Probabilmente nessun fan storico di Bayonetta avrebbe mai immaginato di vedere la strega in un titolo adatto anche a un pubblico giovanissimo, o addirittura adatto a videogiocatori non particolarmente avvezzi all’uso del pad. La serie ha infatti ormai l’ottima reputazione che l’ha portata fino al terzo capitolo (di cui trovi la nostra recensione), creatasi con una formula rodatissima, divertente e decisamente riuscita. Questo Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon si stacca però dalla conosciutissima struttura dei tre capitoli principali…e il risultato è incredibilmente riuscito!
Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon, infatti, cambia quasi completamente genere, adotta un’atmosfera completamente nuova, e mostra la stessa protagonista femminile della serie in una luce completamente diversa, che peraltro contribuisce a rendere il personaggio più sfaccettato e meno stereotipico. Vediamo il risultato in questa recensione.
Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon – un titolo che è una dichiarazione di intenti
La storia di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon ci mette nei panni di Cereza, molti anni prima che questa possa diventare la donna matura ed eccentrica che abbiamo imparato ad amare nei capitoli principali della serie. Al contrario, il titolo mette il giocatore di fronte a una bambina quasi indifesa, che non sa ancora padroneggiare le potenti arti oscure delle streghe di Umbra.
L’intreccio inizia infatti con un breve riassunto della lore generale di Bayonetta, dove si narra del concepimento di una bambina, nata dall’unione proibita tra una strega di Umbra e un saggio di Lumen. Questa bambina è Cereza che, dopo essere stata cresciuta come una vera e propria emarginata, finisce sotto l’ala della strega Morgana, a sua volta esterna alla comunità delle streghe di Umbra. Nonostante Morgana sia molto severa, la protagonista è ben felice di studiare con lei, desiderosa com’è di diventare abbastanza potente da salvare madre, imprigionata dalle streghe per via della sua unione proibita con suo padre.
Questa situazione di relativa pace viene però interrotta da una visione. Un ragazzo invita Cereza ad avventurarsi nella foresta di Avalon, luogo pericoloso dove però troverà un immenso potere. Nonostante i ripetuti avvertimenti di Morgana, la bambina decide di avventurarsi nel reame proibito…imbattendosi proprio nei pericoli da cui avrebbe dovuto stare alla larga.
Nel tentativo di salvarsi, Cereza cerca di evocare un demone ma, per via della sua inesperienza con la magia, quest’ultimo finisce per possedere Cheshire, il suo pupazzo di pezza. Inizia così un’improbabile alleanza tra un demone che cerca di tornare all’inferno e una bambina che invece vuole avventurarsi nelle viscere di Avalon per diventare abbastanza potente da essere apprezzata da Morgana e dalla madre.
Come si intuisce da queste premesse, Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon getta nuova luce sulla storia di Cereza, che qui viene narrata con un tono leggero. E’ infatti presente una vera e propria voce narrante, la quale valorizza un’estetica che richiama volutamente le atmosfere tipicamente fiabesche. Tutto, nel titolo, porta in questa direzione: dai nomi dei personaggi, agli avvenimenti, passando per la generale atmosfera di spensierata avventura che si respira continuamente, in quella che di fatto finisce per essere una sorta di coming of age story.
Peraltro, la storia del titolo è godibile anche da coloro che non hanno mai giocato la saga prima, proprio per via della scelta di narrare quella che di fatto è la prima avventura di Bayonetta. Allo stesso modo, però, chi conosce la serie apprezzerà i riferimenti sparsi nel corso della narrazione, l’approfondimento ulteriore sulla lore generale, nonché la nuova luce gettata su Cereza.
Adventure game, action game? Poco importa!
La struttura di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è apparentemente semplice, ma di fatto propone al giocatore meccaniche appartenenti a diversi generi. Alla base, il loop di gameplay alterna una fase esplorativa, dove si risolvono enigmi ambientali, a una spiccatamente action, dove si affrontano diversi tipi di nemici, sfruttando i poteri dei personaggi. Già, il titolo non ci fa impersonare solo la giovane Cereza.
