Battlefield V: impressioni a caldo sulla Open Beta

Altro anno, altri capitoli di Call of Duty e di Battlefield. I due titoli, pur contendendosi il medesimo spazio d’azione, hanno preso negli anni direzioni così differenti da rendere il confronto fra i due brand sempre più insensato. Le esperienze di gioco, una estremamente dinamica e l’altra più ragionata, lenta e macchinosa, si discostano così tanto fra loro da aver creato delle fan base ben distinte.

Dopo la posticipazione del lancio di Battlefield V dichiarata in via ufficiale di cui parlavamo qui, avere dubbi sullo stadio di sviluppo dell’ultimo capitolo del brand sembrerebbe essere più che lecito. Per verificare questi dubbi abbiamo deciso di dedicare lo scorso week-end interamente alla Open Beta resa disponibile in questi giorni: sarà riuscito questo Battlefield V a impressionare i nostri occhi temprati da centinaia di Conquiste e cecchinate kilometriche o la serie sta lentamente sprofondando nell’oblio dato dalla mancanza di idee?

WWII e per fortuna

Iniziamo la discussione riguardante Battlefield V parlando della sua ambientazione. Il periodo della seconda guerra mondiale è stato esplorato in lungo e in largo dagli sparatutto degli ultimi anni, ma non ho probabilmente mai visto una rappresentazione così ben riuscita.Le due mappe che abbiamo potuto provare che rispondono ai nomi di “Caduta della Norvegia” e “Rotterdam” sono stupefacenti.

“Rotterdam”, la più riuscita della coppia, ci porta ad esplorare il centro storico di una città afflitta da pesanti combattimenti armati: barricate per le strade, una ferrovia con treni immobili e palazzi crollati sono capaci di trasmettere il vero senso della guerra. La mappa poi è costellata di edifici completamente esplorabili dove poter eseguire agguati ai danni degli avversari ed è bagnata dal Rotte, fiume perfetto per eseguire tuffi acrobatici con il tentativo di evitare le pallottole nemiche.

Ambientazione molto diversa è invece quella che potrete esplorare in “Caduta della Norvegia”, dove i tempi di combattimento si dilatano e i cecchini diventano estremamente letali. Le distese innevate sono tanto belle quanto lunghe da percorrere e ad ogni passo potrebbero diventare la vostra tomba. Per fortuna gli obbiettivi riescono nell’intento di accentrare un po’ l’azione ma non saranno poche le volte in cui vi troverete a camminare per decine di secondi interminabili prima di essere shottati da qualcuno.

Migliaia di piccoli dettagli permettono alla mente del giocatore di immedesimarsi profondamente nel combattente che andrà ad impersonare: l’immersione totale nel mondo di gioco è entusiasmante quanto potente ed è proprio di questo che vive Battlefield V. A potenziare questa sensazione, poi, interviene un comparto sonoro da pelle d’oca fatto di silenzi, spari in lontananza e urla che difficilmente vi toglierete dalla testa.

Peccato che la magia appena descritta venga rotta di continuo da diverse problematiche tecniche, sicuramente levigabili entro il lancio del gioco, ma troppo evidenti durante la nostra prova. Come dicevo nel titolo dell’articolo, infatti, Battlefield V è un dipinto fantastico se osservato dalla giusta distanza ma, più vi avvicinerete, più noterete pennellate imperfette e prospettive errate.

Le animazioni dei personaggi, ad esempio, risultano troppo spesso macchinose e incoerenti, diverse texture viste da vicino risultano sgranate e tante altre piccole magagne tecniche spezzano le emozioni descritte in precedenza. Il gioco è ancora seviziato da bug: gente che vola, armi instabili e tutte quelle fastidiosissime imperfezioni nei combattimenti online sono ancora presenti. Tutto questo è un grande peccato: con un po’ di lavoro di pulizia in più, il gioco, pur limitato dalle console della generazione corrente, sarebbe veramente capace di risplendere.

È tempo di scendere in battaglia

Per quanto riguarda il gameplay, Battlefield V conferma la maggior parte delle meccaniche che abbiamo imparato ad apprezzare/odiare nel corso degli anni.

Da una parte il sistema di sottosquadre composte da 4 giocatori permette un approccio tattico estremamente soddisfacente, strategico al punto giusto e appagante se affrontato con degli amici. Dall’altro, buttarsi nella mischia da solo risulta tante volte snervante e tra compagni che non hanno alcuna intenzione di salvarvi, respawn con morti istantanee e scelta di classi sbagliate al momento sbagliato la voglia di dare il via ad un terzo conflitto mondiale a colpi di imprecazioni non ve lo toglierà nessuno.

 

Proseguendo su questa strada DICE ha reso le cose ancora più snervanti per i giocatori “da Cod” rispetto ai gruppi organizzati: in Battlefield V infatti le munizioni sono molto scarse e la vita non si ricarica da sola, rendendo di fatto necessario che accanto a voi ci siano sempre delle figure chiave che possano sopperire a queste problematiche. Pensare poi che le due classi non citate siano inutili potrebbe costarvi molto caro, dato che l’Assaltatore è l’unico a poter fare qualcosa contro i mezzi corazzati e non che affollano le mappe e poichè lo Scout risulta utilissimo per individuare giocatori nemici sulla lunga distanza.

Il sistema di classi suddiviso in Medico, Assaltatore, Geniere e Scout, ognuno con propri armamenti e livello di progressione, consente un dilazionamento delle bocche da fuoco efficace rinvigorendo la voglia di giocare per ottenere ora quel determinato equipaggiamento ora quello specifico mirino. Questa meccanica funziona piuttosto bene anche se obbliga i giocatori ad usare determinate classi per sbloccare determinate armi non incentivando così la scelta delle stesse in funzione dei bisogni del team ma in base a preferenze egoistiche.

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