Astral Ascent è uno di quei titoli in grado di colpire subito per il suo design accattivante, abbinato a un gameplay che sembra immediatamente interessante e ricco d’azione. A questo si aggiunge la tipica formula da roguelite, che ormai abbiamo visto in tutte le salse e ultimamente molto popolare.
Come gli appassionati del genere sanno benissimo, però, sul mercato si trovano tantissimi giochi che si adagiano brutalmente sul tipico loop di morti e rinascite, senza portare davvero nulla di nuovo e in generale senza una qualità all’altezza delle aspettative. Vediamo quindi se questo Astral Ascent è uno di roguelite da prendere in considerazione oppure no.
Una storia narrata poco alla volta
Astral Ascent propone un comparto narrativo che, pur restando marginale, riesce comunque a diventare appassionante e ricco di fascino. Il fulcro dell’esperienza resta di fatto il gameplay nudo e crudo, con i vari loop di morti a farci costantemente compagnia. A questo si aggiunge però un mondo di gioco vibrante e originale, che sprizza stile da tutti i pixel.
Fin da subito il gioco ci presenta il suo mondo, la sua lore e i suoi personaggi con brevi dialoghi, mai troppo lunghi ma comunque sempre ben scritti. Così bene, in effetti, da caratterizzare poco alla volta una narrazione che, pur restando sullo sfondo, riesce comunque ad appassionare il giocatore, diventando più di un semplice pretesto.
Capiamo quindi di trovarci in una prigione celeste, insieme ad altre persone costrette a restare tra queste nuvole. A tenerci prigionieri ci sono 12 guardiani, uno per ogni segno zodiacale. Nessuno dei prigionieri conosce veramente il motivo della propria prigionia, ma è chiarissimo che le incarnazioni delle varie costellazioni fanno di tutto per tenere ogni individuo nel paradiso celeste, ostacolandone attivamente l’uscita. La protagonista, invece, si è infiltrata volontariamente in questa prigione, in modo da trovare il Master e ucciderlo, liberando tutti.
Astral Ascent fa un ottimo lavoro nel caratterizzare il mondo di gioco poco alla volta, senza mai costringere il giocatore a seguire lunghi dialoghi, che nel genere sarebbero di troppo. Ci troviamo quindi davanti a una struttura narrativa simile a quella di Hades, dove il loop di morti è contestualizzato e dove poco alla volta si esplorano personaggi e lore generale.
Astral Ascent contro i colossi del genere
Il gameplay è dove Astral Ascent brilla maggiormente, grazie a una struttura di gioco che riesce a sfruttare al meglio la classica formula dei roguelite, riuscendo a differenziarsi dalla concorrenza. Alla base, il titolo sembra ispirarsi a classici recenti come Dead Cells o Hades, proponendo meccaniche già viste in questi giochi, ma rielaborate in modo nuovo.
Di base, la formula resta molto simile a quanto già conosciamo. Si parte da un HUB centrale, da cui è possibile potenziare il personaggio, parlare con i comprimari e iniziare la nostra esplorazione del dungeon. Quest’ultimo viene chiaramente generato proceduralmente e la morte diventa invece definitiva, costringendo il giocatore a ricominciare tutto daccapo.
Come spesso accade in questi casi, però, è possibile sbloccare alcuni elementi tra le varie run, in modo da rendere le esplorazioni future progressivamente più interessanti. Per fortuna non siamo davanti a una metaprogressione che sostituisce l’abilità del giocatore ma, al contrario, a qualcosa che ha il solo scopo di introdurre nuovi elementi e di facilitare leggermente i futuri tentativi.
Ma come funziona una singola partita? Si esplora un dungeon diviso in varie stanze, che possono ospitare diverse sfide dalle ricompense variabili, punti di ristoro o luoghi per potenziarsi. Dopo aver superato una stanza si arriva davanti a diversi portali tra cui scegliere. Proprio come accade in Hades, le ricompense delle stanze sono visibili in anticipo dai portali stessi e di conseguenza è possibile farsi un’idea di cosa andiamo incontro e pianificare di conseguenza.
Nonostante ci sia una componente platform molto marcata in alcuni punti, il cavallo di battaglia di Astral Ascent è il suo ottimo sistema di combattimento. Questo sembra partire dalle basi di Dead Cells ma, in realtà, riesce a distaccarsi in maniera netta, proponendo delle meccaniche tutte sue. Tanto per cominciare parliamo di combattimenti leggermente più lenti, dove gli attacchi nemici sono telegrafati e possono quindi essere evitati con un buon posizionamento. Un pregio non da poco, visto che il difetto più grande di Dead Cells sta proprio nell’eccessivo caos che si crea nelle run più avanzate.
Oltre a questo, Astral Ascent offre una gestione delle abilità molto interessante. I personaggi hanno infatti a disposizione degli attacchi base che, quando utilizzati, permettono di ricaricare il mana. Questo serve invece a lanciare dei potenti incantesimi, che di fatto costituiscono il nostro maggior output di danno.