Il gameplay si basa infatti sull’interazione costante di Cheshire e di Cereza, entrambi definiti da caratteristiche specifiche, sia nelle fasi esplorative, che nei combattimenti. I due personaggi si controllano infatti con i due lati diversi del controller, dove a sinistra si trova la bambina, mentre a destra il demone. Ad esempio, muovendo la levetta sinistra e i tasti dorsali a sinistra si controlla la protagonista, mentre muovendo la levetta destra e premendo i tasti a destra si muove il demone. Nonostante descritti così possano sembrare complessi, i controlli si dimostrano ben presto decisamente comodi, anche grazie all’ottima telecamera che si allontana e si avvicina automaticamente in base alle necessità del momento.
Quindi, come si gioca a Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon? Nelle fasi esplorative si avanza per una mappa relativamente lineare, dove però si trovano diverse strade secondarie con cui è possibile accedere a segreti ed extra di ogni tipo. In questo frangente, i poteri di Cereza le consentono di sfruttare la magia delle streghe di Umbra, facendo crescere piante da usare come piattaforme, intrappolando ostacoli ambientali nei rovi e generalmente interagendo con l’ambiente per modificarlo in qualche modo.
Al contrario, Cheshire basa il suo contributo sulla forza bruta, per esempio spaccando rovi, alcune pareti, o salendo gradini troppo alti per Cereza, grazie alla sua stazza. Questa “divisione dei compiti”, però, non resta mai così rigida. Ben presto l’esplorazione richiede di combinare continuamente il controllo dei due personaggi, per esempio facendo superare il rosmarino a Cereza (ovvero un muro invalicabile per un demone come Cheshire), per poi interagire con una pianta che possa aprire il passaggio al suo compagno di avventure.
E non è finita qui. Cheshire ha posseduto un gatto di pezza…una forma a cui può tornare a comando. Questa trasformazione consente a sua volta di sfruttare nuove interazioni con alcune piante, oppure di lanciare – si, di lanciare – il demone oltre un dirupo, per poi riprenderne il controllo nella sua forma demoniaca.
Ma Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon non ha ancora giocato tutte le sue carte. Proseguendo nell’avventura i due sbloccheranno nuovi poteri, a loro volta necessari per superare nuovi enigmi ambientali e quindi che delineano una maggiore varietà nelle interazioni. Considerando la durata tra le 10 e le 15 ore, questo porta il titolo a mantenersi fresco fino alla fine, grazie all’introduzione progressiva delle meccaniche di gioco.
Proprio questo è un enorme punto a favore della produzione. Tutto questo viene introdotto al giocatore poco alla volta, addirittura con delle impostazioni di accessibilità che consentirebbero di avere degli aiuti concreti nelle varie interazioni ambientali. Il risultato è quindi quello di un videogioco adatto praticamente a tutti, non solo per la difficoltà decisamente tarata verso il basso, ma anche per la maestria con cui le singole meccaniche sono state presentate progressivamente al giocatore, dando sempre modo di sperimentare con enigmi poco complessi prima di arrivare a quelli più “succosi”.
Proprio questa parte da puzzle game, peraltro, raggiunge il culmine nella dimensione parallela delle fate. In alcuni punti, infatti, i due protagonisti entrano in una sorta di mondo cristallizzato, per spezzare illusioni che bloccano il cammino nella foresta di Avalon. In questi frangenti la componente puzzle diventa ancora più marcata, con enigmi dove si richiede di sfruttare continuamente i due personaggi. Nulla di tutto questo diventa mai troppo difficile, ma tutto si mantiene sempre stimolante, fresco e divertente.
E se ancora non basta, arrivano i combattimenti!
La formula di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon non è però quella di un puzzle game. Il comparto esplorativo e puzzle è infatti affiancato da un comparto action non troppo complesso, ma comunque soddisfacente per via dell’utilizzo in contemporanea di due personaggi. Ogni scontro si svolge infatti in arene ben definitive, dove si trovano diversi tipi di nemici. Questi hanno spesso certe vulnerabilità e punti di forza, da prendere in considerazione per uscire vittoriosi dagli scontri. Anche in questo caso, però, la curva di difficoltà scende vertiginosamente sempre verso il basso.
I due personaggi vantano infatti abilità specifiche. Da parte sua, Cereza si concentra soprattutto sull’utilizzo dei rovi che intrappolano i nemici, mentre Cheshire ha a disposizione l’utilizzo di una potente combo corpo a corpo. Anche in questo caso si trovano nemici che costringono a sfruttare entrambi i personaggi, come le insidiose fate con lo scudo o i nemici volanti.
