Abbiamo avuto modo di provare e recensire Atlas Fallen, il nuovo titolo sviluppato da Deck13 Interactive già precedentemente conosciuti per lavori come The Surge), e pubblicato da Focus Entertainment (Atomic Heart e il recente Alies: Dark Descent). Il videogioco in questione punta a riesumare il vecchio combat system dietro a titoli come God of War (2005), vediamo insieme com’è andata.
Atlas Fallen o Forspoken 2?
È corretto iniziare con l’affermare che Atlas Fallen è quanto di più vicino alla “next-gen” sia uscito negli ultimi tempi, intendiamoci non stiamo parlando di un videogioco AAA, semplicemente di un titolo che vedrà la sua uscita esclusivamente (per ora, ma in futuro chissà) su PlayStation 5, Xbox Series X|S, e PC.
Non a caso poc’anzi abbiamo citato Forspoken, e questo perché Atlas Fallen in molti aspetti lo ricorda moltissimo, iniziando un po’ dalla trama. In un mondo perlopiù desertico governavano due Dei, Thelos e Nyaal, e manco a farlo apposta uno voleva tenere in “schiavitù” la razza umana mentre l’altro voleva che la razza umana vivesse una vita libera.
Ad avere la peggio, come sempre va in questi casi, sarà il Dio che aveva a cuore la razza umana, il cui spirito finirà all’interno di un Guanto che aveva creato per affrontare (e con l’idea di sconfiggerlo) il suo rivale. Guardacaso quel guanto finirà nelle mani del nostro (o nostra se vogliamo) protagonista che così facendo potrà puntare alla “liberazione” della razza umana.
Tutto ciò vi ricorda vagamente qualcosa? A noi si, ma abbiamo ugualmente voluto “guardare oltre” e cercare nelle più profonde sfaccettature di Atlas Fallen, un videogioco d’azione in terza persona con elementi rpg, una qualche differenza con Forspoken, un titolo che non è certo passato alla storia come uno dei più grandi successi videoludici.
Svolazzando fra la sabbia, un gameplay altalenante
Atlas Fallen, come abbiamo già anticipato in fase di apertura, è un videogioco d’azione in terza persona con meccaniche rpg, quindi avremo a che fare con combattimenti, potenziamenti e tutte le altre sfaccettature del caso. Purtroppo non siamo davanti ad un open-word, piuttosto davanti ad un videogioco simile a Gears of War 5, dove dovremo esplorare delle vaste aree.
Il personaggio avrà la possibilità di “surfare” sopra la sabbia, in quanto lo stesso guanto che avremo equipaggiato sarà il fulcro principale del gioco e ci darà infatti la possibilità di utilizzare dei poteri sia per combattere sia per esplorare l’ambiente. Sollevare delle rovine da sotto le sabbie per utilizzarle come piattaforme, oppure l’utilizzare un triplo scatto in avanti per raggiungere posti altrimenti non raggiungibili ad esempio.
Inutile ripetere che tutto questo ci ricorda vagamente alcune cose, ma va da se che sarebbe inutile continuare a cercare similitudini fra Atlas Fallen e Forspoken. Una delle diversità (purtroppo) risiede nel combat system, quello di Atlas Fallen infatti (che dovrebbe rievocare i ricordi dei primi God of War) è caotico e poco ottimale, diciamo che in un certo qual modo a Dio ci si avvicina, ma non nel senso che speravamo.
Il combattimento in aria è un inseguire (utilizzando lo scatto in aria) i nemici e premere a ripetizione il tasto per colpirli, un susseguirsi di pressione di due soli tasti, sporadicamente tre, poiché è presente anche un sistema di parata. Più che vera e propria parata però parlerei di “parry”; alla pressione di un tasto infatti sarà possibile (se premuto col giusto tempismo) bloccare il colpo nemico e all’occorrenza “congelarlo” per un breve periodo.
Purtroppo in fase di combattimento sarà estremamente difficile riuscire ad effettuare una parata, l’attimo perfetto per effettuarla sarà indicato da una piccola luce rossa che brillerà per un attimo sul fronte del nemico, peccato che tale “avviso visivo” sia poco visibile e il più delle volte per nulla visto che i nemici che ci attaccheranno fuori dal nostro campo visivo lo faranno senza mostrarci alcun indicatore di “parata perfetta”.
Della schivata neanche a parlarne, abbiamo preso più schiaffi utilizzando la schivata che restando fermi a farci colpire frontalmente, e questo è tutto un dire. Ma Atlas Fallen non è soltanto combattimento, è anche esplorazione e miglioramento del personaggio, e qui le cose si fanno leggermente più piacevoli.
Nonostante il mondo da esplorare non sarà poi così vasto e non presenterà chissà quale varietà (e quantità oseremmo dire) di nemici, quantomeno avremo la possibilità di raccogliere materiali utili a potenziare il nostro personaggio. In basso a sinistra ci sarà una barra con sotto alcuni slot dove potremo equipaggiare le abilità che più ci aggradano (e che avremo sbloccato), che saranno accessibili o si attiveranno man mano che colpiremo i nemici.
