Sviluppato da LCB Game Studio e pubblicato da Chorus Worldwide, Bahnsen Knights è una visual novel che vuole essere horror ma in realtà è più un thriller ansiogeno, che fa parte della serie denominata Pixel Pulp. Noi abbiamo vissuto la storia di Boulder su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Bahnsen Knights è la setta su quattro ruote
Prima di approfondire la trama di Bahnsen Knights è bene ricordare che tipo di progetto è Pixel Pulp. Si tratta di un progetto antologico che racchiude in sé una serie di visual novel prevalentemente a tinte horror. è una sorta di The Dark Pictures Anthology (questa ideata da Supermassive Games) ma coi pixel.
Per chi non lo sapesse, siamo arrivati al terzo capitolo di questa antologia, i primi due sono: Mothmen 1966 (qui puoi recuperare la nostra recensione) e Varney Lake (anche lui recensito da noi). A differenza dei precedenti, però, Bahnsen Knights cede l’aspetto horror a favore di una storia più legata all’ansia e a un terrore umano.
Un thriller quasi psicologico seppur molto semplice nello svolgimento. Se Mothmen 1966 aveva come creatura mostruosa ciò che le da il titolo e Varney Lake presentava invece un vampiro, Bahnsen Knights ha come protagonista dell’orrore una setta di uomini fanatici e legati a un solo individuo: tale Toni.
Toni è il vero mostro, il nucleo di tutta la setta, il profeta di quest’ordine stralunato e che si ispira palesemente al mondo cinematografico Americano “pulp”. Infatti, per sommi capi, la trama di Bahnsen Knights è decisamente prevedibile e scontata e in parte anche meno entusiasmante dei primi due capitoli. Ma procediamo con ordine.
Siamo nel 1968 a Tornado Alley, USA e impersoniamo i massicci panni di Boulder un membro di una pericolosa setta capitanata da un predicatore, ex venditore di auto. Le auto sono le co-protagoniste dell’intera storia. Ogni membro della setta vive quasi in simbiosi con la propria vettura.
Ma Boulder nasconde un segreto: è un agente infiltrato. Un agente infiltrato tormentato e che si trova lì anche per ragioni personali. è sparito un suo collega, tale Cupra. Cupra è un suo amico. Un amico a cui è molto legato. Eccoci quindi con un background carico di rancore e dolore, oltre che di dubbi. Boulder è infatti un personaggio lento, tormentato, rancoroso, in bilico tra l’esplodere emotivamente e fare una strage e il rintanarsi nell’alcol. E in effetti, nel breve arco narrativo, completabile in circa due ore scarse, potrai anche cedere all’alcol. Non per niente la vita della setta è scandita da un ritmo abbastanza preciso.
E il bar è uno dei loro luoghi sicuri. Cosa fanno oltre a ubriacarsi e lanciare freccette? Eseguono rituali particolari. Toni, il leader della setta, insegna a praticare tali rituali che prevedono, neanche a dirlo, l’utilizzo folle e quasi surreale delle auto. Corse in strada, particolari formazioni, “torture” fantasiose e quant’altro.
In Bahnsen Knights il fanatismo religioso (non manca una sorta di crocifissione oltre i sermoni in pieno stile Americano) si incontra con una vita su quattro ruote stile Mad Max, ma meno chiassoso e più malavitoso. Ci sono accoltellamenti, pistole, storie del passato raccontate tra fiumi e bicchieri pieni, partite a carte e risse. Insomma, Bahnsen Knights è pienamente pulp eppure, come anticipato, pecca nell’orrore. Non c’è un mostro, una creatura, un mistero. Anzi, è fin troppo palese sin da subito chi è il vero “male” e quel male è fin troppo noto a chi mastica il genere. Le sue azioni sono prevedibili e il titolo gioca semplicemente su quando quelle azioni verranno compiute.
E in effetti dove il titolo riesce bene è nella gestione dell’ansia e degli equilibri coi vari membri della setta. Noi sappiamo da subito che siamo un infiltrato e il dubbio che gli altri sappiano già o che possano sgamarci è sempre costante. Toni stesso è terribilmente ambiguo nell’approcciarsi a noi e questo riesce a trainare la narrazione in modo discreto.
Leggi, scegli e mini-gioca
Bahnsen Knights è principalmente una visual novel e quindi dovrai principalmente leggere e fare delle scelte. Anche qui, ci sono innumerevoli finali negativi e la morte può avvenire anche solo con una risposta errata. Inoltre, come per i capitoli precedenti, anche qui ci sono enigmi testuali amabilmente retrò.
Se è vero che la maggior parte del tempo lo passerai lasciando scorrere testo e immagini e limitandoti ad alcune piccole scelte, Bahnsen Knights offre anche momenti liberi e di “pausa”, prevalentemente all’interno del bar, dove potrai decidere di esplorare, interagire con alcuni personaggi per approfondire le loro storie e rafforzare la fiducia e anche svagarti con alcuni e semplici minigiochi.
La fiducia, in particolare, ha un ruolo interessante. Suddiviso in tacche, ogni personaggio della setta ha una sua barra che si modifica man mano che interagiamo con loro. Più tacche sono presenti, più è alto il rischio che la fiducia crolli e che finisca malissimo per noi.
Viceversa, meno tacche ci sono, più un personaggio si fida. Questo si traduce nell’approfondimento di storie secondarie e di una mini lore abbastanza gradevole, seppur scontata e dal sapore di già “letto” o visto. I minigiochi, invece, sono abbastanza semplici e vanno dalle freccette dove devi semplicemente premere un tasto mentre il mirino balla in automatico a una particolare tipologia di gioco di carte.
Fin qui tutto bene, ma Bahnsen Knights cela anche qualche problematica. Ci riferiamo alle fasi in auto. Queste richiedono prontezza… una prontezza che è complicata e quasi frustrante da ottenere. Il motivo è semplice: in Bahnsen Knights si agisce sempre per scelte testuali.
Eseguire una manovra a tutta velocità con tanto di game over se ritardi troppo, significa dover scegliere le giuste opzioni testuali, in un menù di base abbastanza lento, senza mai sbagliare. Tradotto: trial and error testuale. Qualcosa che non tutti potrebbero gradire.
Inoltre, il titolo sembra anche esserne consapevole e infatti offre anche una scappatoia per bypassare il minigioco/sfida di turno ma con relative conseguenze. Da segnalare, poi, anche enigmi meno appassionanti come quello del grimaldello, abbastanza lento e noioso.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Bahnsen Knights è come i suoi capitoli precedenti: o si ama o si odia. Così come l’atmosfera della sua stessa trama e l’impostazione ludica. è un titolo, ancora una volta, marcatamente pulp in tutto. Nostalgico fino al midollo.
Personalmente, se il gameplay non ci è risultato perfetto, la grafica, fatta di pochi colori, tanto nero e molti pixel nudi e crudi, ci è piaciuta ancora una volta. C’è però da dire che il titolo stesso, giunto al terzo capitolo, sente anche il peso di una formula che non si rinnova e che inizia pericolosamente ad adagiarsi su se stessa.
Rimane comunque un titolo che visivamente funziona, grazie anche alle animazioni, poche ma funzionali. Discorso analogo per il sonoro, che ci scaraventa direttamente nel passato. Purtroppo, come tristemente prevedibile, anche questo terzo capitolo è orfano della lingua italiana, non ci sono neanche i sottotitoli.