sagge del Padre di tutti, quindi fai come dice e smetti di preoccuparti. Dormi bene la notte e alzati riposato. I cancelli del Valhalla saranno presto aperti“.
Insomma, pare che Assassin’s Creed Valhalla andrà a scavare fondo nella cultura dei popoli in conflitto, e non si limiterà ad un open-world in cui bisogna fare incursioni e combattere nemici. Speriamo riesca a mantenere queste aspettative!
Oltre al documentario qui sotto, trovi altre notizie su Assassin’s Creed Valhalla qui, mentre se cerchi altre curiosità sulla storia vichinga, puoi seguire la serie podcast Echos of Valhalla
Ricordiamo infine che il gioco è prenotabile nelle sue varie versioni, oltre che nei negozi fisici, anche sullo store ufficiale Ubisoft.