In parole povere non esiste un action rpg senza un minimo di potenziamenti del personaggio, delle sue abilità, della sua armatura e altro. In queste meccaniche possiamo dire che si è lavorato abbastanza bene, senza tralasciare nulla. Le abilità che possiamo equipaggiare, o i miglioramenti al nostro equipaggiamento, sono abbastanza vari e possono diversificare il combat system a nostro piacimento.
Ma non è tutto oro ciò che luccica, nel gameplay (e non solo) avremo alcune scelte discutibili, non sempre gli obiettivi o i punti di interesse verranno indicati sulla mappa e c’è un assurda ripetizione di una missione in cui dovremmo fare la stessa cosa più volte per potenziarci. Cerchiamo di spiegarti meglio, immagina nel corso del gioco dover rifare per una manciata di volte la stessa missione (cioè cercare tre frammenti per potenziarti).
A nostro modo di vedere un’inutile tentativo di allungare il brodo di qualche ora, anche perché si trattava di raggiungere un punto (non indicato sulla mappa per giunta, premendo il d-pad in basso compare una sorta di “freccia navigatore” di fronte al nostro personaggio) e sbloccare l’ottenimento del potenziamento, combattendo contro un mid-boss oppure attivando dei cristalli in sequenza correndo su di essi con un tempo limite per attivarli.
Per quanto riguarda la longevità di Atlas Fallen seguendo solo la storia principale può essere finito perlopiù in 8 ore, mentre seguendo anche tutte le secondarie e cercando i collezionabili si potrebbe arrivare a circa 15 ore complessive. Il titolo presenta anche una modalità cooperativa tramite invito diretto attraverso la lista di amici, modalità che per ovvie ragioni non abbiamo potuto testare.
I granelli di sabbia sono in 4k?
È giunto il momento di parlare del comparto tecnico, e qui è dove Atlas Fallen perde gran parte del punteggio, complice purtroppo un motore grafico non di ultima generazione e performante. Atlas Fallen utilizza infatti un motore grafico proprietario che risponde al nome di “Fledge Engine”, il quale è stato utilizzato per gran parte dei titoli della software house.
Il “Fledge Engine” lo vediamo infatti utilizzato dietro a titoli come Lords of the Fallen, The Surge e The Surge II, comprenderai quindi che è un motore grafico con qualche annetto alle spalle e non di ultimissima generazione. Questo purtroppo è palese alcune piccole sfaccettature, come ad esempio un fastidiosissimo effetto pop-up di texture, le quali spesso vengono caricate correttamente solo quando siamo praticamente di fronte ad esse.
Ma non è questo l’unico problema del comparto tecnico, a volte fra il modello dell’erba e quello del terreno su cui dovrebbe posare si creano degli spazi abbastanza visibili ad occhio nudo, oppure il nostro personaggio finisce compenetrato fino alle ginocchia con il pavimento su cui sta poggiando i piedi. Non propriamente un bellissimo spettacolo da vedere, non certo nel 2023.
Non va meglio per tutto il resto, il tracciamento delle missioni sulla mappa non è sempre preciso, a volte neanche vengono tracciate alcune missioni e non ci viene segnato il punto di interesse dove recarci e in fase di combat system la telecamera spesso non gioca a nostro favore. Vorremmo poter dire che è finita qui, ma anche il frame rate (seppur impostato il gioco in modalità “Prestazioni”) non è affatto stabile.
Il titolo visivamente non si presenta male, la qualità grafica c’è e anche quella artistica, è nel gameplay e nel comparto tecnico a se stante che va a perdere punti. Un mondo abbastanza vuoto e spoglio, poca varietà di nemici, NPC e lo stesso personaggio principale privi di carisma o di personalità, il tutto rende il gioco poco gratificante dal lato del videogiocatore.
Anche alcune animazioni (come quella del salto del protagonista) sarebbero state da rivedere, e non va di certo meglio quando in un’avamposto improvvisato incontriamo una “Mercantessa del cacciatori”, tuttavia il modello presentato era maschile e anche la voce. È un vero peccato che ci sia stata questa superficialità, considerando che il videogioco ha subito un ritardo di tre mesi sull’uscita.
Tuttavia è anche giusto ricordare ai lettori che Atlas Fallen non è un videogioco che punta ad essere un tripla A, per cui confidiamo che, nonostante allo stato attuale non sia stata annunciata nessuna patch al day one, tutte queste problematiche possano essere risolte nel tempo a venire. Sarebbe infatti assurdo pensare che possa non essere così.
Tirando le somme Atlas Fallen è graficamente soddisfacente (anche se non proprio al top) con i dovuti limiti tecnici, peccato forse per l’assenza di un doppiaggio in italiano, il che ci ha costretto spesso in fase di gioco a sbrigarci ad abbassare gli occhi per leggere i sottotitoli perdendo ogni tanto qualche frammento di dialogo, niente di eccessivamente grave ma pur sempre qualcosa da elencare.