Sviluppato e pubblicato da Gordon Little in sinergia con Eastasiasoft, Ayre and the Crystal Comet è un rilassante gioco di avventura nonché “simulatore di volo fantasy” dove ti troverai a sorvolare una vasta terra a cavallo del tuo fedele drago. Noi abbiamo vestito i panni di Ayre e solcato i cieli alla ricerca di antichi segreti su Xbox One e questa è la nostra recensione!
Ayre and the Crystal Comet – tu, il tuo drago e un mondo sconfinato
Ayre and the Crystal Comet è un gioco che, prima di ogni cosa, vuole offrire un’esperienza dai ritmi decisamente dilatati e compassati. In poche parole: vuole rilassare. Ed è in quest’ottica che va interpretato il filone narrativo, blando ma coerente, che il titolo offre. Non aspettarti labirintiche trame articolate o colpi di scena inaspettati ma una storia dai toni leggeri, e che difficilmente resterà in memoria, arricchita da una lore legata prevalentemente all’architettura “antica” sparpagliata in giro per il mondo di gioco.
Appurato ciò, è bene entrare nel dettaglio delle vicende di Ayre and the Crystal Comet. Noi impersoniamo Ayre, una “cavalcatrice di draghi” che è alla ricerca di una civiltà perduta da tempo. Per essere precisi, Ayre sta cercando di comprendere da dove proviene il suo amico più fidato: un drago. L’ultimo drago. E la civiltà che sta affannosamente cercando, di cielo in cielo, è l’antica civiltà dei Cavalieri dei Cieli. Come è facilmente intuibile, si tratta, almeno secondo le “leggende” di una civiltà specializzata soprattutto nel cavalcare draghi. Da qui il collegamento al nostro fidato amico drago con cui, purtroppo, interagiremo – narrativamente parlando – relativamente poco (e che no, non è assolutamente in linea con quanto previsto dal fu Scalebound).
Vola… che è meglio
Ayre and the Crystal Comet è un gioco d’avventura che, ispirandosi a titoli come AER Memories of Old e Sky: Figli della Luce, getta il videogiocatore in un ampio open world privo di pericoli e nemici (no, non ci saranno combattimenti tra draghi) ma con sporadici puzzle ambientali e gare di velocità ed abilità (soprattutto aeree). Non sorprende quindi che ci ritroviamo sin da subito in compagnia del nostro fidato drago, con la possibilità di spiccare il volo già dopo qualche secondo.
Ayre and the Crystal Comet segue inoltre la filosofia di “estrema libertà” di esplorazione. Questo significa che dopo un breve e fumoso incipit ludico (ossia l’incontro con un grosso cristallo violaceo e “parlante” che è il protagonista del sottotitolo del gioco, nonché motore del filone narrativo principale) saremo letteralmente abbandonati a noi stessi. E qui iniziano i primi problemi. Gli amanti dell’esplorazione riusciranno ad ambientarsi gestendo la bussola (presente in alto a schermo) e la mappa disponibile dal menù. Chi non è avvezzo all’esplorazione, dovrà scontrarsi con un titolo che non offre alcuna linea guida col potenziale rischio di smarrirsi e annoiarsi subito.
Questo perché, se è vero che Ayre and the Crystal Comet dispone di un open world decisamente vasto e sviluppato anche in verticale, è altresì vero che il suddetto mondo di gioco è “vuoto”. Non c’è vita. Siamo gli unici a solcare i cieli e a calpestare la terra. Tutto ciò che ci circonda sono alberi, vecchie rovine e piccoli puzzle ambientali, oltre a monumentali montagne spesso insormontabili (soprattutto all’inizio). Inoltre, il titolo offre sin da subito la possibilità di esplorare in tre modi diversi.
Il primo, nonché il più consigliato, è quello di solcare i cieli a cavallo del nostro drago. Per farlo avremo due sistemi di comandi: semplificato e avanzato. Noi suggeriamo calorosamente il primo che ci permette di avere una guida stabile, comoda e rilassante (quella “avanzata” è decisamente più ostica da padroneggiare) e che è interamente affidata all’utilizzo dell’analogico che ci permette di abbassare e alzare la quota. A tal proposito, alzandosi in volo, il drago decelera mentre abbassandosi, la velocità aumenta. Il drago, inoltre, dispone anche di una sorta di turbo che si ricarica col tempo o toccando suolo. E a tal proposito, atterrare è molto scomodo. Lo si può fare in due modi: cadendo in picchiata col drago finché non tocca terra con animazioni molto discutibili o paracadutandosi con Ayre che si lancerà con una sorta di deltaplano calando lentamente fino a terra.