Questi incantesimi vengono reperiti durante le esplorazioni, per poi essere impostati in una sequenza di quattro, che si alternano uno dopo l’altro con la pressione dello stesso tasto. Per esempio è possibile impostare dei coltelli da lancio, seguiti da un dash, poi da un laser energetico e infine un secondo dash o un altro incantesimo trovato in una stanza.
Il risultato è un combattimento dinamico, dove vengono alternati gli attacchi e gli incantesimi, che peraltro possono essere combinati in continuazione in base a quanto trovato volta per volta. Inoltre, in alcune stanze si trovano alcune abilità passive da “incollare” alle abilità, dandoci quindi modo di creare delle vere e proprie build che ci potenziano in modi specifici. Si possono quindi aggiungere abilità passive a quelle attive (eh già!), modificandone gli effetti in modi più o meno marcati.
A questo si aggiungono altre forme di potenziamento disponibili nella partita, come dei power up casuali selezionabili all’inizio di ogni bioma, i quali modificano anche in modo consistente l’utilizzo dell’abilità unica. Quest’ultima, peraltro, è una skill diversa per ognuno dei quattro personaggi, che di fatto costituisce un fattore centrale del loro stile di combattimento. La protagonista, per esempio, è una ninja in grado di teletrasportarsi alle spalle di un nemico e, allo stesso modo, gli incantesimi che può trovare nelle partite sono spesso improntati sulla mobilità.
Infine, si aggiungono dei power up alle statistiche simili a quanto visto in Dead Cells, che quindi riguardano il potenziamento di attacco, difesa, critico e così via. Una buona aggiunta, che però è apparentemente poco rilevante nell’economia generale di gioco.
A queste basi Astral Ascent aggiunge varie sottomeccaniche, che però si dimostrano vitali per sopravvivere. E’ possibile, ad esempio, sfruttare vari oggetti posti nelle stanze dei dungeon, utilizzare la schivata per passare attraverso gli attacchi, sbattere sul terreno quando atterriamo, o persino guadagnare un salto aggiuntivo quando colpiamo i nemici a mezz’aria. Il risultato è decisamente interessante, anche se “rallentato” dalla lenta ricarica del mana con gli attacchi base. Un difetto da poco, ma che comunque va considerato.
Tutto questo contribuisce a creare scontri dinamici e divertenti, dove un bravo giocatore può riposizionare in continuazione il personaggio, sfruttando salti aggiuntivi, dash, oggetti e ricaricando il mana per sfoderare gli incantesimi più potenti. Un dinamismo utile quando lo scenario si riempie di nemici diversi, che magari lanciano attacchi tutti insieme.
Astral Ascent parte già molto bene, dimostrandosi un roguelite davvero ricco e interessante. Siamo però lontani dall’eccellenza, visto che per rivaleggiare con competitor come il già citato Dead Cells il titolo avrà bisogno dell’aggiunta di vari elementi che possano garantire alla formula la varietà necessaria al genere.
Servono quindi più incantesimi per avere combo più varie, diversi tipi di nemici e di abilità passive, e nuove stanze o biomi, in modo da rendere ogni run davvero diversa da quella precedente. Proprio gli incantesimi, peraltro, si trovano poco spesso nelle varie partite e di conseguenza capita di utilizzare la stessa combo di attacchi per troppe stanze. Anche in questo caso, un piccolo bilanciamento renderebbe tutto più interessante e vario.
Anche allo stato attuale, abbiamo comunque tra le mani un ottimo titolo, in grado di divertire per moltissime ore e di farsi apprezzare dagli appassionati del genere e non solo: la grande cura riposta nel sistema di combattimento di progressione, unita a una metaprogressione non invasiva, a cui si affianca un mondo di gioco ricco di fascino, creano un’alchimia vincente per un gioco che va sicuramente preso in considerazione.
In sintesi, Astral Ascent è un roguelite action che parte con un lancio davvero convincente, ma che con qualche update o DLC riuscirà a brillare fino in fondo.
Stiloso e bello da vedere!
Pur partendo da un comparto tecnico molto minimale, Astral Ascent riesce comunque a brillare di luce propria. Il gioco propone infatti una pixel art non troppo elaborata, fatta di sprite poco dettagliati, affiancati a scenari decisamente belli da vedere. Vediamo però animazioni ed effetti di luce davvero ben fatti, che donano a ogni personaggio e a ogni ambiente la giusta dignità.
Su Nintendo Switch il gioco si dimostra altrettanto bello, grazie anche a una fluidità generale che non ha nulla da invidiare alla versione PC. A dire il vero, lo schermo piccolo della console rende gli scenari e gli sprite ancora più belli, paradossalmente migliorando il colpo d’occhio generale. Unico neo sono le scritte dei menù davvero troppo piccole, prese di peso dalla versione PC.
A questo si affianca un comparto artistico semplicemente spettacolare, che rende Astral Ascent memorabile. Gli scenari e i personaggi sono infatti carismatici e vibranti, regalando al giocatore un’estetica unica e originale. Resta da vedere se i contenuti futuri manterranno questa qualità.
Infine, il comparto sonoro si conferma eccellente, grazie a musiche ed effetti sempre adatti alle varie occasioni.