Proseguendo nell’avventura, poi, i due personaggi sbloccano nuove abilità da utilizzare, come la schivata, la parata o combo che per esempio permettono di infliggere grossi danni ai nemici intrappolati dai rovi. Nonostante tutto, però, il comparto action si dimostra comunque molto, molto semplice. Da una parte le abilità di Cereza sono infatti molto limitate e dall’altro lato Cheshire non ha a disposizione troppi attacchi da concatenare.
Vi è quindi una volontaria rinuncia alla complessità tipica dei capitoli principali della serie, qui sostituita da un sistema di combattimento più immediato e limitato, e di conseguenza più accessibile anche ai neofiti del genere. Non bisogna però pensare che gli scontri di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon siano noiosi. Tutt’altro. L’utilizzo in contemporanea di due personaggi diversi tra loro è comunque molto soddisfacente, mentre dall’altro lato troviamo file nemiche continuamente ampliate da nuove tipologie di mostriciattoli.
A questo si aggiunge l’alternanza costante di scontri, esplorazione ed enigmi, in un mix che non si abbandona quasi mai verso una sola direzione, ma comprende sempre una variazione tra le meccaniche di gioco. Il risultato è quindi sempre godibile e divertente, anche per i giocatori più navigati, i quali si trovano davanti a un’avventura in grado di risultare sempre interessante e fresca.
In sintesi, Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è un’avventura davvero riuscita, soprattutto per via del costante senso di sorpresa che è in grado di suscitare nel giocatore. Il titolo porta infatti ad esplorare una mappa di gioco mai troppo lineare, condita da segreti ed extra che aumentano la longevità generale dell’avventura. L’alternanza costante tra le varie meccaniche di gioco, poi, fa restare alta l’asticella dell’attenzione del giocatore, nonostante il livello di sfida sia comunque permissivo.
Lo sblocco costante di novità, come ad esempio i poteri elementali di Cheshire, contribuisce poi a rendere l’avventura sempre fresca, con sorprese che si susseguono praticamente in continuazione. A questo contribuisce anche l’eccellente level design delle mappe, che spinge il giocatore a sfruttare a dovere le meccaniche progressivamente introdotte, a volte anche per trovare qualche strada extra.
Se proprio si vuole cercare il pelo nell’uovo, si può pensare che delle opzioni per rendere la sfida più interessante anche per i giocatori hardcore sarebbero state gradite, così come una maggiore complessità degli scontri. In realtà, però, questi non sono visibili come dei limiti dell’avventura, dato che questa si mantiene sempre interessante dall’inizio alla fine, concentrandosi sulla creazione di un’atmosfera fiabesca e non sulla sfida concessa al giocatore.
Un libro in movimento
Il comparto tecnico di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon è semplicemente strepitoso. Il gioco vanta infatti ambienti colorati e dettagliati, affiancati a modelli poligonali sempre bellissimi da vedere e da effetti visivi davvero spettacolari. Questo è reso possibile soprattutto dallo splendido comparto estetico, che richiama praticamente costantemente i colori di illustrazioni ad acquerello.
L’atmosfera fiabesca del titolo è infatti resa anche attraverso uno stile molto diverso da quello della serie principale. Il semi-realismo tipico della trilogia lascia infatti il posto a un’estetica cartoonesca molto vicina alle illustrazioni che sarebbe possibile trovare su un libro di fiamme, peraltro richiamato anche dalla copertina nel menù principale. Lo stile dei personaggi, dei nemici e persino dello stesso Cheshire è infatti decisamente tendente al tenero, una tendenza rafforzata anche dalle cutscene a loro volta simili alle pagine di un libro.
Infine, questa estetica tanto particolare viene valorizzata anche dalle splendide animazioni, che a loro volta contribuiscono enormemente alla narrazione. Differenze nella camminata mostrano lo spavento di Cereza davanti alle illusioni delle fate, così come mostrano tutta la forza bruta del demone.
Chiude il cerchio un comparto sonoro davvero eccellente, che vanta musiche perfette per rafforzare l’estetica del titolo, unite a un doppiaggio praticamente perfetto e ad effetti sonori sempre adatti alle varie occasioni.