ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist è un titolo che prende le basi gettati da ASTLIBRA, gettandole però in un loop da roguelite. Il risultato funziona bene, visto che la storia nel primo titolo non è mai stata il punto forte della produzione.
Il gioco si pone quindi come un ARPG a scorrimento orizzontale, inserito in un loop di gameplay incentrato sulla ripetizione e sul grinding, facendo della metaprogressione un punto vitale di tutto il titolo.
Nonostante questo sia un DLC del primo ASTLIBRA, arriva su Switch in formato standalone. Vediamo quindi se vale la pena giocarlo nella nostra recensione.
La storia di ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist è un semplice pretesto: i guerrieri della gilda che proteggeva una città sono scomparsi e i mostri si stanno avvicinando sempre di più al centro abitato. La figlia del fornaio, che da sempre guarda da lontano questi eroi, si fa avanti per risolvere la situazione.
Aiutata da un cane parlante, la ragazza si avventurerà in una caverna maledetta, generata dai ricordi dei membri della gilda scomparsi, nel tentativo di arrivare alle sue profondità e salvarli.
La storia, come si intuisce, non è troppo elaborata e proprio per questo motivo risulta strana la scelta di iniziare il gioco con una lunga e lenta sequenza introduttiva. Questa, di fatto, ritarda solo l’ingresso nel loop di gameplay, piatto forte del gioco.
Il gameplay di ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist
Il gameplay di ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist è quello di un tipico roguelite: si inizia da un hub centrale da cui potenziarsi, ci si avventura in dungeon generati proceduralmente, si affrontano mostri fino a morire o riemergere, per poi tornare all’HUB.
In questo ciclo perpetuo si potenzia il personaggio o, al contrario, si perdono tutti i progressi in caso di morte, prima di ripartire con un altro dungeon generato casualmente. Stavolta, però, troviamo una metaprogressione decisamente marcata, che punta molto l’acceleratore sul lato grinding. Ma andiamo con ordine.
Ogni partita di ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist si svolge su dungeon a scorrimento orizzontale, divisi in aree lineari, da cui accedere ad altri piani, a loro volta zone chiuse a scorrimento orizzontale. L’esplorazione riveste una minima parte del gameplay, dato che di fatto si riduce a un semplice muoversi in livelli poco elaborati.
E proprio questo è un difetto del titolo: i dungeon sono semplici contenitori dove si cammina e si combatte. Non presentano una generazione procedurale paragonabile a quella di titoli come Dead Cells o Spelunky. Allo stesso modo, non presentano interazioni degne di nota, per esempio come quelle di Aura of Worlds.
Il sistema di combattimento si ritrova quindi a sorreggere il peso di tutto il comparto ludico e di ogni partita. Questo, di fatto, si basa sull’utilizzo di diverse combo, unite all’utilizzo di una parata e al lancio di magie/oggetti a distanza.
La combo base e la parata non sono troppo elaborate e di fatto non presentano nessuna forma di timing o di animation lock, ma variano in parte in base all’arma equipaggiata. L’utilizzo delle magie risulta invece immediato e rapido, ed è l’elemento che aggiunge maggiore varietà agli scontri.
Queste basi vengono poi parzialmente modificate dall’introduzione delle classi che, attraverso le loro abilità passive, cambiano le carte in tavola. Per esempio, il guerriero consente di ridurre il peso delle armi e di menare fendenti veloci. Si aggiunge poi un’abilità speciale di ogni classe, utilizzabile a sua volta per arrecare altri danni.
Di base, però, gli scontri non si dimostrano mai troppo elaborati, dato che si concretizzano nello spamming della combo base, unito al lancio delle magie sbloccate. Un giocatore esperto si ritrova, magari, a sfruttare gli iframe di invincibilità durante le combo, ma di fatto la struttura alla base si dimostra…basilare, appunto.
Una metaprogressione marcata
Discorso diverso va fatto per la progressione ruolistica, complessa e interessante. Esplorando i dungeon si ottengono punti esperienza e materiali. I primi possono essere utilizzati per potenziare il personaggio, aumentandone le statistiche tramite una griglia da “esplorare” acquistando i singoli slot.
I secondi sono invece necessari per acquistare armi e armature, che oltre a un esborso in denaro richiedono materiali. Questo di fatto definisce in modo marcato la progressione di ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist, dato che materiali diversi sono associati a piani diversi e andando in profondità è possibile ottenere quello che serve per armi progressivamente migliori.
Si aggiunge poi lo sblocco di classi e vestiti, così come altre piccole meccaniche di raccolta oggetti più o meno complesse. Di base, però, possiamo riassumere tutto in un loop evidente: uccidi mostri, potenziati con equipaggiamento migliore e punti esperienza, vai più in profondità per affrontare mostri più potenti e potenziarti ancora di più.
Questo “potenziarsi”, di fatto, è ciò che definisce ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist. Di conseguenza, la componente alla rogue non è troppo marcata e di fatto costituisce solo una struttura di sottofondo. La progressione non dipende dalle abilità del giocatore, ma da quelle del personaggio, quasi come se si stesse giocando un ARPG a scorrimento orizzontale.
Il risultato è sicuramente apprezzabile, ma manca di mordente per lunghe sessioni di gioco e potrebbe scoraggiare coloro che invece cercano un’esperienza alla rogue più marcata e complessa.
Tecnicamente ambivalente
Il comparto tecnico di ASTLIBRA Gaiden: The Cave of Phantom Mist non è troppo interessante. Il titolo presenta infatti animazioni poco elaborate, unite ad ambienti poco dettagliati. Questo, peraltro, rende alcuni attacchi dei nemici poco evidenti, banalizzando il sistema di combattimento.
Il comparto artistico unisce personaggi anime con ambienti quasi fotorealistici, per un risultato sicuramente interessante, ma anche stavolta non troppo elaborato. Infine, il comparto sonoro è ottimo, con musiche ed effetti adatti alle occasioni.