Le altre due modalità di esplorazione sono “a terra”. La prima prevede di utilizzare unicamente Ayre che, oltre a muoversi e correre, potrà anche eseguire dei piccoli salti. L’ultima modalità, invece, vede Ayre a cavallo del drago che però si muove a terra. Quest’ultima serve per spostamenti rapidi ma è quella che userai di meno, in quanto Ayre è l’unica a poter esplorare alcuni anonimi e grigi anfratti oltre a poter interagire con gli innumerevoli monoliti, templi e altari di sfida – oltre a raccogliere i cristalli violacei e i frammenti di armatura. Occhio però a non allontanarsi troppo dal drago. Questi, infatti, non ci seguirà anche se potremo provare a chiamarlo con un tasto. Il richiamo però, lo porterà a spiccare il volo – un modo per farsi localizzare, insomma. In poche parole, starà quasi sempre a noi andargli incontro.
Come avrai intuito, il gioco è abbastanza ricco di cose da fare sia a terra che in aria. Sul suolo troverai collezionabili come i cristalli viola (ne sono 400 e sono praticamente ovunque) ma anche i frammenti di armatura che potrai far indossare ai due protagonisti. Inoltre, potrai interagire coi “puzzle sfera” e coi monoliti ricchi di lore. I puzzle sono delle sfide ambientali abbastanza semplici mentre i monoliti permettono di conoscere meglio gli ambienti di gioco e la storia della civiltà perduta.
In volo, invece, avremo modo di mettere alla prova le nostre abilità con una serie decisamente corposa di sfide di corsa. Trattasi delle abusate gare a tempo dove dovremo passare all’interno di cerchi gialli seguendo un percorso lineare. Niente di nuovo o appassionante ma risultano comunque utili per spezzare la monotonia del mondo di gioco oltre a fornire bonus passivi al nostro drago. A tal proposito, la velocità come anche la “stanchezza” del nostro eroico compagno si possono potenziare e saranno utili per ampliare le nostre possibilità di esplorazione. Banalmente, meno il drago si stancherà, più in alto potrà volare, svelando così i contenuti presenti sulle cime delle montagne.
Telecamera ed esplorazione
Ayre and the Crystal Comet offre ben tre sistemi di telecamere diverse. Oltre la classica, esterna, che segue i soggetti a schermo (con una certa fatica tra l’altro, incagliandosi fra gli oggetti e/o oltrepassandoli) c’è la possibilità di utilizzare la telecamera in prima persona nei panni di Ayre o una telecamera posteriore per il volo col drago (quest’ultima assolutamente consigliata per le sfide nei cerchi). Seppur lodevole la varietà di impostazioni della visuale, c’è da dire che quasi nessuna risulta perfetta o comoda.
Il fatto è che l’intero titolo soffre di una serie di problemi tecnici dovuti principalmente all’ampiezza – forse eccessiva – del mondo di gioco. Ecco quindi che ci ritroviamo alberi che sbucano all’interno di strutture chiuse o che si fondono con la montagna. Presenti anche elementi che si caricano in ritardo e altri che spariscono all’improvviso. Interessante invece la presenza del ciclo giorno-notte che offre al titolo un cambiamento cromatico notevole e gradevole ma che rimane, appunto, un mutamento unicamente legato ai colori. Sarebbe stato interessante variare le attività ludiche a seconda del giorno e della notte.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Ayre and the Crystal Comet sfoggia una struttura low poly che prova a rievocare – in modo abbastanza inefficace – alcuni classici del passato. Nonostante un open world abbastanza generoso, il dettaglio estetico è decisamente scarso e molto (troppo) sottotono rispetto agli standard odierni. Insomma, chi cerca un gioco in cui volteggiare su un panorama tanto vasto quanto dettagliato ne resterà ampiamente deluso.
E la delusione è alimentata oltre che dalla già citata povertà poligonale, anche da una scarsa varietà estetica e da un riciclo eccessivo di alcuni elementi (banalmente, gli alberi sono tutti uguali tra loro oltre che esteticamente discutibili). Volendo essere onesti, però, non mancano scorci gradevoli, soprattutto finché si mantiene una quota particolarmente elevata. Lì si può godere di una palette cromatica abbastanza varia che viene brutalmente impoverita man mano che si cala di quota.
La grafica non migliora di molto quando ci si focalizza sui due protagonisti. Ayre e soprattutto il suo drago, utilizzano discretamente il low poly ma restando comunque ad ampia distanza dalla media dei titoli attuali. Discutibili anche alcune animazioni, soprattutto quelle della protagonista che risultano legnose e poco credibili. Decisamente migliori, le attenzioni offerte al nostro amico drago che, soprattutto in volo, offre un feedback abbastanza gradevole.
Il sonoro è in linea con la filosofia del titolo, offrendo tracce rilassanti, scarsamente memorabili ma mai fastidiose o fuori luogo – seppur inevitabilmente ripetitive. Da segnalare la presenza dei sottotitoli in lingua italiana (anche se vanno impostati manualmente ogni volta che si entra ed esce dal gioco) mentre è totalmente assente qualsivoglia tipologia di doppiaggio (a narrazione avviene unicamente tramite baloon e testi scritti a schermo).